[:it]Toscana: il 27 agosto arriva la festa degli Etruschi[:en]Toscana: dal 27 agosto arriva la festa degli Etruschi[:]

[:it]Toscana: il 27 agosto arriva la festa degli Etruschi[:en]Toscana: dal 27 agosto arriva la festa degli Etruschi[:]

[:it]ETRUSCAN_TERRACOTTA_PROFILE_OF_A_HEAD_01di Nadia Fondelli – Sono rinviate le due manifestazioni per le Celebrazioni etrusche, previste per il 27 agosto nella sede del Consiglio regionale. Lo ha deciso il presidente dell’assemblea regionale, Eugenio Giani.
Il riconoscimento alle città di eccellenza nella tradizione etrusca (che era previsto per le 12) e l’inaugurazione della mostra sui reperti provenienti dallo scavo di Poggio Colle (in programma alle 17 di domani), sono rinviati a venerdì 2 settembre, rispettivamente alle 16 e alle 17.

Il 27 agosto si svolgono, per il primo anno, le “Celebrazioni Etrusche”.  20 comuni coinvolti in tutta la Toscana e tante iniziative: dalle escursioni, alle visite ai siti archeologici e aperture speciali di musei passando per spettacoli teatrali e musicali. Su  tutto la grande mostra che aprirà le celebrazioni in consiglio regionale che svelerà per la prima volta gli scavi di Poggio Colla, Vicchio e il mondo degli Etruschi.

La Toscana celebra uno dei più grandi popoli che la storia ha conosciuto e che fa il VII e il VI  secolo a.C. ha rappresentato una delle civiltà più evolute d’Europa: gli Etruschi.
Finalmente, verrebbe da aggiungere dato che è quantomeno incredibile che solo la grande sensibilità del Etruschi-Sarcofago-degli-sposipresidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani abbia deciso di dare il giusto onore a questi nostri straordinari avi.
E la data non è casuale perché era proprio un 27 agosto, quello del 1589, quando Papa Pio V riconobbe al Signore di Firenze, Cosimo I, il titolo di Granduca di Toscana definendolo “Magnus Dux Etruriae” legittimando di fatto la radice storica del territorio che fu abitato dagli Etruschi.

E l’apertura delle celebrazioni non poteva essere più grande se non con l’apertura della mostra  “Scrittura e culto a Poggio Colla: un santuario etrusco in Mugello” che rimarrà aperta fino al 31 dicembre 2016 realizzata con la Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato ed il concessionario unico di ricerca e scavo Mugello Valley Archaelogical Project.
Si tratta di un’anteprima assoluta. Saranno infatti esposti i reperti di grande valore rinvenuti a Poggio Colla vicino a Vicchio che permettono peraltro di poter far luce anche sulla misteriosa lingua etrusca.
Il progetto scientifico, elaborato dalla Sovrintendenza e MVAP è seguito dal professor Gregory Warden della Franklin University Switzerland e dall’archeologo Susanna Sarti della Sovrintendenza.
Tutte le opere in mostra provengono dallo scavo in corso a Poggio Colla (Vicchio) e sono oggi conservate al centro di restauro della Sovrintendenza, al museo di Dicomano e presso il museo Beato Angelico di Vicchio.

Ma prima dell’apertura della mostra che sarà alle 17, durante l‘apertura delle celebrazioni alle 12 saranno premiate con una pergamena  le rappresentanze comunali di quelle che erano le dodecapoli della lega Etrusca tra cui Arezzo, Volterra, Cortona, Chiusi, Fiesole, Vetulonia (Castiglione della Pescaia), Populonia (Piombino) Roselle (Grosseto).

Gli Etruschi del resto sono una continua scoperta. La terra e la storia restituiscono infatti meraviglie a Chiusi dove è stata da poco svelata una nuova tomba a Roselle e Populonia dove le scoperte sono quasi quotidiane, a Gonfienti (Prato) dove un’intera città conferma l’esistenza di quella che risalendo il corso dell’Arno e scavalcando l’Appennino era considerata la “via dei due mari” dei tempi come testimoniano anche i ritrovamenti di Vicchio, la stele di Londa e il suggestivo lago degli Idoli sul Falterona.

