[:en]Il Chianti Classico: Re de Sangiovese e vino ideale anche per l’estate. Lo dice il New York Times[:]

[:en]Il Chianti Classico: Re de Sangiovese e vino ideale anche per l’estate. Lo dice il New York Times[:]

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“Questo è il mio vino per l’estate: il Chianti Classico”, così esordisce Eric Asimov nell’articolo This Summer, Make it Chianti Classico.

L’esperto di vino del New York Times confessa candidamente la sua più recente fissazione: il Chianti Classico, scelta validissima anche per l’estate.

Eric Asimov, chief wine critic dal 1999 del celebre quotidiano USA, ne sottolinea infatti le caratteristiche distintive: un Sangiovese elegante, che svela nella sua immediatezza una relazione autentica con il suo territorio. Secondo Asimov, il Gallo Nero è l’espressione dell’ormai celebre vitigno che preferisce tra tutte. Pur apprezzando le varie tipologie di Chianti Classico, nella sua rubrica del 7 giugno, il critico americano evidenzia l’estrema gradevolezza del Chianti Classico Annata, il più diffuso (56% della produzione), e la sua capacità di abbinarsi con grande versatilità e finezza anche ai piatti estivi.

Questo apprezzamento di Asimov, che spesso ha consigliato il Chianti Classico ai suoi lettori, segue di pochi giorni il riconoscimento da parte di un critico suo conterraneo, James Suckling, che ha premiato con 100 centesimi il Chianti Classico Gran Selezione CeniPrimo 2018 dell’azienda Ricasoli. Una pietra miliare nella storia della denominazione: per la prima volta la stampa di settore riconosce “la perfezione”

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Carpineto, fra le 103 migliori cantine italiane selezionate da Wine Spectator per Opera Wine

Carpineto, fra le 103 migliori cantine italiane selezionate da Wine Spectator per Opera Wine

[:it]Un vino fine, elegante ed armonioso “dai seducenti aromi di ciliegio dolce, ribes, cuoio, spezie e sottobosco, con un accenno di quercia sul finale che suggerisce che ha ancora il tempo di evolvere”, scriveva cinque  anni fa Wine Spectator recensendo la Riserva 2010.

E la scelta da parte dell’azienda, fondata da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo nel 1967 e tuttora di proprietà delle famiglie, è stata proprio quella di mettere sotto i riflettori cinque anni di evoluzione di un vino, massima espressione di uve autoctone, che fin da subito si è mostrato pronto ed espressivo distinguendosi per eleganza e freschezza, ma che mostrava anche grande longevità così da raggiungere negli anni la massima espressione qualitativa.

Il Vino Nobile Montepulciano prodotto fin dal 1984 solo in versione Riserva, vino icona per la storica azienda toscana e fortemente identitario, vanta negli anni grande fortuna critica e una continuità di premi: per 3 anni, annata 2010, 2011, 2013, tra i top 100 al mondo, a testimonianza della costanza degli standard qualitativi  della produzione.

Una produzione realizzata in un’ottica di piena sostenibilità territoriale e prodigiosamente positiva all’impronta di carbonio.

Il Vino Nobile di Montepulciano Riserva Carpineto un uvaggio nel solco pieno della tradizione delle uve autoctone, espressione della più forte autenticità, e che prevede, come da disciplinare, accanto al Sangiovese (Prugnolo gentile) in percentuale del 90% circa, il 10% di altre varietà autoctone autorizzate come il Canaiolo, il Colorino, il Mammolo. Un vino forte espressione del territorio emblematico di una delle docg delle storiche e grandi aree vinicole toscane.

E’ in particolare qui che l’azienda, nata in Chianti Classico oltre 50 anni fa e presente nelle maggiori denominazioni toscane, ha avuto da oltre vent’anni il ruolo di antesignana nella più piena valorizzazione e crescita della denominazione secondo i più alti parametri di rigore e qualità. Valori identitari espressi da oltre vent’anni anche con un Cru di Nobile, sangiovese in purezza, il Vigneto Poggio Sant’Enrico.[:en]

Caterina Sacchet

Un vino fine, elegante ed armonioso “dai seducenti aromi di ciliegio dolce, ribes, cuoio, spezie e sottobosco, con un accenno di quercia sul finale che suggerisce che ha ancora il tempo di evolvere”, scriveva cinque  anni fa Wine Spectator recensendo la Riserva 2010.

