Gite fuori porta: idee per scoprire la Toscana autentica

Gite fuori porta: idee per scoprire la Toscana autentica

[:it]Castiglioncello_Firenzuola_Italydi Nadia Fondelli – Aria di primavera, belle giornate e la voglia di stare all’aria aperta. Aprofittatene di Pasquuetta e dei Ponti di aprile e maggio per scoprire una Toscana poco nota e meravigliosa. Quella da autentici lovers… 12 idee uniche fra antiche strade, borghi abbandonati, alpeggi, grotte e giardini.

L’abbazia di Carlo Magno dove i riti sono in gregoriano
Un grande classico sempre ricco di fascino a due passi dalla capitale del vino: Montalcino. Fondata – fra leggenda e realtà da Carlo Magno che, nel 781 tornando da Roma vide in questa vallata morire molti suoi soldati colpiti dalla peste. Per porre fine all’epidemia giurò di far costruire qui un Abbazia ed ecco Sant’Antimo.
Silenzio, verde, misticismo e tutte le funzioni cantate in gregoriano. Possibile anche essere ospitati in dieci camere e quattro dormitori.

Il Romitorio dell’Argentario
Per chi si trova in Maremma impossibile non salire sulle pendici del Monte Argentario dove, nel 1728 San Paolo della Croce fondò il Romitorio di Sant’Antonio creando il primo nucleo dell’Ordine completato più tardi con la chiesa, il convento e l’edificio del noviziato oggi adibito a casa di preghiera.
La posizione splendida che domina dall’alto la costa, la frescura e il silenzio dei boschi circostanti fanno di questo un luogo ideale per fermarsi anche qualche giorno, mentre per chi è solo di passaggio da provare è il liquore “argentarium”. Tel. 0564 812641.

Una passeggiata là dov’era il trenino a cremagliera Saline-Volterra
Chi arriva a Saline, proveniente dal mare, non può fare a meno di vedere, lassù, in alto, la sagoma di Volterra dove fino al 1958 arrivavano i treni che oggi si fermano a Saline. Pare impossibile perchè le pendenze che superano il 10% non sono certo quelle tipiche delle linee ferroviarie. Ma la ferrovia realizzata ad inizio ‘900 oggi non c’è più, ma la massicciata ferroviaria oggi dismessa è perfetta oggi come collegamento tra Saline e Volterra, per gli amanti delle escursioni pedatorie. Un sentiero straordinario, un luogo sicuro in cui si può camminare senza il rischio di finire sotto le ruote di una “moderno” mezzo di trasporto su gomma…

Antro del Corchia
Vicino alla Versilia, incastonata tra gli spettacolari scenari del Parco delle Alpi Apuane è Antro del Corchia la “Montagna vuota” con i suoi milioni di anni di storia geologica. 70 km di gallerie e pozzi, 1200 metri di dislivello massimo, un sistema di condotti carsici sviluppati in 2 km cubici di roccia lo rendono il più importante complesso carsico d’Italia ed uno dei maggiori al mondo.
Il percorso di quasi due chilometri si fa con soste, in circa due ore. La presenza di oltre 1000 scalini non la rende un’escursione adatta a persone con ridotta mobilità. La temperatura interna, costante durante tutto l’anno, si aggira sui 7,5°. Necessario indossare almeno una felpa, avere con se una cerata e calzare scarpe con suola in gomma meglio se da trekking.  Apertura: mattina e pomeriggio secondo un calendario annuale www.antrocorchia.it. Disponibili anche visite guidate in più lingue. Su richiesta sono disponibili anche due diversi percorsi speleologici entrambi di tre ore: la Galleria della Neve e il Ramo del Fiume; le attrezzature tecniche necessarie sono parzialmente fornite dal gestore e comprese nel prezzo del biglietto.

In alto Mugello nel borgo abbandonato
Castiglioncello si trova nel comune di Firenzuola e nella valle del Santerno ai confini con la provincia di Bologna.
E’ un meraviglioso borgo abbandonato che venne progressivamente abbandonato a partire dal ‘700 quando al posto dell’antica strada che correva sul crinale appenninico si iniziò ad utilizzare una strada nel fondovalle, che è quella tuttora utilizzata. Gli abitanti rimasero sempre più isolati e decisero così di abbandonare il paese.
Si raggiunge da Moranduccio nel pressi del passo della Futa, a due passi dal confine con l’Emilia-Romagna.

