Mugello: a Palazzuolo è già festa della castagna

[:it]20160927093938519di redazione – Sarà ancora una volta il marrone, in particolare il marrone del Mugello IGP, il re dell’autunno a Palazzuolo sul Senio per le quattro domeniche d’ottobre.

E sembra anche con buone quantità cosa che inviterà a raggiungere questa autentica perla di origine medievale nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano.
In particolare nelle domeniche 9, 16, 23 e 30 ottobre con la tradizionale e rinomata Sagra del Marrone e dei frutti del sottoboscoVivi l’Autunno, suggestiva parentesi turistica ed enogastronomica che Palazzuolo sul Senio dedica ad uno dei prodotti tipici di queste terre ma non solo: funghi, tartufi, frutti del sottobosco, grezzi e trasformati, saranno esposti, venduti e degustati in una variegata e profumatissima mostra–mercato allestita nel cuore del borgo medievale.

Occasione per soddisfare il palato e trascorrere ore di grande serenità, favorite dall’ospitalità della gente palazzuolese, dalla possibilità di raccogliere personalmente il prodotto nei castagneti, dall’atmosfera paesana rallegrata da musica, folklore e stand gastronomici e trucca bimbi per le Vie del Borgo.

Tutte le domeniche di ottobre così, a partire dalle 11, in piazza IV Novembre e Viale Ubaldini verrà allestita la mostra mercato.
Sempre in piazza sarà possibile trovare lo stand gastronomico con proposte al dettaglio di prodotti a base di marrone come la Torta, il Castagnaccio, i Tortellini, i dolci e da quest’anno anche gli gnocchi e la carne. Senza contare altre prelibatezze dell’autunno come le caldarroste fumanti e il vin brulè.

Il “Marrone del Mugello”, che si fregia del marchio IGP, rappresenta il più importante di questa infinita varietà di specialità dell’Appennino Tosco – Romagnolo.
Un frutto che ancora oggi, come dai secoli passati, viene coltivato senza l’ausilio di fitofarmaci o concimi chimici.
Non a caso, per secoli, gli abitanti delle colline hanno tenuto il marrone in grande considerazione arrivando ad identificarlo come il “pane dei poveri”.
Sapori genuini che si possono trovare e quindi degustare anche nei ristoranti e nelle aziende agrituristiche locali assieme alla cacciagione, alla polenta e ai numerosi piatti tipici della stagione autunnale.

Ma questo suggestivo appuntamento avrà già questa domenica un suggestivo e interessante prologo:
domenica 2 ottobre sarà infatti dedicata a Palazzuolo in Piazza, nuova iniziativa che permetterà alle attività locali, da quelle agricole a quelle artigianali, di esporre le proprie produzioni, in una sorta di mostra delle eccellenza locali che trasformerà il paese in un allegro mercatino.
Inoltre nello spazio gestito dalla Pro Loco, i ristoratori del paese proporranno i loro piatti, uniti sotto un unico tetto per un’esperienza assolutamente da vivere.

E l’occasione sarà propizia anche per visitare la mostra di arte contemporanea Contaminazioni. Nata in collaborazione con il Comune di Palazzuolo sul Senio, con la partecipazione degli artisti Antonio Caranti, Silvia Casavecchia, Franca Minardi, Alessandro Zuliani.
La mostra si svolgerà nella splendida cornice della Chiesa di S. Antonio a Palazzuolo sul Senio, sarà aperta dal 2 al 30 ottobre 2016, il Sabato e la Domenica, con i seguenti orari dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00.
Sarà inaugurata domenica 2 ottobre ore 16.30, alla presenza degli artisti e delle autorità cittadine, e raccontata dal critico dell’arte Loretta Zaganelli.

Per altre info www.palazzuoloturismo.it[:en]20160927093938519di redazione – Sarà ancora una volta il marrone, in particolare il marrone del Mugello IGP, il re dell’autunno a Palazzuolo sul Senio per le quattro domeniche d’ottobre.

E sembra anche con buone quantità cosa che inviterà a raggiungere questa autentica perla di origine medievale nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano.
In particolare nelle domeniche 9, 16, 23 e 30 ottobre con la tradizionale e rinomata Sagra del Marrone e dei frutti del sottoboscoVivi l’Autunno, suggestiva parentesi turistica ed enogastronomica che Palazzuolo sul Senio dedica ad uno dei prodotti tipici di queste terre ma non solo: funghi, tartufi, frutti del sottobosco, grezzi e trasformati, saranno esposti, venduti e degustati in una variegata e profumatissima mostra–mercato allestita nel cuore del borgo medievale.

Occasione per soddisfare il palato e trascorrere ore di grande serenità, favorite dall’ospitalità della gente palazzuolese, dalla possibilità di raccogliere personalmente il prodotto nei castagneti, dall’atmosfera paesana rallegrata da musica, folklore e stand gastronomici e trucca bimbi per le Vie del Borgo.

Tutte le domeniche di ottobre così, a partire dalle 11, in piazza IV Novembre e Viale Ubaldini verrà allestita la mostra mercato.
Sempre in piazza sarà possibile trovare lo stand gastronomico con proposte al dettaglio di prodotti a base di marrone come la Torta, il Castagnaccio, i Tortellini, i dolci e da quest’anno anche gli gnocchi e la carne. Senza contare altre prelibatezze dell’autunno come le caldarroste fumanti e il vin brulè.

Il “Marrone del Mugello”, che si fregia del marchio IGP, rappresenta il più importante di questa infinita varietà di specialità dell’Appennino Tosco – Romagnolo.
Un frutto che ancora oggi, come dai secoli passati, viene coltivato senza l’ausilio di fitofarmaci o concimi chimici.
Non a caso, per secoli, gli abitanti delle colline hanno tenuto il marrone in grande considerazione arrivando ad identificarlo come il “pane dei poveri”.
Sapori genuini che si possono trovare e quindi degustare anche nei ristoranti e nelle aziende agrituristiche locali assieme alla cacciagione, alla polenta e ai numerosi piatti tipici della stagione autunnale.

Ma questo suggestivo appuntamento avrà già questa domenica un suggestivo e interessante prologo:
domenica 2 ottobre sarà infatti dedicata a Palazzuolo in Piazza, nuova iniziativa che permetterà alle attività locali, da quelle agricole a quelle artigianali, di esporre le proprie produzioni, in una sorta di mostra delle eccellenza locali che trasformerà il paese in un allegro mercatino.
Inoltre nello spazio gestito dalla Pro Loco, i ristoratori del paese proporranno i loro piatti, uniti sotto un unico tetto per un’esperienza assolutamente da vivere.

E l’occasione sarà propizia anche per visitare la mostra di arte contemporanea Contaminazioni. Nata in collaborazione con il Comune di Palazzuolo sul Senio, con la partecipazione degli artisti Antonio Caranti, Silvia Casavecchia, Franca Minardi, Alessandro Zuliani.
La mostra si svolgerà nella splendida cornice della Chiesa di S. Antonio a Palazzuolo sul Senio, sarà aperta dal 2 al 30 ottobre 2016, il Sabato e la Domenica, con i seguenti orari dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00.
Sarà inaugurata domenica 2 ottobre ore 16.30, alla presenza degli artisti e delle autorità cittadine, e raccontata dal critico dell’arte Loretta Zaganelli.