 

E la scelta da parte dell’azienda, fondata da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo nel 1967 e tuttora di proprietà delle famiglie, è stata proprio quella di mettere sotto i riflettori cinque anni di evoluzione di un vino, massima espressione di uve autoctone, che fin da subito si è mostrato pronto ed espressivo distinguendosi per eleganza e freschezza, ma che mostrava anche grande longevità così da raggiungere negli anni la massima espressione qualitativa.

Il Vino Nobile Montepulciano prodotto fin dal 1984 solo in versione Riserva, vino icona per la storica azienda toscana e fortemente identitario, vanta negli anni grande fortuna critica e una continuità di premi: per 3 anni, annata 2010, 2011, 2013, tra i top 100 al mondo, a testimonianza della costanza degli standard qualitativi  della produzione.

Una produzione realizzata in un’ottica di piena sostenibilità territoriale e prodigiosamente positiva all’impronta di carbonio.

 

Il Vino Nobile di Montepulciano Riserva Carpineto un uvaggio nel solco pieno della tradizione delle uve autoctone, espressione della più forte autenticità, e che prevede, come da disciplinare, accanto al Sangiovese (Prugnolo gentile) in percentuale del 90% circa, il 10% di altre varietà autoctone autorizzate come il Canaiolo, il Colorino, il Mammolo. Un vino forte espressione del territorio emblematico di una delle docg delle storiche e grandi aree vinicole toscane.

 

E’ in particolare qui che l’azienda, nata in Chianti Classico oltre 50 anni fa e presente nelle maggiori denominazioni toscane, ha avuto da oltre vent’anni il ruolo di antesignana nella più piena valorizzazione e crescita della denominazione secondo i più alti parametri di rigore e qualità. Valori identitari espressi da oltre vent’anni anche con un Cru di Nobile, sangiovese in purezza, il Vigneto Poggio Sant’Enrico.[:]

Al via la X edizione del Mercato nel Campo a Siena

Al via la X edizione del Mercato nel Campo a Siena

[:it]

a cura della redazione – L’appuntamento con le eccellenze dell’enogastronomia e dell’artigianato torna anche domani, dalle ore 8 alle 20, in Piazza del Campo a Siena

Esordio fortunato per il Mercato nel Campo oggi a Siena. La X edizione della storica rievocazione del mercato medievale ha portato in Piazza del Campo i migliori prodotti dell’enogastronomia e dell’artigianato provenienti dalla Toscana e dai ‘Borghi autentici d’Italia’ che sono stati gli ospiti speciali dell’edizione 2017 del Mercato Grande.
Un viaggio nei sapori arricchito da un ricco calendario di eventi e dalle degustazioni di VinArte, il salotto del gusto dedicato alle eccellenze dell’enologia del Bel Paese. Tanti anche gli eventi dedicati agli appassionati della buona lettura a cui è dedicato lo spazio del ‘Mercato delle Idee’, a cura di Toscanalibri.it. La due giorni proseguirà anche domani, domenica 3 dicembre, fino alle ore 20, sempre in Piazza del Campo.

La domenica del Mercato nel Campo sarà un vero e proprio viaggio nei sapori di una volta. Oltre che sui banchi la tradizione sarà protagonista delle esibizioni ai fornelli degli chef ospiti del Mercato.
Sarà un vero e proprio festival dei sapori in compagnia di Alessandra di Paolo del Ristorante Borgo Tufi che preparerà il Tortello con crema di caciocavallo.
A seguire lo chef Marco Frambati dell’Osteria Le Sorelline si dedicherà alla preparazione del Rotolo di fegatini lardellato con la gota, il suo fondo di cottura con cipolle rosse caramellate e pane croccante all’uvetta.
Lo show ai fornelli proseguirà con Pierino Fagnani della Grotta Santa Caterina con la tagliata di petto di pollo ai capperi e con il gran finale con lo speciale aperitivo di Ettore Silvestri dell’Antica Trattoria Botteganova.