La Riserva Naturale di Ponte a Buriano e La Penna
Alle porte di Arezzo in una riserva naturale resa famosa dalla diga sul fiume Arno di La Penna e il Ponte a Buriano che, fra misto di leggenda e realtà si narra sia il panorama che fa da sfondo al sorriso enigmatico della celebre Gioconda dipinta da Leonardo Da Vinci.
Una riserva da vivere fra i suoi 665 ettari che si estendono fra i comuni di Arezzo, Civitella della Chiana e Laterina. Un area perfetta per gli amanti del trekking, del birdwatching, ma anche semplicemente del verde e delle camminate dove potrete passeggiare in una vegetazione che varia da boschi di roverelle a leccete e a zone ben coltivate.

Un fiumicel che nasce in Falterona…
Il Monte Falterona (1654 mt.), divide due pianure – Casentino e Mugello –  e alle sue pendici nasce l’Arno (a quota 641 km.) – uno dei fiumi più importanti d’Italia che attraversa la Toscana centro-settentrionale per sfociare in prossimità di Marina di Pisa nel Tirreno.
Il Monte è situato all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (36.000 ettari di terreno) dove è possibile ammirare boschi secolari di faggi, abeti e castagni, e dove il daino, il capriolo ed il cervo sono le presenze comuni.
Più di uno i percorsi su questa montagna, ma le tappe più significative sono: Lago degli Idoli, Capo d’Arno e Monte Falterona.
Se passiamo da Dicomano in direzione Passo del Muraglione e Forlì, a San Godenzo dovete girare per Castagno d’Andrea dove arriviamo fino ad una strada sterrata che conduce all’inizio di uno dei vari ingressi del Parco. Il percorso per arrivare fino al Monte Falterona richiede circa tre ore. Dopo circa un’ora e mezzo di cammino troviamo Capo d’Arno (1358 mt.). A circa 15 minuti di cammino, è possibile visitare ciò che è rimasto del Lago degli Idoli (1380 mt.), prosciugato per permettere gli scavi che hanno portato alla luce svariati reperti archeologici di bronzo e rame.

Respirando la storia dalla Torre di Galatrona
Uno dei tetti del Valdarno, un pezzo di storia medievaleQuesto è la torre di Galatrona, nel comune di Bucine in provincia di Arezzo, ultimo baluardo dell’antico castello che intorno all’anno 1000 dominava la Valdambra e il Chianti.
Recentemente restaurata, la torre mostra i segni di antiche dominazioni. All’esterno è possibile individuare tracce di un recinto murario fatto di grandi blocchi di pietra e tratti di un’altra cinta più antica e più spessa. 
Salendo lassù è possibile “respirare” la storia in un paesaggio che potrebbe esser la scenografia ideale di “Braveheart” dove gli oltre mille anni vissuti da questa torre si fondono con la bellezza della natura incontaminata della terra toscana.

Parco d’Arte E. Pazzagli
Situato nella zona sud di Firenze – realizzato personalmente dallo scultore Enzo Pazzagli – il Parco si estende su una superficie di 23.900 mq, racchiudendo oltre 200 sculture armoniosamente distribuite e contornate da 300 giovani cipressi quasi a formare un connubio di sculture viventi.
Le opere d’arte, prevalentemente in acciaio, ottone e bronzo, trasmettono forti emozioni: di giorno con il sole assumono dei riflessi di rara bellezza e di notte, illuminate singolarmente, sembrano dotate di luce propria emanando un aspetto surrealistico e di gran fascino. 
Un “paradiso scultorio” contornato da colline con ville e castelli medicei, dall’Arno che gli scorre accanto e dallo sfrecciare dei treni come se fossero messaggeri nel mondo di una visione indimenticabile.Ingresso è gratuito e info: www.pazzagli.com.