Per altre info www.palazzuoloturismo.it[:]

Firenze a tavola: da Fulin, l’altro Oriente

[:it]img_0115

di Nadia Fondelli – Parlando di cucina cinese è facile cadere nei luoghi comuni. Un paese enorme con un miliardo d abitanti e tradizioni è ovvio che si presti ad essere non compreso bene alle nostre latitudini e non può certo essere semplificato con un involtino primavera e un raviolo al vapore.
In Cina, in verità, si può mangiare benissimo (soprattutto nei grandi Resort internazionali) o malissimo (a dire il vero in tanti posti).
Nella provincia di Liaoning estremo nord fra Siberia e Mongolia per intendersi per esempio per Capodanno si mangia ne più ne meno di cosa mangiamo noi: ravioli fatti in casa e zampone. Chi l’avrebbe mai detto!
In tante zone rurali della Cina invece sedersi a tavola in un ristorante qualsiasi è da coraggiosi da sfida estrema: piatti insapori, gusti indefiniti e igiene zero.

dq2w7971Ma torniamo alle cineserie italiche dove il prototipo che ha dilagato negli anni ’80 e ’90 fra musichetta sincopata da Grande Muraglia e arredi kitch dagli oro e rossi accecanti ha fatto sedere alle proprie tavole migliaia di connazionali attratti dall’esotico (o presunto tale) con prezzi abbordabilissimi e menù fotocopia dove la stagionalità non esiste e i “grandi classici” sono gli involtini primavera, il riso alla cantonese, il pollo alle mandorle e il gelato fritto.
Un format oggi decadente che ha lasciato spazio ai falsi ristoranti giapponesi – falsi perché gestiti dagli stessi cinesi reinventantesi nella ristorazione – della formula “all you can eat!” dove a prezzi stabiliti mangi se vuoi fino a scoppiare.

Ecco Fulin tanto per iniziare  non è ne uno ne l’altro.
dq2w8090E questo per mettere i puntini sulla i, dato che già dalla elegante insegna si legge “chinese luxury experience”.
Sono capitata da Fulin sull’onda del sentito dire in un giorno peraltro un po’ speciale anche se credevo deserto perché in pieno agosto. Qixi è infatti il giorno degli innamorati cinesi, un po’ come il nostro San Valentino.
In sala infatti mi ha subito colpito la presenza di tanti orientali ben vestiti, silenziosi ed educati ben diversi dalle masse caciarone che s’incontrava nei locali di cui sopra.
Bastava anche quello per capire che Fulin era altro, ma aggiungo.

Siamo in via Giampaolo Orsini zona periferica ma abbastanza vicina al centro in un elegante palazzo inizio ‘900 illuminato con eleganza e già la ravioli-marinascelta della sede, fuori da classici circuiti ruffiani, colpisce.

E’ impossibile raccontare questo ristorante senza soffermarsi a parlare di Gianni Ugolini, il proprietario dell’immobile dove Fulin ha trovato casa.
Gianni fotografo è per Firenze (ma non solo) un grosso nome. E’ il creatore della moda-mito degli anni ’80. E’ colui che con la sua macchina fotografica ha cambiato con pochi altri visionari il settore e non solo perché ha fotografato Roberto Cavalli quando ancora aveva i capelli corvini o Naomi Campell adolescente, ma perché il suo obbiettivo ha saputo inventare emozioni forti: sia che si trattasse di cogliere un volto, che di valorizzare un vestito.

branzino-doroGianni che oggi è sempre saldamente sulla breccia e che anzi ha il plusvalore di lavorare tanto e bene anche per associazioni di volontariato ha nel palazzo di famiglia accolto il sogno di due giovani e intraprendenti cinesi ormai italiani di seconda generazione: Francesco Han e Stefano Dai che provengono dalla Prato della ristorazione orientale del nonno. Quella da mille coperti – raccontano sorridendo come se fosse la cosa più normale del mondo – usata per i banchetti popolari dalla comunità cinese toscana dove però, in qualche modo, il lavoro si gestisce bene perché il servizio non esiste.

Ovvio che a Fulin è tutto diverso. Non solo il servizio c’è. Ma deve essere all’occidentale: elegante, puntuale e discreto. Per loro una sfida accettata con entusiasmo.
img_0049Idee chiare: una cucina cinese che guarda più a Pechino e Hong Kong che non a Shangai (quindi di respiro più internazionale) e una brigata di grande spessore “strappata” al meglio di Pechino.

L’ambiente non banale è assolutamente privo di orpelli kitch ma anzi, è elegante nelle sue ampie sale dove dominano i colori tenui e un eccellente mix fra minimalismo di design all’occidentale e pezzi unici orientali di grande antiquariato.
Il salone al primo piano, pur ricalcando lo stesso stile “chiude” con discrezione le tavolate con agili bambù – una concessione alle abitudini orientali ci spiega Stefano – dato che i cinesi amano anche al ristorante essere riservati.
E salendo ancora, dopo aver attraversato una _w6j0355cantina d’autore dove brillano le migliori etichette italiche e qualche eccellenza d’oltralpe ecco lo straordinario terrazzo con affaccio mozzafiato sul piazzale e Forte Belvedere. Perfetto per un tete-a-tete indimenticabile.

Sedendosi a tavola ed aprendo il menù si capisce che le scelte sono ben delineate.
Un assaggio d’Oriente nel cuore di Firenze con piatti speciali fra tradizione e modernità si legge nella prima pagina e scorrendo e assaggiando capiremo perché.
Il menù per meglio orientare l’ospite divide le portate all’occidentale ed è veramente una sorpresa.
Si parte con una scelta di ravioli al vapore dai nomi affascinanti: cristalli di mare, lunette profumate, bocciolo, girandoline…del tutto inediti _w6j9703con farciture preziose di gamberi, capesante, maiale e zucchine, manzo, curry e erba cipollina. Si può anche optare per i sempreverdi involtini declinati però con ripieno di gamberi e castagna, maiale, funghi neri e tofu,…
Fra gli spaghetti (asciutti o in brodo) fatti con pasta all’uovo o di riso colpiscono dal mare quelli con gambero, calamaro e granchio, o quelli di terra da scegliere fra la pasta all’uovo con carote, peperoncini, funghi al profumo di melanzane e gli spaghetti al riso con filetti di manzo, germogli di soia e erba cipollina. Se preferite il brodo imperdibili quelli accompagnati da insalata di uovo e spinaci.

Fra i secondi spiccano i filetti di manzo, maiale e agnello tutti con cotture semplici e salutari che non coprono i sapori. Da non perdere la vera anatra alla dolce-rugiadapechinese; sempre presente in menù nonostante la lunga e complessa preparazione.

Un viaggio nel gusto ittico è il salmone con salsa di arancio e cocco, il branzino con ripieno di funghi xiang gu e asparagi, l’ astice con zuppa di ginseng, il granchietto morbido con salsa piccante e una perfetta tempura.
Vasta e selezionata anche la scelta dei piatti a base di verdura fra cui i fagiolini saltati con foglie di ulivo e mandorle croccanti e i rotolini dell’orto. Fulin è quindi gourmet anche per vegetariani e vegani. E questo nel panorama fiorentino è già un altro bel punto a favore.
Piccola la carta dei dolci ma bando assoluto a gelato e frutta fritta, ovviamente.

Il prezzo? Nella logica della Luxury Experience non si può certo aspettarsi prezzi da “all you can eat” o da ristoranti fotocopia  dato che ogni pietanza oscilla tra i 10 e i 20 euro. Il conto, vino incluso si assesta intorno ai 50/60 euro.

