[:it]Firenze liberty[:]

[:it]20140905_111941 20140906_190327 20140915_183529 20150220_120538di Nadia Fondelli –  Un nuovo stile architettonico “floreale” stava ottenendo grande successo in Europa nel momento in cui il cancan faceva scandalizzare le signore e ingolosire gli uomini su cui incombeva la spada di Damocle dell’imminente prima guerra mondiale. Uno stile che faticava ad emergere in Italia e a Firenze soprattutto, città da sempre orgogliosa di sé e scettica verso il nuovo e forestiero.

Nella città che fu di Dante la prima costruzione del nuovo stile che, faticosamente si fece spazio nel centro storico è la casa Paggi situata fra via Brunelleschi e via de’Pecori. Il Liberty, con questo nome fu noto questo stile innovativo, irruppe così con il suo nuovo linguaggio in pieno centro città, nei tempi della sua riqualificazione, là dove fu il ghetto da poco demolito per fare spazio alla Firenze capitale di qualche decennio prima.


Opera dell’architetto Giovanni Paciarelli, la costruzione, risalente al 1903, era sede dei “Grandi Magazzini all’Industria Inglese, Pola e Todescan”. Il nuovo stile era deciso ed esplicito grazie alla forza che seppe dare a questo linguaggio il giovane e promettente assistente dell’architetto che rispondeva al nome di Giovanni Michelazzi, un pischello appena uscito dall’Accademia. 

Le decorazioni della facciata adornate dalle ceramiche fatte dalla manifattura Cantagalli di Firenze, i ferri battuti delle officine Michelacci di Pistoia e le protomi dal volto di donna, caratterizzano l’edificio. 
Per molti era un’orrore e anche i critici non furono teneri – Camillo Boito definì l’edificio “un pugno in un occhio”, ma nel giornale “L’Arte decorativa Moderna” la casa Paggi venne invece definita “una sfida alle abitudini locali”.

Firenze doveva svegliarsi e girare pagina?
Sì, del resto ai tavoli del vicino caffè delle Giubbe Rosse non a caso iniziavano a sedersi per oziare Marinetti, Montale e compagnia bella…

Il liberty-floreale è il nuovo e quindi trova immediata simpatia e diffusione fra artisti e artigiani capaci di produzioni di altissimo livello nel campo della grafica e delle arti applicate, anche se, per quel che riguarda l’architettura, le bocche ancora si storcono al punto che, Giovanni Michelazzi ormai diventato architetto in proprio, sarà l’unico a proseguire su questa strada, facendo spesso i conti con aspre critiche e incomprensioni. 

Il liberty però, anche per mancanza di spazi, lasciò presto il centro storico è trovo il suo centro in quelle nuove zone di espansione della città, dove si stava stabilendo la nuova classe sociale e si stava affermando la tipologia del villino.
I villini sorgono quindi nei quartieri ottocenteschi e primo novecenteschi di espansione della città di Firenze. 
I Lampredi di via Giano della Bella nascono con gli albori del novecento, ma è soprattutto la zona che si sviluppa alle spalle di Piazza Beccaria, dove una volta era Porta alla Croce, quella che maggiormente si caratterizza come la Firenze liberty e, non a caso, i più importanti artisti come Galileo Chini qui avevano le loro case studio.

Da via del Ghirlandaio dov’era sede della bottega Chini a viale Mazzini il passo è breve e qui venne edificato il villino Ventilari nel 1907 distrutto fra il 1959 e il 1961, poi il villino “La Prora” nella vicina via Guerrazzi, anch’esso distrutto dopo il 1955.
Del 1907 è il villino Ravazzini di via Scipione Ammirato, strada dove nel 1910-11 sorge il capolavoro liberty fiorentino: il suggestivo villino Broggi.