L’Alpe di Luna

E’ una riserva naturale di boschi di faggi e cerri che fa da spartiacque fra l’alta valle de Tevere in Toscana e la valle dei Marecchia nelle Marche.
Un luogo giunto selvaggio al terzo millennio grazie al suo isolamento e alla mancanza di grandi vie di comunicazione dove domina solo la natura e i silenzi urlati degli abitanti del bosco. Un Appennino che ha i suoi picchi più alti nel Monte dei Frati (m. 1453), nel Monte Maggiore (m.1384) e nel Monte Sodo Pulito (1225).
Qui sull’Alpe della Luna fra il rarissimo Abete Bianco e i caprioli, i cinghiali, le poiane e gli scoiattoli che qui hanno la residenza è una ben segnalata rete sentieristica che si presta ottimamente ad escursioni indimenticabili per amanti del trekking, del cavallo e della mountain bike: i migliori mezzi di locomozione per vivere le sensazioni ed i profumi di questa parte di Appennino dove il tempo sembra essersi fermato.
Info:www.parks.it/riserva.alpe.luna – www.areeprotette.provincia.arezzo.it

Valle di Zeri,  escursione nella natura intonsa
Si trovano in Lunigiana, all’estremo confine con la Liguria e l’Emilia Romagna, nell’Appennino tosco-emiliano. Sono le valli di Zeri che comprendono un territorio suddiviso in tre ampie vallate denominate di Adelano, del Gordana e di Rossano.
Boschi di castagni, faggi e querce, si alternano a estesi prati permanenti. Tutto il territorio è ricco di sorgenti, fiumi, torrenti, con ambienti incontaminati. Da segnalare la grotta della Colombara, nella vallata di Rossano – una cascata forma una stupenda piscina naturale – e gli stretti di Giaredo, canyon scavato dal fiume Gordana nella roccia, lungo alcune centinai di metri.
Tanti i possibili itinerari dalla vetta del Passo del Rastrello (1044 metri) che segna il confine con la provincia di Parma con in lontananza il mare ligure dove molti sono gli alpeggi abbandonati fra cui Capanne di Vruga e Formentara dove per secoli, in estate, si trasferivano gli abitanti del fondovalle per pascolare il bestiame.
Info:Associazione Culturale Valli di Zeriwww.vallidizeri.it

La casa dei narcisi più belli d’Italia!
Li vedi spuntare bianchi, gialli, bicolori, colorati e possenti; a guardia di una splendida villa che si erge tra le bordure all’inglese o al margine del bosco, con aiuole gentilizie che si affacciano sul lembo di una conca ridente; sono i narcisi di Villa la Pescigola.
I proprietari, Adriana Hedges e suo marito, hanno trasformato il vecchio giardino all’italiana in un parco romantico all’inglese, prendendo spunto da un antico dipinto collocato su una porta del salone della dimora.
Siamo in Lunigiana e qui fra esemplari antichi di cedri atlantici ben 150.000 narcisi suddivisi in quattrocento varietà.
Nelle varie aiuole si trovano i “Narcisi dei Poeti”, con fiori profumatissimi e semplici, bianchi, con una piccola corona gialla, orlata di rosso, ma anche gli “Incomparabili”, spuntano  qua e la, con la sua corona aperta e increspata.

 [:en]Castiglioncello_Firenzuola_Italydi Nadia Fondelli – Aria di primavera, belle giornate e la voglia di stare all’aria aperta. Aprofittatene di Pasquuetta e dei Ponti di aprile e maggio per scoprire una Toscana poco nota e meravigliosa. Quella da autentici lovers… 12 idee uniche fra antiche strade, borghi abbandonati, alpeggi, grotte e giardini.

L’abbazia di Carlo Magno dove i riti sono in gregoriano
Un grande classico sempre ricco di fascino a due passi dalla capitale del vino: Montalcino. Fondata – fra leggenda e realtà da Carlo Magno che, nel 781 tornando da Roma vide in questa vallata morire molti suoi soldati colpiti dalla peste. Per porre fine all’epidemia giurò di far costruire qui un Abbazia ed ecco Sant’Antimo.
Silenzio, verde, misticismo e tutte le funzioni cantate in gregoriano. Possibile anche essere ospitati in dieci camere e quattro dormitori.