Cosa manca? Forse qualche grande vino cinese che sicuramente a breve i due giovani imprenditori sapranno tirare fuori dal cilindro magico e un menù degustazione che sono certa arriverà a breve.
Per il resto c’è solo da applaudire a questa nuova esperienza “fuori da ogni schema”.
Info:
Fulin – Luxury Chinese Experience
via Giampaolo Orsini 113, Firenze
Telefono 055 684931
www.fulin.it – info@fulin.it

 [:en]img_0115di Nadia Fondelli – Parlando di cucina cinese è facile cadere nei luoghi comuni. Un paese enorme con un miliardo d abitanti e tradizioni è ovvio che si presti ad essere non compreso bene alle nostre latitudini e non può certo essere semplificato con un involtino primavera e un raviolo al vapore.
In Cina, in verità, si può mangiare benissimo (soprattutto nei grandi Resort internazionali) o malissimo (a dire il vero in tanti posti).
Nella provincia di Liaoning estremo nord fra Siberia e Mongolia per intendersi per esempio per Capodanno si mangia ne più ne meno di cosa mangiamo noi: ravioli fatti in casa e zampone. Chi l’avrebbe mai detto!
In tante zone rurali della Cina invece sedersi a tavola in un ristorante qualsiasi è da coraggiosi da sfida estrema: piatti insapori, gusti indefiniti e igiene zero.

dq2w7971Ma torniamo alle cineserie italiche dove il prototipo che ha dilagato negli anni ’80 e ’90 fra musichetta sincopata da Grande Muraglia e arredi kitch dagli oro e rossi accecanti ha fatto sedere alle proprie tavole migliaia di connazionali attratti dall’esotico (o presunto tale) con prezzi abbordabilissimi e menù fotocopia dove la stagionalità non esiste e i “grandi classici” sono gli involtini primavera, il riso alla cantonese, il pollo alle mandorle e il gelato fritto.
Un format oggi decadente che ha lasciato spazio ai falsi ristoranti giapponesi – falsi perché gestiti dagli stessi cinesi reinventantesi nella ristorazione – della formula “all you can eat!” dove a prezzi stabiliti mangi se vuoi fino a scoppiare.

Ecco Fulin tanto per iniziare  non è ne uno ne l’altro.
dq2w8090E questo per mettere i puntini sulla i, dato che già dalla elegante insegna si legge “chinese luxury experience”.
Sono capitata da Fulin sull’onda del sentito dire in un giorno peraltro un po’ speciale anche se credevo deserto perché in pieno agosto. Qixi è infatti il giorno degli innamorati cinesi, un po’ come il nostro San Valentino.
In sala infatti mi ha subito colpito la presenza di tanti orientali ben vestiti, silenziosi ed educati ben diversi dalle masse caciarone che s’incontrava nei locali di cui sopra.
Bastava anche quello per capire che Fulin era altro, ma aggiungo.

Siamo in via Giampaolo Orsini zona periferica ma abbastanza vicina al centro in un elegante palazzo inizio ‘900 illuminato con eleganza e già la ravioli-marinascelta della sede, fuori da classici circuiti ruffiani, colpisce.

E’ impossibile raccontare questo ristorante senza soffermarsi a parlare di Gianni Ugolini, il proprietario dell’immobile dove Fulin ha trovato casa.
Gianni fotografo è per Firenze (ma non solo) un grosso nome. E’ il creatore della moda-mito degli anni ’80. E’ colui che con la sua macchina fotografica ha cambiato con pochi altri visionari il settore e non solo perché ha fotografato Roberto Cavalli quando ancora aveva i capelli corvini o Naomi Campell adolescente, ma perché il suo obbiettivo ha saputo inventare emozioni forti: sia che si trattasse di cogliere un volto, che di valorizzare un vestito.

branzino-doroGianni che oggi è sempre saldamente sulla breccia e che anzi ha il plusvalore di lavorare tanto e bene anche per associazioni di volontariato ha nel palazzo di famiglia accolto il sogno di due giovani e intraprendenti cinesi ormai italiani di seconda generazione: Francesco e Stefano Dai che provengono dalla Prato della ristorazione orientale del nonno. Quella da mille coperti – raccontano sorridendo come se fosse la cosa più normale del mondo – usata per i banchetti popolari dalla comunità cinese toscana dove però, in qualche modo, il lavoro si gestisce bene perché il servizio non esiste.

Ovvio che a Fulin è tutto diverso. Non solo il servizio c’è. Ma deve essere all’occidentale: elegante, puntuale e discreto. Per loro una sfida accettata con entusiasmo.
img_0049Idee chiare: una cucina cinese che guarda più a Pechino e Hong Kong che non a Shangai (quindi di respiro più internazionale) e una brigata di grande spessore “strappata” al meglio di Pechino.

L’ambiente non banale è assolutamente privo di orpelli kitch ma anzi, è elegante nelle sue ampie sale dove dominano i colori tenui e un eccellente mix fra minimalismo di design all’occidentale e pezzi unici orientali di grande antiquariato.
Il salone al primo piano, pur ricalcando lo stesso stile “chiude” con discrezione le tavolate con agili bambù – una concessione alle abitudini orientali ci spiega Stefano – dato che i cinesi amano anche al ristorante essere riservati.
E salendo ancora, dopo aver attraversato una _w6j0355cantina d’autore dove brillano le migliori etichette italiche e qualche eccellenza d’oltralpe ecco lo straordinario terrazzo con affaccio mozzafiato sul piazzale e Forte Belvedere. Perfetto per un tete-a-tete indimenticabile.

Sedendosi a tavola ed aprendo il menù si capisce che le scelte sono ben delineate.
Un assaggio d’Oriente nel cuore di Firenze con piatti speciali fra tradizione e modernità si legge nella prima pagina e scorrendo e assaggiando capiremo perché.
Il menù per meglio orientare l’ospite divide le portate all’occidentale ed è veramente una sorpresa.
Si parte con una scelta di ravioli al vapore dai nomi affascinanti: cristalli di mare, lunette profumate, bocciolo, girandoline…del tutto inediti _w6j9703con farciture preziose di gamberi, capesante, maiale e zucchine, manzo, curry e erba cipollina. Si può anche optare per i sempreverdi involtini declinati però con ripieno di gamberi e castagna, maiale, funghi neri e tofu,…
Fra gli spaghetti (asciutti o in brodo) fatti con pasta all’uovo o di riso colpiscono dal mare quelli con gambero, calamaro e granchio, o quelli di terra da scegliere fra la pasta all’uovo con carote, peperoncini, funghi al profumo di melanzane e gli spaghetti al riso con filetti di manzo, germogli di soia e erba cipollina. Se preferite il brodo imperdibili quelli accompagnati da insalata di uovo e spinaci.

Fra i secondi spiccano i filetti di manzo, maiale e agnello tutti con cotture semplici e salutari che non coprono i sapori. Da non perdere la vera anatra alla dolce-rugiadapechinese; sempre presente in menù nonostante la lunga e complessa preparazione.

Un viaggio nel gusto ittico è il salmone con salsa di arancio e cocco, il branzino con ripieno di funghi xiang gu e asparagi, l’ astice con zuppa di ginseng, il granchietto morbido con salsa piccante e una perfetta tempura.
Vasta e selezionata anche la scelta dei piatti a base di verdura fra cui i fagiolini saltati con foglie di ulivo e mandorle croccanti e i rotolini dell’orto. Fulin è quindi gourmet anche per vegetariani e vegani. E questo nel panorama fiorentino è già un altro bel punto a favore.
Piccola la carta dei dolci ma bando assoluto a gelato e frutta fritta, ovviamente.

Il prezzo? Nella logica della Luxury Experience non si può certo aspettarsi prezzi da “all you can eat” o da ristoranti fotocopia  dato che ogni pietanza oscilla tra i 10 e i 20 euro. Il conto, vino incluso si assesta intorno ai 50/60 euro.