Per l’eccentrico architetto Michelazzi, il Broggi sarà la prima possibilità di progettazione completa e da così sfogo alla sua creatività.
La morfologia della facciata è lo specchio della conformazione interna e la decorazione è perfettamente integrata con l’architettura. L’impianto trapezoidale si sviluppa intorno alla monumentale scala elicoidale, coperta a cupola e illuminata da una lanterna colorata, montata su una struttura in ferro a forma di un grande ragno; la ringhiera ha la forma di drago e le figure femminili danzanti di Galileo Chini completano la decorazione della cupola e delle pareti della stanza ottagonale. All’esterno, festoni in ceramica verde si inseriscono fra la muratura grigia dell’intonaco e le specchiature in laterizio che riempiono i fantasiosi spazi creati dalle cornici. Sulla soggetta, impreziosita dai tralci in ferro battuto e dalla ringhiera, il festone di ceramica reca la scritta “Erectum MCMXI architetto Michelazzi”. 

Il pensiero architettonico di Michelazzi si riscontra anche nella palazzina-studio di via Borgognissanti, progettata nel 1911 e costruita al posto di un immobile di fine ottocento destinato a scuderia e demolito nel 1910. 
L’edificio, stretto fra due costruzioni precedenti, è denso di elementi liberty che sfruttano l’accentuato verticalismo per sottolineare la doppia funzione del palazzo.

La nuova strana architettura nel centro storico della città sollevò così tante critiche come dicevamo, al punto che, il quotidiano La Nazione del 22 gennaio 1912 la definisce “sacrilega” in una città dove il “gusto e l’arte era campione”. 
La stagione liberty è brevissima, la prima guerra mondiale toglie il sorriso a molti e Michelazzi rimane ben presto solitario e fuori dalle norme. 
Rimarrà sempre coerente al suo credo non adeguandosi per inseguire facili successi. Al ritorno dal conflitto mondiale il clima in cui aveva operato in città, polemiche a parte, non era più lo stesso e la sua vita lavorativa non avrà più la stessa vena. Il sentimento di inadeguatezza e le delusioni familiari lo porteranno al suicidio il 24 Agosto 1924.

Ma di lui, di Galileo Chini e degli altri maestri del liberty, fortunatamente rimangono i capolavori, anche se molti sono andati ahimè persi per colpa della folle mano distruttrice del soprintendente Procacci che1962 decretò la distruzione di molti villini.

Per un tour di art-noveau consigliammo di girovagare dietro piazza Beccaria e vedere dopo il Villino Broggi e il Villino Ravazzini di Via Scipione Ammirato e la casa-bottega di Chini di via del Ghirlandaio, le case e le insegne di vecchie botteghe di via Cimabue di via Orcagna e magari immaginare, sempre naso all’insù, nella stessa Piazza Beccaria il celebre cinema, teatro e ristorante Alahmbra che ha fatto la storia della di Firenze.



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Pistoia: teatro e solidarietà grazie a Oipa

Pistoia: teatro e solidarietà grazie a Oipa

Oipadi Nadia Fondelli –  Giovedì 30 ottobre, al teatro di Bottegone il teatr…Oipa presenta: Kvetch (piagnsitei) una commedia grottesca in due atti da non perdere, per tanti motivi…

Da un opera di Steve Berkoff la compagnia teatr…Oipa vi invita a teatro per passare un paio d’ore in allegria con una bella commedia grottesca, ma anche per aiutare le attività di Oipa Pistoia.
Questo gruppo di volontari che aiutano gli animali operano senza nessun tipo di finanziamento e i sostentamenti e mezzi necessari per continuare la loro preziosa opera derivano solo dai proventi delle donazioni e delle attività che riescono a mettere in piedi con le loro forze attraverso raccolte alimentari, lotterie e banchini a mercati.
Dallo scorso anno l’idea di attrarre un pubblico più vasto e omogeneo mettendo su una piccola compagnia teatrale amatoriale di buon livello per mettere in scena spettacoli piacevoli che servono con il ricavato a sostenere le attività.
L’ingresso anche allo spettacolo che debutterà il 30 ottobre è gratuito, ma su ogni poltrona troverete una busta anonima dove al termine della rappresentazione, se lo spettacolo sarà stato di vostro gradimento potrete lasciare un’offerta libera che sarà utilizzata per aiutare i pelosetti seguiti e far fronte alle molte emergenze, anche in vista dell’imminente inverno.
quindi se amate il teatro e gli animali non fatevi perdere quest’occasione.