Il Romitorio dell’Argentario
Per chi si trova in Maremma impossibile non salire sulle pendici del Monte Argentario dove, nel 1728 San Paolo della Croce fondò il Romitorio di Sant’Antonio creando il primo nucleo dell’Ordine completato più tardi con la chiesa, il convento e l’edificio del noviziato oggi adibito a casa di preghiera.
La posizione splendida che domina dall’alto la costa, la frescura e il silenzio dei boschi circostanti fanno di questo un luogo ideale per fermarsi anche qualche giorno, mentre per chi è solo di passaggio da provare è il liquore “argentarium”. Tel. 0564 812641.

Una passeggiata là dov’era il trenino a cremagliera Saline-Volterra
Chi arriva a Saline, proveniente dal mare, non può fare a meno di vedere, lassù, in alto, la sagoma di Volterra dove fino al 1958 arrivavano i treni che oggi si fermano a Saline. Pare impossibile perchè le pendenze che superano il 10% non sono certo quelle tipiche delle linee ferroviarie. Ma la ferrovia realizzata ad inizio ‘900 oggi non c’è più, ma la massicciata ferroviaria oggi dismessa è perfetta oggi come collegamento tra Saline e Volterra, per gli amanti delle escursioni pedatorie. Un sentiero straordinario, un luogo sicuro in cui si può camminare senza il rischio di finire sotto le ruote di una “moderno” mezzo di trasporto su gomma…

Antro del Corchia
Vicino alla Versilia, incastonata tra gli spettacolari scenari del Parco delle Alpi Apuane è Antro del Corchia la “Montagna vuota” con i suoi milioni di anni di storia geologica. 70 km di gallerie e pozzi, 1200 metri di dislivello massimo, un sistema di condotti carsici sviluppati in 2 km cubici di roccia lo rendono il più importante complesso carsico d’Italia ed uno dei maggiori al mondo.
Il percorso di quasi due chilometri si fa con soste, in circa due ore. La presenza di oltre 1000 scalini non la rende un’escursione adatta a persone con ridotta mobilità. La temperatura interna, costante durante tutto l’anno, si aggira sui 7,5°. Necessario indossare almeno una felpa, avere con se una cerata e calzare scarpe con suola in gomma meglio se da trekking.  Apertura: mattina e pomeriggio secondo un calendario annuale www.antrocorchia.it. Disponibili anche visite guidate in più lingue. Su richiesta sono disponibili anche due diversi percorsi speleologici entrambi di tre ore: la Galleria della Neve e il Ramo del Fiume; le attrezzature tecniche necessarie sono parzialmente fornite dal gestore e comprese nel prezzo del biglietto.

In alto Mugello nel borgo abbandonato
Castiglioncello si trova nel comune di Firenzuola e nella valle del Santerno ai confini con la provincia di Bologna.
E’ un meraviglioso borgo abbandonato che venne progressivamente abbandonato a partire dal ‘700 quando al posto dell’antica strada che correva sul crinale appenninico si iniziò ad utilizzare una strada nel fondovalle, che è quella tuttora utilizzata. Gli abitanti rimasero sempre più isolati e decisero così di abbandonare il paese.
Si raggiunge da Moranduccio nel pressi del passo della Futa, a due passi dal confine con l’Emilia-Romagna.

La Riserva Naturale di Ponte a Buriano e La Penna
Alle porte di Arezzo in una riserva naturale resa famosa dalla diga sul fiume Arno di La Penna e il Ponte a Buriano che, fra misto di leggenda e realtà si narra sia il panorama che fa da sfondo al sorriso enigmatico della celebre Gioconda dipinta da Leonardo Da Vinci.
Una riserva da vivere fra i suoi 665 ettari che si estendono fra i comuni di Arezzo, Civitella della Chiana e Laterina. Un area perfetta per gli amanti del trekking, del birdwatching, ma anche semplicemente del verde e delle camminate dove potrete passeggiare in una vegetazione che varia da boschi di roverelle a leccete e a zone ben coltivate.