Cosa manca? Forse qualche grande vino cinese che sicuramente a breve i due giovani imprenditori sapranno tirare fuori dal cilindro magico e un menù degustazione che sono certa arriverà a breve.
Per il resto c’è solo da applaudire a questa nuova esperienza “fuori da ogni schema”.
Info:
Fulin – Luxury Chinese Experience
via Giampaolo Orsini 113, Firenze
Telefono 055 684931
www.fulin.it – info@fulin.it

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Rufina: 300 anni di vino col bacco Artigiano

[:it]firenzefotosandrozaglidi Nadia Fondelli –  Vino, tradizione, stand gastronomici, spettacoli e divertimento dal 22 al 25 settembre a Rufina.

Una grande festa in una delle capitali del vino della provincia di Firenze. Il Bacco Artigiano festeggia quest’anno la sua 41° edizione in pompa magna dato che il clou dell’evento, sabato 24 settembre coincide proprio con i 300 anni del Bando di Cosimo III dei Medici datato 1716 e ricordato a livello regionale.

Fu infatti quello il suggello – come ha ricordato il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani – alla definizione precisa della tutela della zona vinicola toscana che riconosceva i territori del Chianti Classico, quelli di Pomino, Carmignano e del Valdarno di Sopra. Prima zona in Europa a farlo!

Come da tradizione, il sabato più vicino al giorno dedicato a San Michele (29 settembre) si rinnova la tradizione del vino nuovo offerto alla Signoria di Firenze da Rufina e che arrivava in città a bordo del “Carro Matto” trainato da tipici bovi di razza chianina, uno spettacolare insieme di fiaschi sapientemente impilati che arrivano a circa 1800 unità.
Oggi il carro con l’offerta è accompagnata dal Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e partirà alle 15,30 dal Palagio di Parte Guelfa per spostarsi in via Calimala, Via Roma piazza San Giovanni. Il vino sarà benedetto sul sagrato del Duomo, da qui il corteo si sposterà prima in via Calzaiuoli e Piazza Signoria, alla Chiesa di San Carlo dei Lombardi dove sarà offerta l’ampolla del vino. Del resto era qui che in città si concentrava il maggior numero di vinai, circa 200 ridotti oggi a uno solo e storico e successivamente il carro proseguica alla volta dell’Arengario di Palazzo Vecchio dove sarà offerto il vino benedetto alla Signoria di Firenze.
Tutto si concluderà con l’esibizione dei Musici del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e dei Bandierai degli Uffizi in piazza della Signoria.
Un tempo invece il Sindaco della comunità di Rufina, offriva alla città di Firenze oltre al vino del Chianti anche le chiavi della “Contea di Turicchi”.

Ma torniamo a Rufina vero cuore dell’evento dove il Bacco Artigiano è la festa per eccellenza dato che nel resto del calendario annuo l’offerta non è un gran che per chi si fregia del titolo di capitale del vino: in mezzo a tanto niente qualche sagra di dubbio gusto e assoluta estraneità alla zona, tipo la sagra del cacciucco che solo poche settimane fa faceva gran mostra di se in fosforescenti cartelloni posti sulla statale nel cuore del paese.

L’inaugurazione è prevista per giovedì 22 settembre alle 17,30 a Villa Poggio Reale che darà il via ai numerosi eventi e a tantissime mostre che caratterizzeranno ogni parte della città di Rufina.
Sempre giovedì in Piazza Umberto I aprirà lo stand enogastronomico a cura della Polisportiva Remo Masi e a Villa Poggio Reale per tutta la durata della manifestazione saranno aperti il Wine Bar e gli stand del Consorzio con l’Enoteca.

Come ogni anno molti gli eventi che si svolgeranno nei tre giorni tra musica, spettacoli, cultura, sport, solidarietà, che coinvolgeranno nell’organizzazione praticamente tutte le associazioni del territorio.

Fra i tanti segnaliamo venerdì alle 20,00 in Villa Poggio Reale la “Pizza di solidarietà”, il cui ricavato andrà alle popolazioni colpite dal sisma in centro Italia ed alla quale parteciperà anche una delegazione del Comune di Buja, comune Friulano, che fu colpito dal terremoto del 1976. Successivamente sempre venerdì alle 21,30 ci sarà lo spettacolo musicale di Lorenzo Baglioni, giovane artista fiorentino molto amato e conosciuto, e della sua Band.

Sabato 24 settembre sarà una giornata molto intensa che prenderà il via alle 10 nella frazione di Pomino dove sarà svelata la targa dedicata proprio ai 300 anni del Bando Granducale.
Successivamente si procederà all’annullo filatelico dedicato alla ricorrenza, oltre a questo Poste Italiane sempre il 24 settembre emetterà un francobollo ordinario proprio per celebrare i 300 anni del bando.

Foto di Sandro Zagli relativa alla sfilata dello scorso anno

 [:en]firenzefotosandrozaglidi Nadia Fondelli –  Vino, tradizione, stand gastronomici, spettacoli e divertimento dal 22 al 25 settembre a Rufina.

Una grande festa in una delle capitali del vino della provincia di Firenze. Il Bacco Artigiano festeggia quest’anno la sua 41° edizione in pompa magna dato che il clou dell’evento, sabato 24 settembre coincide proprio con i 300 anni del Bando di Cosimo III dei Medici datato 1716 e ricordato a livello regionale.

Fu infatti quello il suggello – come ha ricordato il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani – alla definizione precisa della tutela della zona vinicola toscana che riconosceva i territori del Chianti Classico, quelli di Pomino, Carmignano e del Valdarno di Sopra. Prima zona in Europa a farlo!

Come da tradizione, il sabato più vicino al giorno dedicato a San Michele (29 settembre) si rinnova la tradizione del vino nuovo offerto alla Signoria di Firenze da Rufina e che arrivava in città a bordo del “Carro Matto” trainato da tipici bovi di razza chianina, uno spettacolare insieme di fiaschi sapientemente impilati che arrivano a circa 1800 unità.
Oggi il carro con l’offerta è accompagnata dal Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e partirà alle 15,30 dal Palagio di Parte Guelfa per spostarsi in via Calimala, Via Roma piazza San Giovanni. Il vino sarà benedetto sul sagrato del Duomo, da qui il corteo si sposterà prima in via Calzaiuoli e Piazza Signoria, alla Chiesa di San Carlo dei Lombardi dove sarà offerta l’ampolla del vino. Del resto era qui che in città si concentrava il maggior numero di vinai, circa 200 ridotti oggi a uno solo e storico e successivamente il carro proseguica alla volta dell’Arengario di Palazzo Vecchio dove sarà offerto il vino benedetto alla Signoria di Firenze.
Tutto si concluderà con l’esibizione dei Musici del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina e dei Bandierai degli Uffizi in piazza della Signoria.
Un tempo invece il Sindaco della comunità di Rufina, offriva alla città di Firenze oltre al vino del Chianti anche le chiavi della “Contea di Turicchi”.

Ma torniamo a Rufina vero cuore dell’evento dove il Bacco Artigiano è la festa per eccellenza dato che nel resto del calendario annuo l’offerta non è un gran che per chi si fregia del titolo di capitale del vino: in mezzo a tanto niente qualche sagra di dubbio gusto e assoluta estraneità alla zona, tipo la sagra del cacciucco che solo poche settimane fa faceva gran mostra di se in fosforescenti cartelloni posti sulla statale nel cuore del paese.

L’inaugurazione è prevista per giovedì 22 settembre alle 17,30 a Villa Poggio Reale che darà il via ai numerosi eventi e a tantissime mostre che caratterizzeranno ogni parte della città di Rufina.
Sempre giovedì in Piazza Umberto I aprirà lo stand enogastronomico a cura della Polisportiva Remo Masi e a Villa Poggio Reale per tutta la durata della manifestazione saranno aperti il Wine Bar e gli stand del Consorzio con l’Enoteca.