30 ottobre, ore 21.15
Kvetch (piagnistei)
Regia di : Cecilia Lattari

Personaggi:
Frank: Francesco Lorenzi
Hal: Marco Coppini
Donna: Barbara Palmieri e Isabella Giacomelli
Suocera: Roberta Mazzei
La bambina: Eva Bendinelli
Giorgia: Roberta Mazzei

Teatro di Bottegone
Via Fiorentina, Bottegone (Pistoia)

Firenze: Refiore dai quadri fiamminghi alle foto di Di Carlo

Firenze: Refiore dai quadri fiamminghi alle foto di Di Carlo

Refiore_05_bassadi Nadia Fondelli – Fino al 1° novembre nella nuova sede della Tethys Gallery di Firenze una mostra fotografica di Fabio Di Carlo.

“Refiore. Percorso moderno su una fase prodigiosa della storia dell’arte europea: quella fiamminga” questo il titolo dell’interessante mostra fotografica che vede come protagonista le opere di Fabio di Carlo, fotografo pescarese amante dello still life.
Del resto la Tethys Gallery fa proprio della fotografia la sua arte primaria. Da oltre 20 anni infatti , questa galleria è nota per essere il luogo di approfondimento della fotografia contemporanea. Aperta e attenta a quelle che sono le nuove ricerche nel settore, ai nuovi talenti ma anche ai grandi maestri che ne hanno segnato la storia.

“Refiore” attrae e incuriosisce per il suo voler recuperare la luce dei pittori fiamminghi a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo. “Un percorso fatto di sensi (olfatto, gusto e vista) che mi hanno allontanato dalla fotografia in quanto tale, per cercare atmosfere sospese, immutate e ricche di luce – afferma Di Carlo – la luce pittorica  fiamminga – che a differenza di quella italiana (Caravaggio), era più generosa, dava a tutti gli elementi della composizione un giusto valore percettivo. Quindi i particolari erano importanti, tanto quanto gli elementi principali. Ogni elemento, ogni dettaglio è stato curato nella sua ricerca iconografica e posizionato con cura e rispetto. I fiori sono quelli del periodo (peonie, anemoni, rose, lavande…), che tanto piacevano ai pittori che li dipingevano. Refiore incontra il colore, la luce, i sensi…. Questo è solo un punto di partenza, nella rappresentazione del fiore nei diversi periodi storici che mi vedrà impegnato in futuro”.

Una mostra interessante, luci, colori e composizioni che emozionano
Info:
Via dei Vellutini 17/R – 50125 Firenze
tel. +39 055 2286064 – fax +39 055 2286057 – info@tethysgallery.com – www.tethysgallery.com

Toscana: domenica al museo dagli Uffizi alle Ville Medicee e alle ville Napoleoniche

800px-Villa_La_Petraia_2di Nadia Fondelli – Domenica 7 settembre appuntamento mensile con l’iniziativa del Ministero dei beni culturali che permette l’ingresso gratuito nei luoghi della cultura. Da non perdere! “Domenica al Museo” questo il nome dell’iniziativa che apre gratuitamente le porte dei luoghi della cultura. Così come previsto dalla rivoluzione del piano tariffario voluto dal ministro Franceschini e degli orari d’apertura dei musei, ogni prima domenica del mese, oltre 430 tra musei, siti archeologici e monumenti in tutta Italia saranno accessibili senza dover pagare il biglietto. Nella nostra regione tantissimi i musei coinvolti. A Firenze ad esempio, si entrerà gratis alla Galleria degli Uffizi, al Giardino di Boboli, alle Cappelle Medicee, al Museo di San Marco, alla Galleria Palatina, ma anche al giardino della Villa di Castello, al Bargello, alla Chiesa di Orsanmichele e alla Galleria d’arte moderna. Porte aperte anche al Museo di Casa Vasari ad Arezzo, al Museo Archeologico di Chiusi, alla Pinacoteca Nazionale di Siena, alla Certosa Monumentali di Calci, all’Area archeologica di Vetulonia a Castiglione della Pescaia e e alle due residenze napoleoniche all’Isola d’Elba, la Palazzina dei Mulina e la Villa di San Martino. “Domenica al museo” è anche un’occasione da non perdere per visitare (gratuitamente) alcune tra le ville medicee, dichiarate recentemente dall’Unesco Patrimonio dell’umanità: la Villa della Petraia a Firenze, la Villa di Cerreto Guidi e la Villa di Poggio a Caiano. Per l’elenco completo dei luoghi della cultura aperti gratis in Toscana: http://www.beniculturali.it