Un fiumicel che nasce in Falterona…
Il Monte Falterona (1654 mt.), divide due pianure – Casentino e Mugello –  e alle sue pendici nasce l’Arno (a quota 641 km.) – uno dei fiumi più importanti d’Italia che attraversa la Toscana centro-settentrionale per sfociare in prossimità di Marina di Pisa nel Tirreno.
Il Monte è situato all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (36.000 ettari di terreno) dove è possibile ammirare boschi secolari di faggi, abeti e castagni, e dove il daino, il capriolo ed il cervo sono le presenze comuni.
Più di uno i percorsi su questa montagna, ma le tappe più significative sono: Lago degli Idoli, Capo d’Arno e Monte Falterona.
Se passiamo da Dicomano in direzione Passo del Muraglione e Forlì, a San Godenzo dovete girare per Castagno d’Andrea dove arriviamo fino ad una strada sterrata che conduce all’inizio di uno dei vari ingressi del Parco. Il percorso per arrivare fino al Monte Falterona richiede circa tre ore. Dopo circa un’ora e mezzo di cammino troviamo Capo d’Arno (1358 mt.). A circa 15 minuti di cammino, è possibile visitare ciò che è rimasto del Lago degli Idoli (1380 mt.), prosciugato per permettere gli scavi che hanno portato alla luce svariati reperti archeologici di bronzo e rame.

Respirando la storia dalla Torre di Galatrona
Uno dei tetti del Valdarno, un pezzo di storia medievale. Questo è la torre di Galatrona, nel comune di Bucine in provincia di Arezzo, ultimo baluardo dell’antico castello che intorno all’anno 1000 dominava la Valdambra e il Chianti.
Recentemente restaurata, la torre mostra i segni di antiche dominazioni. All’esterno è possibile individuare tracce di un recinto murario fatto di grandi blocchi di pietra e tratti di un’altra cinta più antica e più spessa.
Salendo lassù è possibile “respirare” la storia in un paesaggio che potrebbe esser la scenografia ideale di “Braveheart” dove gli oltre mille anni vissuti da questa torre si fondono con la bellezza della natura incontaminata della terra toscana.

Parco d’Arte E. Pazzagli
Situato nella zona sud di Firenze – realizzato personalmente dallo scultore Enzo Pazzagli – il Parco si estende su una superficie di 23.900 mq, racchiudendo oltre 200 sculture armoniosamente distribuite e contornate da 300 giovani cipressi quasi a formare un connubio di sculture viventi.
Le opere d’arte, prevalentemente in acciaio, ottone e bronzo, trasmettono forti emozioni: di giorno con il sole assumono dei riflessi di rara bellezza e di notte, illuminate singolarmente, sembrano dotate di luce propria emanando un aspetto surrealistico e di gran fascino.
Un “paradiso scultorio” contornato da colline con ville e castelli medicei, dall’Arno che gli scorre accanto e dallo sfrecciare dei treni come se fossero messaggeri nel mondo di una visione indimenticabile.Ingresso è gratuito e info: www.pazzagli.com.

L’Alpe di Luna

E’ una riserva naturale di boschi di faggi e cerri che fa da spartiacque fra l’alta valle de Tevere in Toscana e la valle dei Marecchia nelle Marche.
Un luogo giunto selvaggio al terzo millennio grazie al suo isolamento e alla mancanza di grandi vie di comunicazione dove domina solo la natura e i silenzi urlati degli abitanti del bosco. Un Appennino che ha i suoi picchi più alti nel Monte dei Frati (m. 1453), nel Monte Maggiore (m.1384) e nel Monte Sodo Pulito (1225).
Qui sull’Alpe della Luna fra il rarissimo Abete Bianco e i caprioli, i cinghiali, le poiane e gli scoiattoli che qui hanno la residenza è una ben segnalata rete sentieristica che si presta ottimamente ad escursioni indimenticabili per amanti del trekking, del cavallo e della mountain bike: i migliori mezzi di locomozione per vivere le sensazioni ed i profumi di questa parte di Appennino dove il tempo sembra essersi fermato.
Info:www.parks.it/riserva.alpe.luna www.areeprotette.provincia.arezzo.it