Come ogni anno molti gli eventi che si svolgeranno nei tre giorni tra musica, spettacoli, cultura, sport, solidarietà, che coinvolgeranno nell’organizzazione praticamente tutte le associazioni del territorio.

Fra i tanti segnaliamo venerdì alle 20,00 in Villa Poggio Reale la “Pizza di solidarietà”, il cui ricavato andrà alle popolazioni colpite dal sisma in centro Italia ed alla quale parteciperà anche una delegazione del Comune di Buja, comune Friulano, che fu colpito dal terremoto del 1976. Successivamente sempre venerdì alle 21,30 ci sarà lo spettacolo musicale di Lorenzo Baglioni, giovane artista fiorentino molto amato e conosciuto, e della sua Band.

Sabato 24 settembre sarà una giornata molto intensa che prenderà il via alle 10 nella frazione di Pomino dove sarà svelata la targa dedicata proprio ai 300 anni del Bando Granducale.
Successivamente si procederà all’annullo filatelico dedicato alla ricorrenza, oltre a questo Poste Italiane sempre il 24 settembre emetterà un francobollo ordinario proprio per celebrare i 300 anni del bando.

 

Foto di Sandro Zagli relativa alla sfilata dello scorso anno

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Toscana: ricco fine settimana… su tutto viva la Regina

[:it]1239730_10200595102224811_1657401652_nDa Greve in Chianti dove si sta svolgendo la 46ma Expo del Chianti Classico alla valle dell’Arno e dove Londa e Pontassieve hanno dato vita rispettivamente alla pluridecennale Festa della Pesca Regina di Londa e alla terza Cookstock mentre nel vicino Mugello a Borgo San Lorenzo è numero cinque per Via del Gusto.
Settembre ricco, anche troppo… Ma l’antica festa del Chianti Classico a Greve non si trova nella stessa situazione di quella della pesca di Londa dove non si capisce come mai e a quale pro si faccia fiorire dal cilindro due eventi mangiofili a pochi chilometri da Londa che tenta eroicamente di fare cultura e tradizione.

GREVE IN CHIANTI
46ma Expo del Chianti Classico si è aperta ieri con circa 100 aziende vitivinicole espositrici. Un successo di adesioni, tante che, come aveva ricordato il sindaco Sottani in conferenza stampa, “abbiamo dovuto rinunciare alla presenza di qualcuno”.  L’Expo 2016, anno dei festeggiamenti per i 300 anni della nascita del territorio come entità produttiva unica, ha messo in campo non solo oltre 200  vini in degustazione ma tante attività per fare cultura del vino.

Il programma è ricco e interessante con visite, lezioni come quella tenuta dal  giornalista ed enocritico Riccardo Margheri che condurrà le degustazioni (sabato 10  dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 17.30 alle ore 19). Di rilievo anche il ciclo di incontri incentrato su alcuni dei temi più attuali legati al mondo vitinicolo allestito nel Giardino Incontri (giovedì 8 alle ore 18, venerdì 9 alle ore 17). Il programma propone anche un tour alla scoperta del territorio grevigiano con escursioni a piedi e visite alle pievi, ai castelli e ai laboratori artigiani (sabato 10 ore 6, domenica 11 ore 9-12 e 11-20). Info su : www.expochianticlassico.com.

FESTA DELLA PESCA REGINA DI LONDA
A Londa si festeggia un frutto ritrovato, una varietà antica ma in realtà si festeggia un modo di vivere verde.  Un percorso di grande intensità culturale quello intrapreso dal comune della montagna fiorentina, nel parco delle Foreste Casentinesi.  Frutti ritrovati su un territorio abitato e percorso da secoli che unisce Toscana e Romagna, strade dove gli Etruschi erano ben presenti (i recenti ritrovamenti confermano ciò che già si sapeva) che oggi possono raccontare una storia nascosta ai più.

La festa della Pesca Regina si inserisce in questo contesto e lo fa  non creando un evento mediatico e confusionario ma con il suo stile, che parla di una vita che guarda al futuro e alla tecnologia senza perdere le conoscenze e i valori del passato. La Pesca regina di Londa  è una pesca per sua natura a km 0, perché non sopporta la refrigerazione ed è una varietà resistente alle malattie del pesco come molte cultivar antiche.

A festeggiare la regina anche un re che arriva dalla Romagna che ha una storia simile, un vitigno antico ritrovato, il centesi mino, che oggi ci regala il Savignone che l’azienda Poderi Morini di faenza porterà a Londa.

Quindi a Londa dall’9 all’11 si potranno trovare prodotti a km zero, divertimento, trekking, buon cibo e spettacoli, come la finale del food contest Pesca & Friends a cui hanno partecipato  i più importanti food blogger italiani. Programma su : http://www.comune.londa.fi.it/eventi-notizie/festa-della-pesca-regina-di-londa

COOKSTOCK
A Pontassieve torna Cookstock per la sua terza edizione e il centro storico si animerà di gente ed eventi. Tanti tantissimi in un clima frenetico dove si parlerà di cibo in tutte le sue declinazioni. Cooking show a go go, spettacoli, cibo e vino per chi ama condividere con tante persone il gusto del cibo. Info: http://cookstock.it/programma/

VIE DEL GUSTO
Scenario simile a Borgo San Lorenzo dove fra mercato artigianale, show cooking e tanta musica da tutta Italia il cibo e declinato in mille varianti e gusti. 1239730_10200595102224811_1657401652_n[:en]1239730_10200595102224811_1657401652_nDa Greve in Chianti dove si sta svolgendo la 46ma Expo del Chianti Classico alla valle dell’Arno e dove Londa e Pontassieve hanno dato vita rispettivamente alla pluridecennale Festa della Pesca Regina di Londa e alla terza Cookstock mentre nel vicino Mugello a Borgo San Lorenzo è numero cinque per Via del Gusto.
Settembre ricco, anche troppo… Ma l’antica festa del Chianti Classico a Greve non si trova nella stessa situazione di quella della pesca di Londa dove non si capisce come mai e a quale pro si faccia fiorire dal cilindro due eventi mangiofili a pochi chilometri da Londa che tenta eroicamente di fare cultura e tradizione.

GREVE IN CHIANTI
46ma Expo del Chianti Classico si è aperta ieri con circa 100 aziende vitivinicole espositrici. Un successo di adesioni, tante che, come aveva ricordato il sindaco Sottani in conferenza stampa, “abbiamo dovuto rinunciare alla presenza di qualcuno”.  L’Expo 2016, anno dei festeggiamenti per i 300 anni della nascita del territorio come entità produttiva unica, ha messo in campo non solo oltre 200  vini in degustazione ma tante attività per fare cultura del vino.

Il programma è ricco e interessante con visite, lezioni come quella tenuta dal  giornalista ed enocritico Riccardo Margheri che condurrà le degustazioni (sabato 10  dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 17.30 alle ore 19). Di rilievo anche il ciclo di incontri incentrato su alcuni dei temi più attuali legati al mondo vitinicolo allestito nel Giardino Incontri (giovedì 8 alle ore 18, venerdì 9 alle ore 17). Il programma propone anche un tour alla scoperta del territorio grevigiano con escursioni a piedi e visite alle pievi, ai castelli e ai laboratori artigiani (sabato 10 ore 6, domenica 11 ore 9-12 e 11-20). Info su : www.expochianticlassico.com.