Firenze: esposti in Battistero tre profeti di DonatelloFlorence: Baptistery exposed in three prophets of Donatello

di redazione – Per la prima volta eccezionalmente visibili al pubblico in Battistero, dopo il restauro, tre grandi sculture di Donatello. Per l’Imberbe si tratta del primo restauro dopo 500 anni!
 
Dallo scorso 3 maggio e fino al 30 novembre sarà quindi possibile vedere all’interno del Battistero fiorentino queste tre grandi sculture di Donatello: il Profeta imberbe, il Profeta barbuto o pensieroso e il Profeta Geremia, scolpiti nel marmo da Donatello tra il 1415 e il 1436, parte delle sedici figure commissionate a più artisti dall’Opera di Santa Maria del Fiore per ornare il Campanile di Giotto tra il 1330 e il 1430.

La mostra, da un’idea di Sergio Risaliti, è organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore dopo il grande successo dell’ostensione in Battistero, nel 2012, dei tre Crocifissi di Brunelleschi, Donatello e Michelangelo.
L’esposizione dei tre profeti è resa possibile dalla temporanea chiusura del Museo dell’Opera del Duomo, dove le statue sono conservate, che riaprirà al pubblico nell’autunno 2015 completamente rinnovato e raddoppiato negli spazi espositivi.

Dei tre Profeti di Donatello, l’Imberbe sarà visibile per la prima volta dopo il restauro, condotto dalla “Bottega di restauro dell’Opera”, attiva dal 1296, che è intervenuta anche su altri due Profeti di Donatello: il Barbuto o pensieroso e Abramo con Isacco. Si tratta del primo intervento di restauro eseguito su queste sculture, dopo 600 anni dalla sua realizzazione.  

Il Profeta imberbe si presentava in un cattivo stato di conservazione con croste e depositi di sporco su tutta la superficie. I fenomeni di degrado erano dovuti principalmente alla prolungata esposizione agli agenti atmosferici, quando la statua si trovava ancora nelle nicchie del Campanile di Giotto.
Per ripulire la statua dalle incrostazioni e dai depositi, è stato usato il laser e là dove non è stato possibile si è intervenuti con bisturi e resina a scambio ionico.

La figura del profeta Imberbe è ispirata al modello classico dell’oratore ma è caratterizzata da un forte realismo e da una profonda intensità espressiva. La testa è trattata con penetrante individuazione fisiognomica che non ha niente di convenzionale. Secondo la tradizione si tratta del ritratto di Filippo Brunelleschi.
La statua è alta 192,5 centimetri e fu realizzata da Donatello tra il 1416 e il 1418 per il lato est del Campanile di Giotto, quello rivolto verso la Cupola del Brunelleschi, che all’epoca doveva ancora essere costruita. Il Profeta Imberbe è opera certa di Donatello, nonostante l’attribuzione vasariana a Niccolò Lamberti, come hanno dimostrato I documenti ritrovati dal Poggi nel 1909, da cui si ricava che l’Opera di Santa Maria del Fiore commissionò due profeti del last est a Donatello nel 1415.

Il Profeta barbuto o pensieroso (cm 195 di altezza) è la seconda delle statue realizzate da Donatello per il Campanile di Giotto, fu pagato nel luglio del 1420, due anni dopo il Profeta imberbe. Mettendoli a confronto si nota una maggiore monumentalità nel Barbuto, una maestosità già esplorata dall’artista nel San Giovanni Evangelista, scolpito per la facciata del Duomo di Firenze tra il 1408 e il 1415, e il San Marco realizzato per Orsanmichele dal 1411 al 13. L’inconsueto gesto della mano destra che, sprofondata nella barba, sostiene la testa del personaggio inclinata in avanti, evoca lo stato interiore grave e riflessivo che doveva caratterizzare molti dei profeti d’Israele.