Per i più grandi la giornata proseguirà con le visite speciali al Teatro dei Rinnovati, in programma a partire dalle ore 15.30 e in compagnia del “Mercato delle idee” di Toscanalibri.it che alle ore 16 ospiterà la presentazione di “Ekaterina” di Marialuisa Bianchi che racconta la storia di una schiava russa nella Firenze di Cosimo dei Medici.
Secondo ospite del salotto dedicato alla lettura sarà il volume “Viaggio a Firenze, di William Shakespeare” di Maria Rosaria Perilli. Chiuderanno l’edizione 2017 del ‘Mercato delle Idee’ Mario Ascheri e Patrizia Turrini con “Percorrendo la Francigena in Toscana” e Claudio Biscarini con “Qui Radio Londra: Mangiamo carciofi”.

 

[:en]

a cura della redazione – L’appuntamento con le eccellenze dell’enogastronomia e dell’artigianato torna anche domani, dalle ore 8 alle 20, in Piazza del Campo a Siena

Esordio fortunato per il Mercato nel Campo oggi a Siena. La X edizione della storica rievocazione del mercato medievale ha portato in Piazza del Campo i migliori prodotti dell’enogastronomia e dell’artigianato provenienti dalla Toscana e dai ‘Borghi autentici d’Italia’ che sono stati gli ospiti speciali dell’edizione 2017 del Mercato Grande.
Un viaggio nei sapori arricchito da un ricco calendario di eventi e dalle degustazioni di VinArte, il salotto del gusto dedicato alle eccellenze dell’enologia del Bel Paese. Tanti anche gli eventi dedicati agli appassionati della buona lettura a cui è dedicato lo spazio del ‘Mercato delle Idee’, a cura di Toscanalibri.it. La due giorni proseguirà anche domani, domenica 3 dicembre, fino alle ore 20, sempre in Piazza del Campo.

La domenica del Mercato nel Campo sarà un vero e proprio viaggio nei sapori di una volta. Oltre che sui banchi la tradizione sarà protagonista delle esibizioni ai fornelli degli chef ospiti del Mercato.
Sarà un vero e proprio festival dei sapori in compagnia di Alessandra di Paolo del Ristorante Borgo Tufi che preparerà il Tortello con crema di caciocavallo.
A seguire lo chef Marco Frambati dell’Osteria Le Sorelline si dedicherà alla preparazione del Rotolo di fegatini lardellato con la gota, il suo fondo di cottura con cipolle rosse caramellate e pane croccante all’uvetta.
Lo show ai fornelli proseguirà con Pierino Fagnani della Grotta Santa Caterina con la tagliata di petto di pollo ai capperi e con il gran finale con lo speciale aperitivo di Ettore Silvestri dell’Antica Trattoria Botteganova.

Per i più grandi la giornata proseguirà con le visite speciali al Teatro dei Rinnovati, in programma a partire dalle ore 15.30 e in compagnia del “Mercato delle idee” di Toscanalibri.it che alle ore 16 ospiterà la presentazione di “Ekaterina” di Marialuisa Bianchi che racconta la storia di una schiava russa nella Firenze di Cosimo dei Medici.
Secondo ospite del salotto dedicato alla lettura sarà il volume “Viaggio a Firenze, di William Shakespeare” di Maria Rosaria Perilli. Chiuderanno l’edizione 2017 del ‘Mercato delle Idee’ Mario Ascheri e Patrizia Turrini con “Percorrendo la Francigena in Toscana” e Claudio Biscarini con “Qui Radio Londra: Mangiamo carciofi”.

 

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Prato: dal “maiale etrusco” nasce la mortadella di Montemurlo

[:it]20160421172548985di redazione – Nasce la mortadella, prodotta con le “parti nobili” del maiale tipico toscano, allevato fin dagli etruschi, ma fino a qualche anno fa considerato estinto. Un prodotto di nicchia, realizzato dall’artigiano delle mortadelle di Bologna, Silvio Scapin

Anche Montemurlo ha la sua mortadella, un prodotto di nicchia e di altissima qualità, realizzato con le parti nobili del suino nero di macchiaiola maremmana, allevato dall’azienda agricola “Il Poggiolino Montemurlo”.
Una vera e propria novità per l’azienda di Cicignano che va ad arricchire il paniere di salumi tutti “made in Montemurlo”.
Il salume è stato presentato alla presenza del sindaco di Montemurlo, Mauro Lorenzini, che ha detto:
« I due terzi del territorio di Montemurlo si estendono nella parte collinare ed è un piacere sapere che ci sono imprenditori come la famiglia Tissi, che investono nella cura dell’ambiente e nella promozione dei prodotti locali. Questo è il nostro valore aggiunto ed è così che si promuove il turismo e l’agricoltura sostenibile».