 

FESTA DELLA PESCA REGINA DI LONDA
A Londa si festeggia un frutto ritrovato, una varietà antica ma in realtà si festeggia un modo di vivere verde.  Un percorso di grande intensità culturale quello intrapreso dal comune della montagna fiorentina, nel parco delle Foreste Casentinesi.  Frutti ritrovati su un territorio abitato e percorso da secoli che unisce Toscana e Romagna, strade dove gli Etruschi erano ben presenti (i recenti ritrovamenti confermano ciò che già si sapeva) che oggi possono raccontare una storia nascosta ai più.

La festa della Pesca Regina si inserisce in questo contesto e lo fa  non creando un evento mediatico e confusionario ma con il suo stile, che parla di una vita che guarda al futuro e alla tecnologia senza perdere le conoscenze e i valori del passato. La Pesca regina di Londa  è una pesca per sua natura a km 0, perché non sopporta la refrigerazione ed è una varietà resistente alle malattie del pesco come molte cultivar antiche.

A festeggiare la regina anche un re che arriva dalla Romagna che ha una storia simile, un vitigno antico ritrovato, il centesi mino, che oggi ci regala il Savignone che l’azienda Poderi Morini di faenza porterà a Londa.

Quindi a Londa dall’9 all’11 si potranno trovare prodotti a km zero, divertimento, trekking, buon cibo e spettacoli, come la finale del food contest Pesca & Friends a cui hanno partecipato  i più importanti food blogger italiani. Programma su : http://www.comune.londa.fi.it/eventi-notizie/festa-della-pesca-regina-di-londa

 

COOKSTOCK
A Pontassieve torna Cookstock per la sua terza edizione e il centro storico si animerà di gente ed eventi. Tanti tantissimi in un clima frenetico dove si parlerà di cibo in tutte le sue declinazioni. Cooking show a go go, spettacoli, cibo e vino per chi ama condividere con tante persone il gusto del cibo. Info: http://cookstock.it/programma/

VIE DEL GUSTO
Scenario simile a Borgo San Lorenzo dove fra mercato artigianale, show cooking e tanta musica da tutta Italia il cibo e declinato in mille varianti e gusti. 1239730_10200595102224811_1657401652_n[:]

Al Rodomonte: nel regno dei sapori veri, senza smartphone

[:it]20160721_130809Esistono luoghi che riconciliano con l’enogastronomia. Quella vera. Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, Livorno appartiene a (questa rara) categoria.

In piena estate fra aperitivi multicolor da hipster modaioli in locali spuntati dal niente e ristorantini acchiappa falsi intenditori da quattro click, chi vi scrive, come sempre del resto, ha scelto di andare in controtendenza per spiegare ai lettori che vogliono perdere qualche minuto fra queste righe come nel food non s’improvvisa niente ma anzi….
Serve conoscenza, preparazione, passione e continua voglia di evolversi.

Una premessa necessaria per spiegare la mia scelta via dalla pazza folla abbronzata forzata da bagno asciuga per andare a provare uno scrigno del gusto di mezza collina vista Arcipelago Toscano immerso fra profumi di pino marittimo del bosco, brezza salmastra e sorrisi dimenticati seduti fuori dalle porte di casa appena sopra 20160721_143838la nobile Castiglioncello.
Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, entroterra a pochi chilometri da Livorno, era proprio quello che mi aspettavo conoscendo e stimando profondamente il suo re: Marco Marucelli collega giornalista enogastronomo di lungo corso e profonda conoscenza di vizi e virtù del mondo della vigna e dei fornelli.
Non certo uno dei miracolati e improvvisati del variegato mondo della critica e giornalismo.
Uno dei pochi con cui potevi parlare di turismo gastronomico quando il mondo ignorava questa parola. Uno di quelli che non si fa convincere né dai fantomatici intenditori del web né dagli spacciatori di buona cucina e materie prime scintillanti.

Marco è anni che gira l’Italia e le cucine per la sua piccola-grande guida Golagustando e quando ha deciso di fermarsi ed aprire 20160721_134039“casa” con Teresa Colia sapeva bene cosa voleva regalare ai suoi clienti: emozioni.
Lo vai a trovare e come prima cosa ti fa osservare con un grande
sorriso che fra le
splendide pietre antiche che erano stalla e cantina del
Rodomonte la linea telefonica per magia sparisce.

“Finalmente. Così puoi finalmente tornare a parlare col cliente che a sua volta torna a conversare fra se”.
E’ vero. E’ tristissimo vedere nei ristoranti persone che non si parlano assorbite solo dal riverbero dello smartphone che non vivono esperienze sensoriali, che non si sfiorano più né con gli occhi né con la mano, ma che vivono in differita. A loro serve solo condividere e poi farsi belli!
E pensare che Marco viene dal lungomare di gran pregio. Quello di Viareggio dove in uno storico hotel-ristorante liberty ha aperto alcuni anni fa la sua prima bottega: Afrodite.

“Le persone capitavano perché era inevitabile, ma poi ci accorgevamo che in sala regnava il silenzio. Teresa dalla cucina, sempre attenta a conoscere le opinioni dei clienti si domandava se la sala fosse vuota. No rispondevo io. Sono tutti con lo smartphone!”

Ho lasciato questo è scelto Rodomonte e Gabbro anche per questo. Qui devi scegliere di venire.
L’ingresso sulla piazzetta principale rimanda a vecchie fiaschetterie già dalla veranda e dall’insegna agè, ma l’interno sorprende con le pareti colorate con vivacità che si sposano con la vecchia pietra a vista delle arcate e il cotto del pavimento e poi ecco lo scrigno: la piccola e selezionatissima cantina di Marco. Un gioiello per pochi.
Ci affacciamo in cucina e salutiamo Teresa che con l’umiltà della cuoca autodidatta come ci tiene a definirsi (finalmente un non chef  e non maestro) sorride dall’alto del suo pentolone dove sta cuocendo a fuoco lento e con tanto amore un profumatissimo ragù di cinghiale.

20160721_142232Qui niente fantasia forzata, voli pindarici, architetture nel piatto. Si fa cucina vera e basta chiedere alle nonne per sapere che un ragù coi fiocchi si fa solo cuocendo a fuoco lento per ore ed ore. Introvabile! Altro che cucina molecolare e altre diavolerie affini.
Questo è il futuro della gastronomia. Qui dobbiamo tornare quando la moda, inevitabilmente sarà passata.
A tavola non scordiamo che ci si cura, soprattutto perché da come e cosa mangiamo ne va della nostra salute e allora bando ai menù supercazzole e forza Teresa e Marco.

20160721_142232Il menù semplice e chiaro non è infinito. Bene. Segno che si segue le stagioni e i prodotti sono tutti freschi e di prima qualità.
La lista dei vini eccelle non solo per cantine ed etichette non scontate, ma perché è così ben composta che è un piccolo Bignami enoturistico italiano.

“Ho selezionato con attenzione alcune aziende che producono vino di qualità ma in quantità limitate – racconta Marco – dando particolare attenzione ai vini toscani e liguri, in particolare della Lunigiana”. Per gli amici poi ecco una sorpresa: circa 250 etichette, solo
su richiesta
, esclusivamente di vini italiani, fatta eccezione per lo champagne. Per non parlare della varietà di grappe, passiti e Vin Santo da gustare in meditazione.
20160721_135410Un pranzo veloce è un gustoso entreè con una ben fatta e profumatissima pappa al pomodoro fredda. Poi ecco l’eccellente tortello (o tordello come dicono in zona) di patata rigorosamente fatto a mano in casa con un ragù di cinghiale talmente equilibrato, aromatico, delicato da far affermare a qualche trombone da condivisione e recensione che è impossibile trattasi di cinghiale….
Caro amico che passi il tempo sul web sappi che prima di affermare e poi magari recensire si deve conoscere. Domanda a tua nonna se hai ancora la fortuna di averne una se la mattina non si alzava all’alba per andare a mettere su il pentolone del sugo a sobbollire. Domanda ad un esperto (vero) che il ragù di manzo si distingue (molto banale)  da quello di cinghiale perché uno è fatto con carne macinata e l’altro rigorosamente con carne tagliata a coltello.
E mi fermo qui senza annoiarvi fra la grandiosa differenza aromatica che un ragù siffatto sprigiona perché questi sfortunati, che magari alzano i calici da grandi intenditori ad annusar vino, forse non hanno naso e non sanno che profumi e che emozioni si devono sentire…

20160721_142409Bastava un caffè per chiudere la veloce visita a Marco ma il suo cannolo appena arrivato dalla Sicilia e personalmente andato a ritirare in aeroporto chiamava.
Impossibile in continente fare questa esperienza. Un cannolo vero. Senza canditi e con freschissima ricotta siciliana. Introvabile come il ragù di Teresa.