Valle di Zeri,  escursione nella natura intonsa
Si trovano in Lunigiana, all’estremo confine con la Liguria e l’Emilia Romagna, nell’Appennino tosco-emiliano. Sono le valli di Zeri che comprendono un territorio suddiviso in tre ampie vallate denominate di Adelano, del Gordana e di Rossano.
Boschi di castagni, faggi e querce, si alternano a estesi prati permanenti. Tutto il territorio è ricco di sorgenti, fiumi, torrenti, con ambienti incontaminati. Da segnalare la grotta della Colombara, nella vallata di Rossano – una cascata forma una stupenda piscina naturale – e gli stretti di Giaredo, canyon scavato dal fiume Gordana nella roccia, lungo alcune centinai di metri.
Tanti i possibili itinerari dalla vetta del Passo del Rastrello (1044 metri) che segna il confine con la provincia di Parma con in lontananza il mare ligure dove molti sono gli alpeggi abbandonati fra cui Capanne di Vruga e Formentara dove per secoli, in estate, si trasferivano gli abitanti del fondovalle per pascolare il bestiame.
Info:Associazione Culturale Valli di Zeriwww.vallidizeri.it

La casa dei narcisi più belli d’Italia!
Li vedi spuntare bianchi, gialli, bicolori, colorati e possenti; a guardia di una splendida villa che si erge tra le bordure all’inglese o al margine del bosco, con aiuole gentilizie che si affacciano sul lembo di una conca ridente; sono i narcisi di Villa la Pescigola.
I proprietari, Adriana Hedges e suo marito, hanno trasformato il vecchio giardino all’italiana in un parco romantico all’inglese, prendendo spunto da un antico dipinto collocato su una porta del salone della dimora.
Siamo in Lunigiana e qui fra esemplari antichi di cedri atlantici ben 150.000 narcisi suddivisi in quattrocento varietà.
Nelle varie aiuole si trovano i “Narcisi dei Poeti”, con fiori profumatissimi e semplici, bianchi, con una piccola corona gialla, orlata di rosso, ma anche gli “Incomparabili”, spuntano  qua e la, con la sua corona aperta e increspata.
 [:]

“Alla scoperta del territorio del comune di Bucine: San Leolino”Around and about Bucine: San Leolino

Sul limite della dorsale che scende dai Monti del Chianti e che a nord-est spazia verso la valle dell’Arno fino al Pratomagno e a sud-est domina la valle dell’Ambra, si trova S. Leolino (m. 377 s.l.m.).

Il paese è costituito da un castello medievale, parzialmente diroccato, sulle cui mura sono state adattate e ricostruite modeste abitazioni e la chiesa, e da una borgata pianeggiante con alcuni palazzi del Quattrocento, un tempo dimora di facoltose ed illustri famiglie fiorentine.

A S. Leolino soggiornò il poeta Ugo Foscolo in amicizia con la “Donna Gentile” Quirina Mocenni Magiotti, che qui possedeva un’abitazione. Originario del luogo fu Sebastiano Sanleolini, genero di Goro da Montebenichi, che ebbe una certa fama quale giureconsulto, letterato e poeta.
Un altro Sanleolini, Francesco, fu accademico della Crusca. Entrambi vissero nel XVI secolo.

Il castello, come risulta dalle Memorie di Tito Cini, fu incendiato intorno al 1300 dai senesi che, alleati con i fiorentini, combattevano in quel periodo contro i feudatari dell’aretino per la conquista e la sudditanza dei territori del Valdarno Superiore e della Valdambra.

