5 Agosto 2023

Volterra la città del vento e del macigno

Tremila anni da città della cultura possono vantarli solo alcuni luoghi, Volterra è uno di questi.
Centro vitale fin dalla civiltà etrusca e poi romana. Poi nel Medioevo cuore economico e soprattutto culturale che tale è rimasto fino al periodo granducale conclusosi nel 1859.
Una tradizione che ha portato l’antica città etrusca in provincia di Pisa a ricevere il Pegaso d’Oro, massimo conferimento da parte della Regione Toscana.

Nelle strade di Volterra. Foto di Gianni Crestani da Pixabay

La Velathri etrusca

Furono gli Etruschi a sceglier questo colle che domina le vallate dell’Era e del Cecina che nelle giornate terse permette di allungare lo sguardo su tutta la Toscana fino agli Appennini e la Corsica,
Qui, come abbiamo accennato oltre tremila anni il laborioso popolo iniziò a costruire mura, palazzi, templi e sepolcreti che oggi costituiscono fra i più importanti siti archeologici visitabili in Italia.
Fu una delle dodecapoli etrusche insieme ad Arezzo, Cerveteri, Chiusi, Volsini, Populonia, Roselle, Tarquinia, Veio, Vetulonia, Perugia e Vulci.
L’abitato si sviluppò lungo i pendii e si fortificò fino ad assumere la funzione di perno di tutta l’Etruria settentrionale al punto che, nel momento di maggior splendore controllava gli scali marittimi sulla costa fra le attuali Cecina e Livorno, oltre che i guadi del corso medio dell’Arno.
La potente cintura difensiva della città, lunga più di sette chilometri era chiusa dalle due porte ancora oggi in ottimo stato di conservazione; fra esse, la più nota è la Porta all’Arco che conserva tre teste in pietra oggi molto consumate dal tempo che probabilmente effigiavano persone illustri o divinità.
La fortuna di Volterra fu che durò molto più a lungo di qualcuna delle altre dodecapoli si deve all’oligarchia agraria che sfruttava le vaste terre coltivabili sulle colline e che le permise, a partire dal VI secolo a.C. di salvarsi dalla crisi che fece decadere i centri sulla costa. Anzi Volterra, riuscì a rafforzare il suo porto a Vada.
Successivamente, già dalla metà del III secolo a.C. la città fu dominata dai Romani di cui divenne un ragguardevole municipio.

Porta ad Arco

Dai romani alla città stato medievale fino al domino fiorentino

Sorto il Cristianesimo, Volterra segue ben presto la nuova fede e alla caduta dell’Impero Romano (479 d. C.) si trova già sede di vescovado a capo di una vastissima diocesi.
Dopo la dominazione barbarica e la signoria vescovile si afferma il libero comune, il quale formula i propri statuti fin dalla prima metà del sec. XII, ma la sua autonomia non fu di lunga durata.
Libera della potenza del vescovo-conte e della signoria dei Belforti (1361) dovette lottare contro la politica egemonica di Firenze.
Aperti tentativi di ribellione (1429), accorgimenti di sopportazione, di compromesso e di apparente amicizia servirono solo a ritardare la definitiva soggezione a Firenze, che avvenne nel 1472 per la questione delle cave di allume del territorio volterrano.

Una cittadina dallo spirito unico

Volterra, oggi, è una cittadina non ancora contaminata dal ritmo vertiginoso della vita contemporanea e chi giunge sul colle volterrano ha subito l’impressione di trovarsi davanti ad una città particolare, dove si ha la sensazione di vivere nell’antico, fra le strette viuzze di un borgo medioevale, fra mestieri che affondano le radici in un passato etrusco.
Con il suo aspetto oggi prevalentemente medioevale, conserva abbondanti reperti del periodo etrusco, come la già citata Porta all’Arco del sec. IV, l’Acropoli e la cinta muraria. La presenza romana è documentata dagli importanti resti del Teatro di Vallebona di età augustea, da edifici termali e da una grande cisterna d’acqua.
L’aspetto medioevale invece non è solo è evidente nel tracciato urbano, ma emerge soprattutto nei palazzi, nelle case-torri e nelle chiese.
Il Palazzo dei Priori del sec. XIII, il Palazzo Pretorio, con la torre merlata detta del Porcellino, i due gruppi di Torri dei Buomparenti e dei Bonaguidi, le case-torri Toscano, la Cattedrale del sec. XII, che conserva nel suo interno opere del periodo medioevale e rinascimentale, il Battistero, antica costruzione del sec. XIII a filari di pietra volterrana, la conventuale chiesa di San Francesco con l’attigua cappella della Croce di giorno, affrescata da Cenni di Francesco nel 1410, la chiesa di San Michele “in foro” dalla facciata pisana nonché la chiesa di S. Alessandro.
Anche la civiltà Rinascimentale interessa Volterra in maniera notevole, ma senza alterarne l’atmosfera medioevale. Basti far cenno al Palazzo Minucci-Solaini meravigliosamente inserito tra le case-torri medioevali, al Palazzo Incontri Viti, che ospita nel suo cortile l’elegante teatro ottocentesco Persio Flacco, al Palazzo Inghirami, al Palazzo Ruggieri, al complesso conventuale di San Girolamo con le terracotte robbiane, nonché alla Fortezza Medicea che, emergente sull’aggregato medioevale che è inizio e conclusione del contesto urbano.