Inoltre, il sindaco ha sottolineato il valore della giovane imprenditoria agricola al femminile, ben rappresentata da Giulia Tissi, poco più che trent’anni, e figlia del fondatore dell’azienda “Il Poggiolino”, che all’amore del padre per un allevamento di qualità ha aggiunto il marketing e a breve aprirà uno spaccio dove poter acquistare i vari salumi della macchiaiola maremmana.

L’ultima arrivata in casa “Poggiolino” nasce dalla passione del proprietario, Bruno Tissi, per la regina delle tavole bolognesi: la mortadella.
Così alcuni mesi fa Tissi fa contattare il migliore artigiano delle mortadelle bolognesi, Silvio Scapin, da oltre quarant’anni patron di “Artigianquality” nel centro di Bologna e presidio slow food, e gli propone una nuova sfida: realizzare una mortadella dalle carni di macchiaiola maremmana.

È così che Montemurlo e Bologna si mettono insieme per dare vita ad un prodotto straordinario per gusto e qualità. Un prodotto di nicchia che per ora l’azienda agricola “Il Poggiolino” proporrà soltanto in alcuni periodi dell’anno ed in produzione limitata.

«Le carni di macchiaiola maremmana costituiscono un unicum, non esiste qualcosa di simile altrove, tanto che ho accettato volentieri la sfida che mi ha proposto Bruno Tissi.- spiega il “maestro della mortadella” Silvio Scapin– Il metodo di allevamento allo stato semi-brado, l’alimentazione con prodotti del sottobosco, frutta, verdura e i cereali prodotti dall’azienda agricola stessa migliorano il benessere dell’animale, rendendo le carni naturalmente saporite, così come lo erano un tempo e il risultato è una mortadella di grande consistenza, aroma e qualità».
Nulla a che vedere con le produzioni industriali. Per produrre la mortadella di macchiaiola maremmana Scapin ha utilizzato le parti più nobili dell’animale: prosciutto, parte della pancetta, gola e spalla denervata. Banditi gli additivi chimici e il pepe, mentre il sapore, oltre che dalla consistenza delle carni, viene dalle spezie naturali utilizzate e dosate con maestria: macis, cardamomo, coriandolo e noce moscata. Una produzione “lenta” che dura in media quattro o cinque giorni. La carne viene macinata e mescolata con le spezie selezionate. Sono, poi, aggiunti i lardelli di gola e il sale marino. Il composto viene insaccato in budelli naturali, legati a mano e poi fatti cuocere lentamente (cottura per assunzione) in particolari stufe per 24-28 ore. Così la carne ha tutto il tempo di far “esplodere” i propri aromi e profumi. Una mortadella tutta naturale, che, tra le altre qualità, ha anche quella di essere ben digeribile.

Le carni del “Poggiolino”, infatti, sono naturalmente buone: i suini neri sono allevati in un ambiente incontaminato all’interno dell’area protetta del Monteferrato ed hanno un dna al 100% toscano. Allevati fin dagli etruschi, i maiali di macchiaiola maremmana fino ad alcuni anni fa era considerati estinti. Il recupero della razza è iniziato nel 2005 con il ritrovamento di un nucleo di riproduttori alle pendici dell’ Amiata ed proseguito grazie al sostegno del progetto europeo Vagal con il patrocinio della Provincia di Grosseto ed alla collaborazione dell’Università di Firenze ed è così rincominciato l’allevato di questa razza antica. L’allevamento, la riproduzione, la produzione di carne e la trasformazione dei prodotti stagionati della “Macchiaiola maremmana” sono regolamentati da un rigoroso disciplinare per garantirne l’eccellenza, la qualità e la salubrità. In Toscana sono solo due le aziende che producono la macchiaiola maremmana, “Il Poggiolino Montemurlo” e un’azienda di Seggiano. Le carni di macchiaiola maremmana hanno una prevalenza di acidi grassi insaturi e di acidi grassi delle famiglie Omega 3 e omega 6.