Proveniente dalle nicchie del terzo ordine del Campanile, Il Profeta Geremia (194 cm di altezza) fu eseguito da Donatello tra il 1427 e il 1435. Si tratta di un’altra opera di grande penetrazione psicologica. Donatello si è ispirato alla ritrattistica romana imprimendo al volto del profeta un verismo sconcertante. Non è un viso classico, idealizzato, ma quello di un uomo in carne ed ossa, con la barba incolta, la fronte e il labbro inferiore sporgenti, gli occhi stanchi ma vigili.  I panneggi tormentati, con profonde tasche di ombra, create dalle pieghe spezzate, enfatizzano la drammaticità di questa figura. Nel primo Cinquecento Michelangelo troverà nelGeremia donatelliano una delle sue fonti d’ispirazione per il David.
 
“I Profeti di Donatello, parlano e pulsano di vita interiore. Queste statue vogliono essere – scrive Sergio Risaliti – figure di uomini veri, personificazioni di cittadini esemplari, nelle quali si sono solidificati valori spirituali e culturali di matrice sia cristiana sia pagana: filosofi, architetti e politici, che s’impegnarono a fare di Firenze la culla del rinascimento nelle arti, la perla del mondo cristiano. Si ergono in alto, ma vissero in terra. Nei tre Profeti potremmo leggere, altresì, le diverse forme di mediazione profetica: quella che agisce raccogliendosi nella contemplazione, quella che usa l’intelligenza delle cose divine applicandola all’agire operoso, quella che persuade le folle trasferendo nella parola e nelle immagini il calore della fede. Un engagement intellettuale che all’ideale greco della contemplazione, all’isolamento monastico, affianca o contrappone quello di una volontà operante per il bene comune, come in Coluccio Salutati e San Bernardino da Siena, in Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini”.
 
Donatello realizzerà altre due statue per il Campanile di Giotto, oltre ai tre profeti ora in mostra: il Sacrificio di Isacco, terminato il 6 novembre del 1521 in collaborazione con Nanni di Bartolo, e l’Abacuc scolpito prima del 1426.
 
Info: www.operaduomo.firenze.it
 
by redaction – For the first time exceptionally visible to the public in the Baptistry after the restoration , three large sculptures by Donatello. For the Imberbe he first restoration after 500 years!

Since last May 3 and until November 30, you can then see inside the Florentine Baptistery these three large sculptures by Donatello : Prophet beardless or bearded Prophet and the Prophet Jeremiah thoughtful , sculpted in marble by Donatello between 1415 and 1436 of the sixteen figures commissioned several artists from the Opera di Santa Maria del Fiore, Giotto’s Bell Tower to adorn between 1330 and 1430 .

The show , the brainchild of Sergio Recovered , is organized by the Opera di Santa Maria del Fiore after the great success of the exposition in the Baptistery in 2012, the three Crosses of Brunelleschi, Donatello and Michelangelo.
The exposure of the three prophets is made possible by the temporary closure of the Museo dell’Opera del Duomo, where the statues are preserved, which will reopen to the public in the autumn of 2015 completely renovated and doubled the exhibition space .

Of the three Prophets of Donatello, the Imberbe will be visible for the first time after the restoration , carried out by the ” Workshop of restoration of the Opera” , active from 1296 , which has also intervened on two other Prophets of Donatello or the Bearded thoughtful and Abraham and Isaac. This is the first restoration work carried out on these sculptures , after 600 years of its implementation.

The Prophet beardless appeared in a poor state of repair with scabs and dirt deposits on the entire surface . The degradation was mainly due to prolonged exposure to the elements , when the statue was still in the niches of the Campanile of Giotto.
To clean the statue from encrustations and deposits , the laser was used and where it has not been possible action was taken with a scalpel and ion exchange resin .

The figure of the prophet Imberbe is inspired by the classic model of the speaker but is characterized by a strong realism and a deep expressive intensity . The head is treated with penetrating identification physiognomy that has nothing conventional . According to tradition, it is the portrait of Filippo Brunelleschi.
The statue is 192.5 cm high and was built by Donatello between 1416 and 1418 to the east side of Giotto’s Bell Tower , the one facing the Brunelleschi’s Dome, which at the time had yet to be built. The Prophet Imberbe is certain work by Donatello, in spite of Vasari’s attribution to Niccolo Lamberti , as demonstrated by the documents found by Poggi in 1909, from which we get the Opera di Santa Maria del Fiore commissioned two prophets of the last east to Donatello in 1415 .