Le balze

Lo spettacolo unico delle Balze

Oltre ai monumenti e alle numerose testimonianze di arte e di storia, Volterra offre la visione del dolce paesaggio collinare che la circonda, interrotto ad ovest bruscamente dallo spettacolo selvaggio e impressionante delle Balze.
Un fenomeno erosivo naturale che rende il paesaggio verso Pomarance inquietante e affascinante nello stesso tempo. Questi strapiombi, vere e proprie ferite nel costone di roccia, sono sono il risultato di una lunga erosione geologica.
Balze che hanno causato nei secoli anche la distruzione delle più antiche necropoli etrusche e italiche, delle più antiche chiese cristiane e di una Badia Camaldolese risalente all’ XI secolo.

l’alabastro

L’alabastro

Volterra è famosa per la lavorazione dell’alabastro, una pietra calcarea bianca e traslucida. Anzi, è un punto di riferimento illustre per l’estrazione e la lavorazione di questo materiale mutevole, delicato, lucente ed elegante, con il quale si creano lavori artistici e di artigianato di manifattura sopraffina.
Quello di Volterra è riconosciuto come l’alabastro più pregiato d’Europa,
Questo solfato di calcio bi-idrato che forma depositi di gesso per comporsi poi in blocchi lo si estrae da cave a cielo aperto e gallerie che sono presenti un po’ in tutto il territorio.
Ogni cava genera una tipologia di alabastro diversa per aspetto e consistenza in base alla composizione chimica del terreno: di conseguenza, le varietà meno ricche di inclusioni risultano bianche e trasparenti, mentre le inclusioni di argilla e ossidi metallici producono alabastri tendenzialmente grigi con venature. Al contrario, le colorazioni ambra, giallo e rossastro sono dovute ad ossidi e idrossidi metallici, ferro in primis.

lavorazione dell’alabastro

Maestria artigiana e tradizione millenaria

L’alabastro è un materiale molto duttile che si lavora più facilmente del marmo. Ancora oggi si usano gli stessi strumenti e tecniche del passato per lavorarlo e ottenere capolavori pregiatissimi.
In passato, presso le civiltà micenee e nell’antico Egitto, veniva utilizzato per i rivestimenti di pareti o per la realizzazione dei vasi funebri, ma furono gli Etruschi a diffonderne l’utilizzo per costruirne urne e sarcofagi. L’utilizzo ornamentale giunto fino ai nostri giorni, invece, vide il suo massimo splendore nell’epoca Medievale.


Quel viaggio rimasto nella memoria del Vate

La bellissima definizione “La città del vento e del macigno” attribuita da Gabriele D’Annunzio per descrivere Volterra ha origine da un suo viaggio in questa città del 1898 e rappresenta bene, in forma di poesia, il carattere e le caratteristiche del luogo che, evidentemente colpirono anche il Vate.
Città del vento perché
Volterra situata com’è su una collina è esposta a diverse direzioni dei venti ed è spesso animata da venti forti e continui.
Città del macigno perché è questo un altro elemento distintivo di Volterra. Trattasi di una roccia calcarea tipica della regione ampiamente utilizzato nella costruzione degli edifici storici di Volterra.
La combinazione di questi due elementi, il vento incessante e il macigno che caratterizza l’architettura della città, ha ispirato il  Vate a creare la poetica definizione divenuta immortale nella raccolta Elettra e che ancora oggi viene utilizzata per evocare l’atmosfera suggestiva e affascinante di questa antica città.

Leggende e curiosità

Una delle leggende più note di Volterra riguarda la “Ghiandaia Becca Tomba”, una tomba etrusca situata al di fuori delle mura della città.
La tomba prende il nome da un’antica leggenda secondo cui una ghiandaia avrebbe beccato la tomba e avrebbe rivelato un tesoro nascosto al suo interno. La leggenda ha alimentato storie di tesori sepoli e attira ancora oggi appassionati di misteri.
Tra le curiosità e i misteri legati a Volterra segnaliamo invece la leggenda dei “Volterra Vampires”. La città ha ispirato la serie di romanzi “Twilight” di Stephenie Meyer, ed è diventata famosa nel mondo per essere la residenza dei Volturi, un clan di vampiri. I fan della saga letteraria possono partecipare a tour tematici e visitare i luoghi che hanno ispirato la storia.

 

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