Maggiori informazioni si possono trovare anche sul sito dell’azienda www.ilpoggiolino.net[:en]20160421172548985di redazione – Nasce la mortadella, prodotta con le “parti nobili” del maiale tipico toscano, allevato fin dagli etruschi, ma fino a qualche anno fa considerato estinto. Un prodotto di nicchia, realizzato dall’artigiano delle mortadelle di Bologna, Silvio Scapin

Anche Montemurlo ha la sua mortadella, un prodotto di nicchia e di altissima qualità, realizzato con le parti nobili del suino nero di macchiaiola maremmana, allevato dall’azienda agricola “Il Poggiolino Montemurlo”.
Una vera e propria novità per l’azienda di Cicignano che va ad arricchire il paniere di salumi tutti “made in Montemurlo”.
Il salume è stato presentato alla presenza del sindaco di Montemurlo, Mauro Lorenzini, che ha detto:
« I due terzi del territorio di Montemurlo si estendono nella parte collinare ed è un piacere sapere che ci sono imprenditori come la famiglia Tissi, che investono nella cura dell’ambiente e nella promozione dei prodotti locali. Questo è il nostro valore aggiunto ed è così che si promuove il turismo e l’agricoltura sostenibile».

Inoltre, il sindaco ha sottolineato il valore della giovane imprenditoria agricola al femminile, ben rappresentata da Giulia Tissi, poco più che trent’anni, e figlia del fondatore dell’azienda “Il Poggiolino”, che all’amore del padre per un allevamento di qualità ha aggiunto il marketing e a breve aprirà uno spaccio dove poter acquistare i vari salumi della macchiaiola maremmana.

L’ultima arrivata in casa “Poggiolino” nasce dalla passione del proprietario, Bruno Tissi, per la regina delle tavole bolognesi: la mortadella.
Così alcuni mesi fa Tissi fa contattare il migliore artigiano delle mortadelle bolognesi, Silvio Scapin, da oltre quarant’anni patron di “Artigianquality” nel centro di Bologna e presidio slow food, e gli propone una nuova sfida: realizzare una mortadella dalle carni di macchiaiola maremmana.

È così che Montemurlo e Bologna si mettono insieme per dare vita ad un prodotto straordinario per gusto e qualità. Un prodotto di nicchia che per ora l’azienda agricola “Il Poggiolino” proporrà soltanto in alcuni periodi dell’anno ed in produzione limitata.

«Le carni di macchiaiola maremmana costituiscono un unicum, non esiste qualcosa di simile altrove, tanto che ho accettato volentieri la sfida che mi ha proposto Bruno Tissi.- spiega il “maestro della mortadella” Silvio Scapin– Il metodo di allevamento allo stato semi-brado, l’alimentazione con prodotti del sottobosco, frutta, verdura e i cereali prodotti dall’azienda agricola stessa migliorano il benessere dell’animale, rendendo le carni naturalmente saporite, così come lo erano un tempo e il risultato è una mortadella di grande consistenza, aroma e qualità».
Nulla a che vedere con le produzioni industriali. Per produrre la mortadella di macchiaiola maremmana Scapin ha utilizzato le parti più nobili dell’animale: prosciutto, parte della pancetta, gola e spalla denervata. Banditi gli additivi chimici e il pepe, mentre il sapore, oltre che dalla consistenza delle carni, viene dalle spezie naturali utilizzate e dosate con maestria: macis, cardamomo, coriandolo e noce moscata. Una produzione “lenta” che dura in media quattro o cinque giorni. La carne viene macinata e mescolata con le spezie selezionate. Sono, poi, aggiunti i lardelli di gola e il sale marino. Il composto viene insaccato in budelli naturali, legati a mano e poi fatti cuocere lentamente (cottura per assunzione) in particolari stufe per 24-28 ore. Così la carne ha tutto il tempo di far “esplodere” i propri aromi e profumi. Una mortadella tutta naturale, che, tra le altre qualità, ha anche quella di essere ben digeribile.