A voi la scelta. Mangiare da modaioli o emozionarsi a tavola. Se preferite la seconda strada, più tortosa ma più vera ecco l’indirizzo giusto

 

 

Ristorante Rodomonte dal 1910
Piazza Demcrazia, 7
Gabbro (LI)
Tel. 0586742238
www.rodomonte.itinfo@rodomonte.it[:en]20160721_130809Esistono luoghi che riconciliano con l’enogastronomia. Quella vera. Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, Livorno appartiene a (questa rara) categoria.

In piena estate fra aperitivi multicolor da hipster modaioli in locali spuntati dal niente e ristorantini acchiappa falsi intenditori da quattro click, chi vi scrive, come sempre del resto, ha scelto di andare in controtendenza per spiegare ai lettori che vogliono perdere qualche minuto fra queste righe come nel food non s’improvvisa niente ma anzi….
Serve conoscenza, preparazione, passione e continua voglia di evolversi.

Una premessa necessaria per spiegare la mia scelta via dalla pazza folla abbronzata forzata da bagno asciuga per andare a provare uno scrigno del gusto di mezza collina vista Arcipelago Toscano immerso fra profumi di pino marittimo del bosco, brezza salmastra e sorrisi dimenticati seduti fuori dalle porte di casa appena sopra la nobile Castiglioncello.

20160721_142232Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, entroterra a pochi chilometri da Livorno, era proprio quello che mi aspettavo conoscendo e stimando profondamente il suo re: Marco Marucelli collega giornalista enogastronomo di lungo corso e profonda conoscenza di vizi e virtù del mondo della vigna e dei fornelli.
Non certo uno dei miracolati e improvvisati del variegato mondo della critica e giornalismo.
Uno dei pochi con cui potevi parlare di turismo gastronomico quando il mondo ignorava questa parola. Uno di quelli che non si fa convincere né dai fantomatici 20160721_135410intenditori del web né dagli spacciatori di buona cucina e materie prime scintillanti.
Marco è anni che gira l’Italia e le cucine per la sua piccola-grande guida Golagustando e quando ha deciso di fermarsi ed aprire “casa” con Teresa Colia sapeva bene cosa voleva regalare ai suoi clienti: emozioni.
Lo vai a trovare e come prima cosa ti fa osservare con un grande sorriso che fra le splendide pietre antiche che erano stalla e cantina del Rodomonte la linea telefonica per magia sparisce.

“Finalmente. Così puoi finalmente tornare a 20160721_142232parlare col cliente che a sua volta torna a conversare fra se”.
E’ vero. E’ tristissimo vedere nei ristoranti persone che non si parlano assorbite solo dal riverbero dello smartphone che non vivono esperienze sensoriali, che non si sfiorano più né con gli occhi né con la mano, ma che vivono in differita. A loro serve solo condividere e poi farsi belli!
E pensare che Marco viene dal lungomare di gran pregio. Quello di Viareggio dove in uno storico hotel-ristorante liberty ha aperto alcuni anni fa la sua prima bottega: Afrodite.

20160721_142409“Le persone capitavano perché era inevitabile, ma poi ci accorgevamo che in sala regnava il silenzio. Teresa dalla cucina, sempre attenta a conoscere le opinioni dei clienti si domandava se la sala fosse vuota. No rispondevo io. Sono tutti con lo smartphone!”

Ho lasciato questo è scelto Rodomonte e Gabbro anche per questo. Qui devi scegliere di venire.
L’ingresso sulla piazzetta principale rimanda a vecchie fiaschetterie già dalla veranda e dall’insegna agè, ma l’interno sorprende con le pareti colorate con vivacità che si sposano con la vecchia pietra a vista delle arcate e il cotto del 20160721_143838pavimento e poi ecco lo scrigno: la piccola e selezionatissima cantina di Marco. Un gioiello per pochi.
Ci affacciamo in cucina e salutiamo Teresa che con l’umiltà della cuoca autodidatta come ci tiene a definirsi (finalmente un non chef  e non maestro) sorride dall’alto del suo pentolone dove sta cuocendo a fuoco lento e con tanto amore un profumatissimo ragù di cinghiale.

 

Il menù semplice e chiaro non è infinito. Bene. Segno che si segue le stagioni e i prodotti sono tutti freschi e di prima qualità.
La lista dei vini eccelle non solo per cantine ed etichette non scontate, ma perché è così ben composta che è un piccolo Bignami enoturistico italiano.

“Ho selezionato con attenzione alcune aziende che producono vino di qualità ma in quantità limitate – racconta Marco – dando particolare attenzione ai vini toscani e liguri, in particolare della Lunigiana”. Per gli amici poi ecco una sorpresa: circa 250 etichette, solo su richiesta, esclusivamente di vini italiani, fatta eccezione per lo champagne. Per non parlare della varietà di grappe, passiti e Vin Santo da gustare in meditazione.

Un pranzo veloce è un gustoso entreè con una ben fatta e profumatissima pappa al pomodoro fredda. Poi ecco l’eccellente tortello (o tordello come dicono in zona) di patata rigorosamente fatto a mano in casa con un ragù di cinghiale talmente equilibrato, aromatico, delicato da far affermare a qualche trombone da condivisione e recensione che è impossibile trattasi di cinghiale….
Caro amico che passi il tempo sul web sappi che prima di affermare e poi magari recensire si deve conoscere. Domanda a tua nonna se hai ancora la fortuna di averne una se la mattina non si alzava all’alba per andare a mettere su il pentolone del sugo a sobbollire. Domanda ad un esperto (vero) che il ragù di manzo si distingue (molto banale)  da quello di cinghiale perché uno è fatto con carne macinata e l’altro rigorosamente con carne tagliata a coltello.
E mi fermo qui senza annoiarvi fra la grandiosa differenza aromatica che un ragù siffatto sprigiona perché questi sfortunati, che magari alzano i calici da grandi intenditori ad annusar vino, forse non hanno naso e non sanno che profumi e che emozioni si devono sentire…

Bastava un caffè per chiudere la veloce visita a Marco ma il suo cannolo appena arrivato dalla Sicilia e personalmente andato a ritirare in aeroporto chiamava.
Impossibile in continente fare questa esperienza. Un cannolo vero. Senza canditi e con freschissima ricotta siciliana. Introvabile come il ragù di Teresa.

A voi la scelta. Mangiare da modaioli o emozionarsi a tavola. Se preferite la seconda strada, più tortosa ma più vera ecco l’indirizzo giusto

Ristorante Rodomonte dal 1910
Piazza Demcrazia, 7
Gabbro (LI)
Tel. 0586742238
www.rodomonte.itinfo@rodomonte.it[:]

Londa: Pesca & Friends: il Food contest a base di frutta.

[:it]1239730_10200595102224811_1657401652_n

di Roberta Capanni – Una pesca di montagna per non perdere abitanti e salvaguardare la propria identità.