The Prophet bearded or pensive ( 195 cm high) is the second of the statues made by Donatello for the Giotto’s bell tower , was paid in July 1420 , two years after the Prophet beardless . Comparing them there is a greater monumentality in Barbuto, a majesty already explored by the artist in St. John the Evangelist , carved on the facade of the Duomo in Florence between 1408 and 1415 , and the San Marco made ​​for Orsanmichele 1411-13 . the unusual gesture of his right hand , mired in his beard , says the character’s head tilted forward , evokes the inner state of serious and thoughtful that was to characterize many of the prophets of Israel.

Coming from the recesses of the Third Order of the Bell Tower , The Prophet Jeremiah (194 cm in height ) was executed by Donatello between 1427 and 1435 . This is another work of great psychological penetration. Donatello was inspired by the Roman portraiture impressing the face of a prophet disconcerting realism . It’s not a classic facial , idealized , but that of a man of flesh and blood , with the beard , the forehead and the lower lip protruding , his eyes tired but alert. The drapery plagued with deep pockets of shadow created by the folds broken emphasize the dramatic nature of this figure . In the early sixteenth century Michelangelo Donatello nelGeremia find one of his sources of inspiration for the David.

“The Prophets of Donatello, speak and pulse of inner life. These statues want to be – says Sergio Recovered – figures of real men, personifications of exemplary citizens , in which they are solidified spiritual and cultural values ​​of the matrix is both Christian pagan philosophers , architects and politicians, who undertook to do in Florence cradle of the Renaissance in the arts, the pearl of the Christian world. They stand up, but lived on earth. In the three Prophets we read also the different forms of mediation prophetic : the gathering who acts in contemplation , one that uses the intelligence of divine things by applying it to action industrious , one that persuades the crowds moving in word and images in the heat of faith. An intellectual engagement that greek ideal of contemplation, monastic isolation , supports or opposes a willingness to working for the common good , as in Coluccio Salutati and St. Bernardine of Siena , Leonardo Bruni and Poggio Bracciolini . ”

Donatello realized the other two statues for the Campanile of Giotto, in addition to the three prophets now on display : the Sacrifice of Isaac , which ended November 6 , 1521 in collaboration with Nanni di Bartolo , and Habakkuk carved before 1426 .

Info: www.operaduomo.firenze.it

Siena: un capolavoro della pittura italiana eccezionalmente in mostraSiena: a italian painting masterpiece in the exceptionally exhibition

di Simone Focardi – Inaugurata lo scorso dicembre, prosegue con successo l’esposizione della Madonna del Latte dipinta da Ambrogio Lorenzetti nella Cripta del Duomo.
Il prezioso dipinto, proveniente dal Museo Diocesano di Arte Sacra di Siena, è ospitato eccezionalmente ed ha già visto, in poco meno di due mesi, la presenza di circa ventimila visitatori.
Si tratta di un capolavoro della pittura italiana ed europea del Trecento, esempio insigne di maternità per la resa dei sentimenti e considerato da alcuni studiosi “unico” nel Trecento per la sua “sacralità umanizzata”.
Per dare la possibilità anche al pubblico internazionale di ammirare la preziosa tempera su tavola, icona della pittura senese, l’Opera della Metropolitana ha deciso di prorogare l’esposizione fino al 31 ottobre 2014.

La Madonna di Ambrogio Lorenzetti, simbolo della Chiesa, nutre con la Grazia divina i fedeli in modo che essi possano dare alla luce in se stessi il Verbo divino e divenire così “altri Cristi”. Lo sguardo penetrante del Figlio sembra quasi un invito all’osservatore perché come Lui attinga alle sorgenti della salvezza.
L’iconografia della Madonna del Latte si sviluppa a partire dal XIII secolo, con ampio sviluppo in Toscana, sulla scorta di nuovi fermenti sociali e religiosi diffusi nella comunità dei fedeli che tendono a instaurare un rapporto di umanità con le figure della fede cristiana. Ma al di là dei vari esemplari presenti a Siena e altrove, la Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti può considerarsi il paradigma iconografico di questo soggetto.