Le carni del “Poggiolino”, infatti, sono naturalmente buone: i suini neri sono allevati in un ambiente incontaminato all’interno dell’area protetta del Monteferrato ed hanno un dna al 100% toscano. Allevati fin dagli etruschi, i maiali di macchiaiola maremmana fino ad alcuni anni fa era considerati estinti. Il recupero della razza è iniziato nel 2005 con il ritrovamento di un nucleo di riproduttori alle pendici dell’ Amiata ed proseguito grazie al sostegno del progetto europeo Vagal con il patrocinio della Provincia di Grosseto ed alla collaborazione dell’Università di Firenze ed è così rincominciato l’allevato di questa razza antica. L’allevamento, la riproduzione, la produzione di carne e la trasformazione dei prodotti stagionati della “Macchiaiola maremmana” sono regolamentati da un rigoroso disciplinare per garantirne l’eccellenza, la qualità e la salubrità. In Toscana sono solo due le aziende che producono la macchiaiola maremmana, “Il Poggiolino Montemurlo” e un’azienda di Seggiano. Le carni di macchiaiola maremmana hanno una prevalenza di acidi grassi insaturi e di acidi grassi delle famiglie Omega 3 e omega 6.

Maggiori informazioni si possono trovare anche sul sito dell’azienda www.ilpoggiolino.net[:]

Firenze: Re panettone da Serafini

[:it]12376545_989329747791320_7972379176891645029_ndi Nadia Fondelli – Si avvicina il Natale e le feste di Capodanno. Inevitabile è farsi travolgere dalle tentazioni dei dolci delle feste.

Panettone, pandori, ricciarelli, torrone. Ma anche cioccolatini e altre leccornie che stuzzicano l’acquolina in bocca e fanno alzare glicemia e girovita.
Nessun pericolo. Ve lo abbiamo detto già lo scorso anno. Lasciatevi tentare basta che poi indossiate le scarpe da running e via! A smaltire…
Una fetta di panettone vale 5 chilometri di corsa e allora se proprio non siete uno sportivo pensateci bene. Che panettone sia, ma buono!

Le vetrine ad alto tasso glicemico traggono in inganno. Non vi fate affascinare da confezioni scintillanti, packaging trendy e men che mai dai prodotti industriali impilati all’inverosimile nei supermercati.
Se volete un dolce di Natale dovete solo andare da un artigiano del gusto.
Il calore delle feste infatti non è fatto solo di baci, abbracci, sorrisi, nonne e tortellini. Il panettone è un classico, ma troppo spesso si tralascia l’ultima portata e così come (quasi sempre) un pessimo caffè rovina un buon pasto un panettone sbagliato toglie la poesia delle feste.
L’ultimo sapore è quello che si stampa nella memoria, quello che si chiude per sempre nei cassettini della memoria. E questo tanti lo scordano….
Ecco che allora, girando e cercando, ho trovato non un panettone ma il panettone. Notoriamente mi lascio affascinare dai nomi di moda che piacciono ad alcuni colleghi ma vado a scovare ed ho scovato il meglio a Firenze, paradossalmente, a due passi da casa.

In via Gioberti alla Pasticceria Serafini ho trovato il top. Non solo panettone, da provare anche il pandolce: gustoso panetto bagnato di rum oppure di rum e cioccolato con glassatura.
Un vero panettone (tre varianti: classico, con solo uvetta e al cioccolato) che nasce da un lievito madre di oltre 70 anni che si sveglia coccolato e viziato da mani sapienti ed abili a fine novembre. Mani che lo plasmano con farine selezionate, lo impastano con materie di primissima qualità e canditi senza anidride solforosa. Solo mani sapienti, pazienza e attesa. Nessun macchinario, nessun mixer al servizio di una procedura artigiana che fa partorire un panettone in tre giorni e tre notti.
Il risultato è stupefacente. L’emozione di sapori antichi, un gusto elegante che persiste avvolgendo senza aggredire.

Poco altro da aggiungere. Una tradizione del gusto che si rinnova da oltre 70 anni grazie a custodi sapienti e voglia di dare ancora oggi il meglio, nonostante altre scelte siano più facili e ruffiane.[:en]12373434_989329734457988_3685213439065599139_n 12376545_989329747791320_7972379176891645029_ndi Nadia Fondelli – Si avvicina il Natale e le feste di Capodanno. Inevitabile è farsi travolgere dalle tentazioni dei dolci delle feste.