Non fatevi ingannare dalle parole inglesi in realtà si tratta di un concorso culinario. Ed io voglio parlarvi di un Food contest particolare perché inserito nel contesta di un’idea “green” (lo so che uggia queste parole straniere ma hanno la prerogativa di raccontare un “mondo” in una sola parola).

Il food contest Pesca & Friends nasce  dal rapporto che la Toscana ha con la pesca, frutto tipico dell’estate. In particolare è la Pesca Regina di Londa, a cui il comune di Londa in provincia di Firenze dedica da tempo una festa, il cuore del contest.

Una pesca di montagna ritrovata la cui storia racconta quella di Londa un  comune assolutamente “green” che porta avanti nuove idee verdi pur rimanendo nella tradizione.
Nel parco delle Foreste Casentinesi, su antiche vie, e antiche e nuove cultivar, Londa è il paese di montagna vicino alla città.

Da qualche anno mi sono innamorata di questa pesca tardiva che ha fatto sì che il paese non perdesse tutti i suoi abitanti, per poi andare in declino e ora tornare, insieme alle varietà sorelle, a far parlare di sé.
Frutta e verdura saranno il nostro futuro e per questo e in questo Londa ci crede e con lei tanti produttori.E allora perché non cimentarsi con questo frutto portato in Toscana grazie ai Medici?

Lo sapete che con la pesca non si fanno solo marmellate? Non ci credete? Andate un po’ a sbirciare nel web e troverete tante idee interessanti. Il food contest Pesca & Friends è dedicato a cuochi amatoriali e cuochi della rete, non professionisti, organizzato in collaborazione con le testate gustarviaggiando.civico20.it dal  Comune di Londa (FI) e dal nostro giornale www.thetuscany.net

Il food contest Pesca & Friends, come dicevamo è rivolto a cuochi  amatoriali e food blogger non professionisti vedrà in finale tre ricette che si sfideranno domenica 11 settembre davanti ad una giuria tecnica composta dal giornalista enogastronomico direttore tecnico del ristorante Rodomonte 1910 di Gabbro Marco Marucelli, dal professor Valter Nencetti del dipartimento di Agraria dell’università di Firenze, dal sindaco di Londa Aleandro Murras, da Roberta Capanni consigliere Arga Toscana (Associazione regionale di giornalisti esperti in agricoltura, alimentazione, ambiente, territorio, foreste, pesca, energie rinnovabili)  e dal nostro direttore Nadia Fondelli valuterà i piatti che  decreterà un vincitore assoluto.
Il premio sarà offerto dagli sponsor e il vincitore riceverà inoltre  una targa e una fornitura di prodotti a km zero delle aziende di Londa.

Ricordate che a breve riparte, anzi è già ripartito, il contest del Savignone rosso che quest’anno ospiterà i prodotti della Regina di Londa in uno scambio culturale che segna le strade del territorio di quella che fu la Romagna Toscana.

Ecco il regolamento per il contest Pesca & Friends
Il cultivar di pesca prescelta dovrà essere indicato nella ricetta e la stessa dovrà essere interpretata e presentata ad arte.
Sono ammesse ricette di finger food, antipasti,  primi piatti, secondi piatti e dessert realizzate con pesche di coltivazione italiana.
Verranno valutati sia la tecnica e la descrizione della preparazione, sia la presentazione del piatto, l’originalità e la creatività nonché l’imprescindibile equilibrio gustativo.
Le ricette, corredate da almeno una foto dovranno essere inviate a pescalonda@gmail.com entro la mezzanotte del 5 settembre 2016.
Sono ammesse più ricette per ogni partecipante.
Per chi possiede un blog si prega di inviare il link del proprio blog dove si è pubblicata la ricetta, corredata anche dal banner del contest, alla mail sopraelencata.

 

 [:en]1239730_10200595102224811_1657401652_ndi Roberta Capanni – Una pesca di montagna per non perdere abitanti e salvaguardare la propria identità.

Non fatevi ingannare dalle parole inglesi in realtà si tratta di un concorso culinario. Ed io voglio parlarvi di un Food contest particolare perché inserito nel contesta di un’idea “green” (lo so che uggia queste parole straniere ma hanno la prerogativa di raccontare un “mondo” in una sola parola).

Il food contest Pesca & Friends nasce  dal rapporto che la Toscana ha con la pesca, frutto tipico dell’estate. In particolare è la Pesca Regina di Londa, a cui il comune di Londa in provincia di Firenze dedica da tempo una festa, il cuore del contest.

Una pesca di montagna ritrovata la cui storia racconta quella di Londa un  comune assolutamente “green” che porta avanti nuove idee verdi pur rimanendo nella tradizione.
Nel parco delle Foreste Casentinesi, su antiche vie, e antiche e nuove cultivar, Londa è il paese di montagna vicino alla città.

Da qualche anno mi sono innamorata di questa pesca tardiva che ha fatto sì che il paese non perdesse tutti i suoi abitanti, per poi andare in declino e ora tornare, insieme alle varietà sorelle, a far parlare di sé.
Frutta e verdura saranno il nostro futuro e per questo e in questo Londa ci crede e con lei tanti produttori.E allora perché non cimentarsi con questo frutto portato in Toscana grazie ai Medici?

Lo sapete che con la pesca non si fanno solo marmellate? Non ci credete? Andate un po’ a sbirciare nel web e troverete tante idee interessanti. Il food contest Pesca & Friends è dedicato a cuochi amatoriali e cuochi della rete, non professionisti, organizzato in collaborazione con le testate gustarviaggiando.civico20.it dal  Comune di Londa (FI) e dal nostro giornale www.thetuscany.net

Il food contest Pesca & Friends, come dicevamo è rivolto a cuochi  amatoriali e food blogger non professionisti vedrà in finale tre ricette che si sfideranno domenica 11 settembre davanti ad una giuria tecnica composta dal giornalista enogastronomico direttore tecnico del ristorante Rodomonte 1910 di Gabbro Marco Marucelli, dal professor Valter Nencetti del dipartimento di Agraria dell’università di Firenze, dal sindaco di Londa Aleandro Murras, da Roberta Capanni consigliere Arga Toscana (Associazione regionale di giornalisti esperti in agricoltura, alimentazione, ambiente, territorio, foreste, pesca, energie rinnovabili)  e dal nostro direttore Nadia Fondelli valuterà i piatti che  decreterà un vincitore assoluto.
Il premio sarà offerto dagli sponsor e il vincitore riceverà inoltre  una targa e una fornitura di prodotti a km zero delle aziende di Londa.

Ricordate che a breve riparte, anzi è già ripartito, il contest del Savignone rosso che quest’anno ospiterà i prodotti della Regina di Londa in uno scambio culturale che segna le strade del territorio di quella che fu la Romagna Toscana.

Ecco il regolamento per il contest Pesca & Friends
Il cultivar di pesca prescelta dovrà essere indicato nella ricetta e la stessa dovrà essere interpretata e presentata ad arte.
Sono ammesse ricette di finger food, antipasti,  primi piatti, secondi piatti e dessert realizzate con pesche di coltivazione italiana.
Verranno valutati sia la tecnica e la descrizione della preparazione, sia la presentazione del piatto, l’originalità e la creatività nonché l’imprescindibile equilibrio gustativo.
Le ricette, corredate da almeno una foto dovranno essere inviate a pescalonda@gmail.com entro la mezzanotte del 5 settembre 2016.
Sono ammesse più ricette per ogni partecipante.
Per chi possiede un blog si prega di inviare il link del proprio blog dove si è pubblicata la ricetta, corredata anche dal banner del contest, alla mail sopraelencata.

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