L’allestimento è stato realizzato negli spazi suddetti con il supporto di pannelli, video e touchscreen. In occasione della proroga sarà inoltre creato un percorso all’interno del Complesso monumentale del Duomo (Museo e Cattedrale) al fine di illustrare la tematica della Madonna del Latte. Durante il periodo dell’esposizione saranno inoltre organizzate visite guidate lungo l’itinerario mariano (Madonna del latte di Paolo di Giovanni Fei e Polittico di Gregorio di Cecco nel Museo dell’Opera, Altare Piccolomini in Duomo). La mostra offre inoltre la possibilità di estendersi con il percorso Viae, dedicato alla Vergine Maria. L’itinerario comprende, oltre alla Cattedrale, la Collegiata di Provenzano e la Basilica di Santa Maria dei Servi.

La Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti
Siena, Cripta sotto il Duomo
fino al 31 Ottobre 2014
orario: tutti i giorni dalle 10,30 alle 19,00
prezzi:
€ 8,00 Cripta sotto il Duomo
Gratuito: bambini fino a 11 anni; residenti e nati a Siena
€ 12,00 Opa Si Pass all inclusive ticket (La Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti, Cripta sotto il Duomo, Libreria Piccolomini, Cattedrale, Battistero, Museo dell’Opera e Panorama dal Facciatone)
Info, prenotazioni e tour guidati: 0577 286300 – opasiena@operalaboratori.com – www.operaduomo.siena.itby Simone Focardi – Inaugurated last December, continues with success the exhibition of the “Madonna del Latte” painted by Ambrogio Lorenzetti in the crypt of the Cathedral.
The precious painting , from the Diocesan Museum of Sacred Art in Siena, is housed exceptionally and has already seen, in less than two months, the presence of about twenty thousand visitors.
It is a masterpiece of Italian and European painting of the fourteenth century , an outstanding example of motherhood for the surrender of the feelings and considered by some scholars “unique” in the fourteenth century for its ” sacredness humanized .”
To give the possibility to the international public to admire the precious tempera on panel, Sienese painting of the icon , the Opera Metro has decided to extend the exhibition until 31 October 2014.

Our Lady of Ambrogio Lorenzetti , symbol of the Church , nourished by divine Grace the faithful so that they can give birth to the divine Word in themselves and thus become ” other Christs .” Penetrating gaze of the Son seems almost an invitation to the viewer because as He draws the springs of salvation .
The iconography of the Madonna del Latte is developed from the thirteenth century , with extensive development in Tuscany , on the basis of new social and religious unrest spread in the community of the faithful that tend to establish a relationship of humanity with the figures of the Christian faith . But beyond the various specimens present in Siena and elsewhere , the Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti can be considered the paradigm of this iconographic subject.

The exhibition has been realized in the spaces with the support of the above panels , video and touchscreen . On the occasion of the extension will also create a path within the Monumental Complex of the Duomo ( Cathedral Museum ) in order to illustrate the theme of the Madonna del Latte. During the exhibition period will also be guided tours along the route of Mary ( Our Lady of the milk of Paolo di Giovanni Fei and Gregorio di Cecco Altarpiece in the Museo dell’Opera , Piccolomini altar in the cathedral) . The exhibition also offers the possibility of extending the path Viae , dedicated to the Virgin Mary. The itinerary includes, in addition to the Cathedral, the Collegiate Church of Provenzano and the Basilica of Santa Maria dei Servi .
 
The Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti
Siena, crypt under the cathedral
until October 31, 2014
hours : daily from 10.30 to 19.00
tickets : € 8.00 crypt under the cathedral free entry for children up to 11 years and residents born in Siena
€ 12.00 Opa You Pass all-inclusive ticket ( Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti , crypt under the cathedral , Piccolomini Library , Cathedral, Baptistery and Museo dell’Opera Panorama from Facciatone)
tel: 0577 286300 – opasiena@operalaboratori.com – www.operaduomo.siena.it