Panettone, pandori, ricciarelli, torrone. Ma anche cioccolatini e altre leccornie che stuzzicano l’acquolina in bocca e fanno alzare glicemia e girovita.
Nessun pericolo. Ve lo abbiamo detto già lo scorso anno. Lasciatevi tentare basta che poi indossiate le scarpe da running e via! A smaltire…
Una fetta di panettone vale 5 chilometri di corsa e allora se proprio non siete uno sportivo pensateci bene. Che panettone sia, ma buono!

Le vetrine ad alto tasso glicemico traggono in inganno. Non vi fate affascinare da confezioni scintillanti, packaging trendy e men che mai dai prodotti industriali impilati all’inverosimile nei supermercati.
Se volete un dolce di Natale dovete solo andare da un artigiano del gusto.
Il calore delle feste infatti non è fatto solo di baci, abbracci, sorrisi, nonne e tortellini. Il panettone è un classico, ma troppo spesso si tralascia l’ultima portata e così come (quasi sempre) un pessimo caffè rovina un buon pasto un panettone sbagliato toglie la poesia delle feste.
L’ultimo sapore è quello che si stampa nella memoria, quello che si chiude per sempre nei cassettini della memoria. E questo tanti lo scordano….
Ecco che allora, girando e cercando, ho trovato non un panettone ma il panettone. Notoriamente mi lascio affascinare dai nomi di moda che piacciono ad alcuni colleghi ma vado a scovare ed ho scovato il meglio a Firenze, paradossalmente, a due passi da casa.

In via Gioberti alla Pasticceria Serafini ho trovato il top. Non solo panettone, da provare anche il pandolce: gustoso panetto bagnato di rum oppure di rum e cioccolato con glassatura.
Un vero panettone ( tre varianti: classico, che nasce da un lievito madre di oltre 70 anni che si sveglia coccolato e viziato da mani sapienti ed abili a fine novembre. Mani che lo plasmano con farine selezionate, lo impastano con materie di primissima qualità e canditi senza anidride solforosa. Solo mani sapienti, pazienza e attesa. Nessun macchinario, nessun mixer al servizio di una procedura artigiana che fa partorire un panettone in tre giorni e tre notti.
Il risultato è stupefacente. L’emozione di sapori antichi, un gusto elegante che persiste avvolgendo senza aggredire.

Poco altro da aggiungere. Una tradizione del gusto che si rinnova da oltre 70 anni grazie a custodi sapienti e voglia di dare ancora oggi il meglio, nonostante altre scelte siano più facili e ruffiane.[:]

Extra vergine d’oliva anno zero

[:it]olio-extravergine-di-olivadi Nadia Fondelli – E’ un’annata importante quella alle porte per questo protagonista assoluto della storia, della cultura e della tavola italiana.
L’olio extra vergine d’oliva dopo l’anno orribile si affaccia al mercato con un raccolto tanto atteso quanto pare davvero confortante.

L’andamento climatico favorevole nonostante l’estate lunga e torrida ha permesso un buon sviluppo sia del fiore che del frutto. Nessun problema, e non è mai banale sottolinearlo, sotto l’aspetto fitosanitario. La mosca olearia, nefasta protagonista della scorsa stagione quest’anno non ha avuto possibilità di sferrare i suoi attacchi.

Fabrizio Filippi, neo rieletto presidente del consorzio olio extra vergine d’oliva toscano Igp, che rappresenta circa l’80 % della produzione toscana parla senza mezzi termini di “bella annata tanto attesa fra paura, ansia e aspettative.
Siamo davanti a uno spartiacque. Quel che è stato perso sarà difficile recuperarlo, ma sicuramente il 2014 ha lasciato in dote la necessità di porre maggiore attenzione alla coltivazione, in ogni sua fase. E’ fondamentale prendere atto che il clima è cambiato e non ci sono più certezze. Una volta era tradizione cominciare la raccolta dopo la festa di Ognissanti e invece all’oggi siamo anticipati di almeno quindici giorni. Bisogna prendere atto che serve versatilità.”

L’assessore all’agricoltura della regione Marco Remaschi richiama invece tutti ad una maggiore organizzazione per evitare il ripetersi di stagioni come la scorsa e per sfruttare al meglio le risorse disponibili a  livello europeo nella programmazione 2014 – 2020.
Per farlo chiede di cercare di recuperare il 27% dell’olivocultura incolta a causa della mancanza di reddittività, lavorare per la riduzione dei costi, valorizzare il prodotto olio toscano che è anche paesaggio oltreché universalmente riconosciuto come straordinario anche sotto l’aspetto organolettico e quindi salutistico.