Il nome del paese si combina con quello del patrono, S. Leolino. Questi pare sia stato un vescovo di Padova martirizzato a Roma nel 242 e sepolto nelle catacombe di Santa Priscilla. La chiesa risale al 1000, ma successivamente è stata ricostruita e trasformata in uno stile settecentesco. Al suo interno si trovano opere di un certo valore.
Pregevole è il tempietto per gli olii santi del fonte battesimale che, nonostante le numerose integrazioni, si può ritenere opera di maestranze scalpelline cinquecentesche.
Di valore artistico è anche il tabernacolo in pietra dell’altare maggiore. Eccezion fatta per il moderno sportello (inserito negli anni settanta), il tabernacolo è un manufatto ascrivibile alle maestranze toscane della lavorazione della pietra operanti tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Sull’altare maggiore è collocata una tela secentesca raffigurante la Vergine e il Bambino che appaiono a tre santi inginocchiati.
A sinistra è riconoscibile il santo vescovo Leolino fra due angeli che reggono pastorale e mitra. Gli altri due santi sono presumibilmente S. Pietro (al centro) e S. Lorenzo (a destra).

La Fonte Lattaia
Nei pressi di S. Leolino esisteva una piccola sorgente di acqua perenne che veniva chiamata “Fonte Lattaia” perché, secondo la tradizione orale, ad essa erano attribuite proprietà galattofore miracolose: bevendo l’acqua di questa sorgente le nutrici vedevano aumentare la secrezione del latte. Le proprietà miracolose di tali acque erano conosciute nel Valdarno, nella Valdambra e perfino nel Chianti, e ciò dava luogo ad un incessante pellegrinaggio verso questa fonte.
In realtà si tratta di un luogo di culto delle acque, con una continuità di frequentazione dalla preistoria fino ad oggi, per un periodo di quattromila anni, come testimonia un idoletto, risalente all’età della pietra, qui rinvenuto.Towards the edge of a mountain ridge that descends from the Monti del Chianti, stretches out toward the Arno valley and Pratomagno to the north east and dominates the Ambra valley to the south east, we find San Leolino, 377 m above the sea level.

This village consists of a partially ruined medieval castle with unpretentious houses and a church along the castle walls, and a flatter borough that includes a few 15th century palazzi which used to be the homes of rich and illustrious families from Florence.

The poet Ugo Foscolo stayed in San Leolino because of his friendship with the “Donna Gentile” Quirina Mocenni Magiotti, who owned a house there.

A 16th century native son of San Leolino was Sebastiano Sanleolini, son-in-law of Guido da Montebenichi, who was quite famous as a jurisconsult, man of letters, and poet. Another Sanleolini from the 16th century, Francesco, was a member of the Accademia della Crusca.

According to the Memorie of Tito Cini, the Senese set the castle on fire about the year 1300; the Senese were at that time allies of Florence in the war against the Aretine feudal lords for control over the lands of the Upper Arno valley and Valdambra.
The name of the village is the same as that of its patron saint, San Leolino. He is said to have been a bishop of Padua who was martyred in Rome and buried in the catacombs of St Priscilla.

The church dates back to the year 1000 but has since been rebuilt and transformed in the style of the 18th century. It contains some quite valuable works, such as the temple-formed container for sacred oils on the baptismal font which can, despite several re-workings, be attributed to master stone- cutters of the 16th century. The stone tabernacle of the main altar is also artistically quite valuable, except for the modern door which was added in the 1970s. The tabernacle is attributed to Tuscan master stone-cutters of the late 15th or early 16th century. A painting on canvas from the 17th century hangs above the main altar.

The Milk Fountain
A small perennial water spring near San Leolino used to be called “Fonte Lattaia” (milk fountain) because, according to oral tradition, milknurses experienced miraculous increases in their milk production drinking of its water. These miraculous properties were known in Valdambra, Valdarno and even in the Chianti region, and attracted a constant flow of pilgrims.

It was undoubtedly a site of water-cults. A small idol from the Stone Age that has been found nearby shows how this spring has been visited,without interruption, since prehistorical times – for about four thousand years.

Il piatto vietato: le cèeThe forbidden dish: the fry eels “alla pisana”

Oggi è questo un piatto vietato, fra l’altro anche ecologicamente scorretto… Ma siccome fa parte della storia millenaria di Pisa e delle sue genti, non possiamo non parlarvene fosse altro per curiosità.

Sono, – detta alla pisana, – le cèe, che altro non sono che avannotti d’anguilla.

