2 Settembre 2012

Gli antenati del PanforteThe forefathers of Panforte

Il Palio? Va bene. Il Duomo? Ok. Il Panforte?
Ah, ora ci siamo! Non ci sono santi che tenga, il panforte rappresenta Siena nel mondo non meno delle sue decantate e gloriose contrade.
Ma come spesso accade per le cose gioiose, la molla iniziale è la tristezza, dovete dunque sapere che questa invenzione dolciaria affonda le sue radici nel Medioevo, quando la città era stretta sotto assedio.
Una suora, Sorella Berta, preoccupata dello stato di salute dei suoi concittadini, decise di preparare una pietanza altamente energetica impastando miele, canditi, mandorle, spezie e molto zenzero.

Nacque così il Panpepato, il primo antenato del panforte. Col tempo gli vennero attribuite virtù afrodisiache e, secondo gli anziani, teneva insieme le famiglie impedendo i litigi familiari. Il Panpepato veniva fatto prevalentemente nei monasteri dai frati e dalle suore, si dice infatti che l’industrializzazione del Panpepato sia dovuta a Giovanni Parenti a partire dal 1829.

Primo discendente del panpepato fu il Panforte delle Dame, o Panforte al cioccolato (come si conosce oggi), nato dopo il 1815. Anticamente si procedeva preparando un panpepato molto speziato e glassato con cioccolato fondente amaro.
La ricetta originaria venne modificata verso il 1830 confezionando il dolce con mandorle sbucciate e tostate, insieme a canditi di cedro; spopolerà in brevissimo tempo questa variante al cioccolato, tant’è che non sarebbe più mancata nei salotti signorili.

Il “nipotino più dolce” nacque solo nel 1879 in occasione della visita della Regina Margherita di Savoia, per merito del maestro delle cerimonie che ritenne il panpepato troppo poco regale.
Optò dunque per addolcire il sapore mettendo la zucca fra gli ingredienti e la vaniglia al posto del pepe nero. Nacque cosi il delicato Panforte Margherita, miscela perfetta di zucchero bianco accanto a poco miele, mandorle di “Avola” (cioè quelle più grandi e saporite), e con la speziatura affidata alla noce moscata, la vaniglia e la cannella di Ceylon.
Per rendere l’impasto più morbido si soleva aggiungere una certa dose di pasta di marzapane ricoprendo infine il tutto con un’abbondante spolverata di zucchero a velo.The Palio? Ok. The Cathedral? Ok. Panforte?
Ah, now you’re talking! There’s no doubt about it, panforte represents Siena in the world no less than its praised and glorious contradas. But, as often happens for joyful things, it derives from sadness.
This sweet invention dates back to medieval times, while Siena was under siege.

A nun, Sister Berta, worried by the state of health of her fellow citizens, decided to prepare a dish full of energy by mixing together honey, candied fruit, almonds, spices and a lot of ginger. It was called Panpepato, the forefather of panforte.
It was thought to have aphrodisiac properties and, according to old people, it kept families together by preventing arguments. Panpepato was mainly made by monks and nuns in monasteries and it is said that Panpepato was industrialised by Giovanni Parenti in 1829.

The first descendant of panpepato was Panforte delle Dame, or Panforte with chocolate (as it is called today) which was invented after 1815. At that time, it was made by preparing a very spicy panpepato and glazing it with bitter chocolate.
The original recipe was modified towards 1830 by making it with shelled and toasted almonds, together with candied citrons; this chocolate variant was immediately successful and was always presented during important society occasions.

The “sweeter nephew” was invented in 1879 to celebrate the visit of Queen Margherita of Savoia to Siena, thanks to the master of ceremonies who deemed panpepato to not be regal enough. He therefore decided to sweeten it by adding pumpkin and vanilla instead of black pepper.
This became the delicate Panforte Margherita, a perfect combination of white sugar and a little honey, “Avola” almonds (the larger and tastier variety), and spiced with nutmeg, vanilla and Ceylon cinnamon. A certain amount of marzipan was added to make the dough softer. It then was covered with an abundant dusting of icing sugar.

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