A Reggello capitale dell’olio toscano come si prospetta la stagione? Ne abbiamo parlato con l’assessore all’agricoltura Giacomo Banchetti che racconta con entusiasmo di annata interessante sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
“Quello appena trascorso senza olio è stato un anno molto duro e siamo arrivati ad attendere questo momento con particolare ansia ma con altrettanta fiducia. Oggi, alla vigilia della raccolta si può finalmente dire che le aspettative sono ottime e che la tradizionale rassegna, dopo lo stop del 2014, e che si terrà il 30/31 ottobre e il 1 Novembre sarà un’edizione particolarmente ricca di appuntamenti”.
Noi in anteprima per voi abbiamo provato l’extravergine 2015 appena imbottigliato. Elegante e tipicamente toscano sia nei monocultivar che nei blend. Colore intenso, profumi avvolgenti, gusto rotondo e raffinato. E se si considera che, il primo olio che passa nel frantoio solitamente non è mai il massimo c’è davvero da essere speranzosi.[:en]olio-extravergine-di-olivadi Nadia Fondelli – E’ un’annata importante quella alle porte per questo protagonista assoluto della storia, della cultura e della tavola italiana.
L’olio extra vergine d’oliva dopo l’anno orribile si affaccia al mercato con un raccolto tanto atteso quanto pare davvero confortante.

L’andamento climatico favorevole nonostante l’estate lunga e torrida ha permesso un buon sviluppo sia del fiore che del frutto. Nessun problema, e non è mai banale sottolinearlo, sotto l’aspetto fitosanitario. La mosca olearia, nefasta protagonista della scorsa stagione quest’anno non ha avuto possibilità di sferrare i suoi attacchi.

Fabrizio Filippi, neo rieletto presidente del consorzio olio extra vergine d’oliva toscano Igp, che rappresenta circa l’80 % della produzione toscana parla senza mezzi termini di “bella annata tanto attesa fra paura, ansia e aspettative.
Siamo davanti a uno spartiacque. Quel che è stato perso sarà difficile recuperarlo, ma sicuramente il 2014 ha lasciato in dote la necessità di porre maggiore attenzione alla coltivazione, in ogni sua fase. E’ fondamentale prendere atto che il clima è cambiato e non ci sono più certezze. Una volta era tradizione cominciare la raccolta dopo la festa di Ognissanti e invece all’oggi siamo anticipati di almeno quindici giorni. Bisogna prendere atto che serve versatilità.”

L’assessore all’agricoltura della regione Marco Remaschi richiama invece tutti ad una maggiore organizzazione per evitare il ripetersi di stagioni come la scorsa e per sfruttare al meglio le risorse disponibili a  livello europeo nella programmazione 2014 – 2020.
Per farlo chiede di cercare di recuperare il 27% dell’olivocultura incolta a causa della mancanza di reddittività, lavorare per la riduzione dei costi, valorizzare il prodotto olio toscano che è anche paesaggio oltreché universalmente riconosciuto come straordinario anche sotto l’aspetto organolettico e quindi salutistico.

A Reggello capitale dell’olio toscano come si prospetta la stagione? Ne abbiamo parlato con l’assessore all’agricoltura Giacomo Banchetti che racconta con entusiasmo di annata interessante sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.
“Quello appena trascorso senza olio è stato un anno molto duro e siamo arrivati ad attendere questo momento con particolare ansia ma con altrettanta fiducia. Oggi, alla vigilia della raccolta si può finalmente dire che le aspettative sono ottime e che la tradizionale rassegna, dopo lo stop del 2014, e che si terrà il 30/31 ottobre e il 1 Novembre sarà un’edizione particolarmente ricca di appuntamenti”.
Noi in anteprima per voi abbiamo provato l’extravergine 2015 appena imbottigliato. Elegante e tipicamente toscano sia nei monocultivar che nei blend. Colore intenso, profumi avvolgenti, gusto rotondo e raffinato. E se si considera che, il primo olio che passa nel frantoio solitamente non è mai il massimo c’è davvero da essere speranzosi.[:]