Un tempo in tutta la Toscana sulla costa, da nord a sud, erano moltissimi i pescatori di cèe che “intercettavano” gli avannotti mentre questi risalivano i corsi d’acqua per andare a crescere nell’acqua dolce.

Poi la pesca è stata messa fuorilegge, le reti riposte, ma purtroppo si è sviluppato un fiorente mercato nero. Quindi è bene chiarire da subito che, oggi, se in un ristorante vi offrono le cèe, sappiate che o sono di contrabbando oppure sono importante dalla Francia dove la pesca non è vietata.

Le cèe sono state per moltissimi secoli una prelibatezza culinaria, ingrediente primo di molte semplici e gustosissime ricette. Un piatto semplicissimo ma poetico (tanto da essere esaltato in un sonetto da Neri Tanfucio, che altri non era che Renato Fucini) sono proprio le cèe alla Pisana. Si buttavano in padella con olio e salvia e poi si servivano nel piatto caldissimo. Qualcuno vi ci grattugiava sopra anche un po’ di formaggio parmigiano. Ma ad esempio a Viareggio, vi aggiungevano il pomodoro ed alcuni le usavano anche per condire la pastasciutta o farci delle succulente frittatine.

Ma la vera poesia e nostalgia delle cèe stava soprattutto nelle interminabili notti trascorse a Bocca d’Arno ad aspettare che la rete inquadrasse una colonna di cèe che risalivano il fiume. Notti di ghiaccio e freddo perché la risalita in acqua dolce avviene da Natale ai primi di marzo!

Lunghe notti in cui, per stemperare il freddo, si accendevano fuocherelli in riva all’Arno; un grande spettacolo che fa irremidiabilmente parte del passato.Today it’s a forbidden dish, ecologically incorrect…

But because it’s a part of the millenary history of Pisa and of the people who have lived here, how could we not talk about it.

They are the fry eels called “alla pisana”. Once upon a time along the whole Tuscan coast side, from the north to the south, many fishermen caught the fry eels on their way to the sweet water where they were supposed to grow.

Today the fry eel fishing is forbidden but unfortunately there is a flourishing black market. So it’s good to know that if you find fry eels in the restaurant they are illegally imported or bought from France where the fishing is still legal.
For many centuries the fry fish has been a culinary delicacy and an ingredient in many simple and tasty recipes.

A very simple but poetic dish (the dish was exalted in a sonnet by Neri Tanfucio also known as Renato Fucini), it’s made in the frying pan with olive oil and salvia and it’s served on a hot plate.

Some people like to put parmesan cheese on top and in Viareggio, for example, they add tomatoes, they could also be used as seasoning for pasta or omelette. But the true poetry and nostalgia of this dish is connected with the long nights waiting at the Arno River to get some fry eels on their way up the river in the net.

The nights were very cold, because it all occurred between Christmas and the beginning of March, and also very long and to keep warm they used to lit fires on the river bank, but today that is all part of the past.

 

Le BalzeThe Balze

Un luogo di grande fascino, profonde scarpate e vallate strette e ripide scavate dal corso dei torrenti e dell’Arno.
Le Balze sono modellate dalla pietra e dallo scorrere dei secoli e costituiscono un patrimonio geologico unico dal fascino quasi lunare da non perdere.
Anche il grande Leonardo Da Vinci visitò e studò i processi erosivi di sedimentazion delle Balze tantè che nel Codice Hammer si legge di questo luogo. 

Il parco SantoSaint Park

E’ uno dei parchi più belli e grandi d’Italia.Un parco che ha oltre mille anni di vita ed è ammantato di sacro grazie alla forte presenza al suo interno dei monaci benedettini che hanno dato vita al santuario di Camaldoli e quelli francescani che hanno generato quello di La Verna. Oltre alla sorgente dell’Arno da non perdere, a poca distanza, il Lago degl’Idoli così chiamato perché al suo interno sono state casualmente trovate centinaia di piccole sculture in bronzo di epoca etrusca che ancora intrigano storici ed archeologi incapaci di dare una spiegazione alla straordinaria presenza di questi oggetti di culto in un luogo così isolato e remoto.