E allora seguendo anche il suono della musica e il profumo del cibo scegliete dove andare a svelare i “genitori” dei Romani da cui il fiero popolo latino ha assorbito conoscenze in ogni campo.
ad Arezzo, Bibbiena, Cortona, Lucignano; nella zona di Grosseto a Castiglion della Pescaia; nella provincia di Firenze a Dicomano, Montaione, San Casciano Val di Pesa, Fiesole; sulla  costa livornese nei Parchi della Val di Cornia; nell’estremo nord di Massa Carrara a Montignoso; nella provincia di Pisa a Montescudaio, Montopoli Valdarno e Volterra; a Prato e infine nel senese a Chianciano Terme, Chiusi, Murlo, Sinalunga e Trequanda.
Per il calendario completo e info:
http://www.consiglio.regione.toscana.it/default.aspx?nome=etruschi[:en]ETRUSCAN_TERRACOTTA_PROFILE_OF_A_HEAD_01di Nadia Fondelli – 

Sono rinviate le due manifestazioni per le Celebrazioni etrusche, previste per il 27 agosto nella sede del Consiglio regionale. Lo ha deciso il presidente dell’assemblea regionale, Eugenio Giani.
Il riconoscimento alle città di eccellenza nella tradizione etrusca (che era previsto per le 12) e l’inaugurazione della mostra sui reperti provenienti dallo scavo di Poggio Colle (in programma alle 17 di domani), sono rinviati a venerdì 2 settembre, rispettivamente alle 16 e alle 17.

Il 27 agosto si svolgono, per il primo anno, le “Celebrazioni Etrusche”.  20 comuni coinvolti in tutta la Toscana e tante iniziative: dalle escursioni, alle visite ai siti archeologici e aperture speciali di musei passando per spettacoli teatrali e musicali. Su  tutto la grande mostra che aprirà le celebrazioni in consiglio regionale che svelerà per la prima volta gli scavi di Poggio Colla, Vicchio e il mondo degli Etruschi.

La Toscana celebra uno dei più grandi popoli che la storia ha conosciuto e che fa il VII e il VI  secolo a.C. ha rappresentato una delle civiltà più evolute d’Europa: gli Etruschi.
Finalmente, verrebbe da aggiungere dato che è quantomeno incredibile che solo la grande sensibilità del Etruschi-Sarcofago-degli-sposipresidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani abbia deciso di dare il giusto onore a questi nostri straordinari avi.
E la data non è casuale perché era proprio un 27 agosto, quello del 1589, quando Papa Pio V riconobbe al Signore di Firenze, Cosimo I, il titolo di Granduca di Toscana definendolo “Magnus Dux Etruriae” legittimando di fatto la radice storica del territorio che fu abitato dagli Etruschi.

E l’apertura delle celebrazioni non poteva essere più grande se non con l’apertura della mostra  “Scrittura e culto a Poggio Colla: un santuario etrusco in Mugello” che rimarrà aperta fino al 31 dicembre 2016 realizzata con la Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato ed il concessionario unico di ricerca e scavo Mugello Valley Archaelogical Project.
Si tratta di un’anteprima assoluta. Saranno infatti esposti i reperti di grande valore rinvenuti a Poggio Colla vicino a Vicchio che permettono peraltro di poter far luce anche sulla misteriosa lingua etrusca.
Il progetto scientifico, elaborato dalla Sovrintendenza e MVAP è seguito dal professor Gregory Warden della Franklin University Switzerland e dall’archeologo Susanna Sarti della Sovrintendenza.
Tutte le opere in mostra provengono dallo scavo in corso a Poggio Colla (Vicchio) e sono oggi conservate al centro di restauro della Sovrintendenza, al museo di Dicomano e presso il museo Beato Angelico di Vicchio.

Ma prima dell’apertura della mostra che sarà alle 17, durante l‘apertura delle celebrazioni alle 12 saranno premiate con una pergamena  le rappresentanze comunali di quelle che erano le dodecapoli della lega Etrusca tra cui Arezzo, Volterra, Cortona, Chiusi, Fiesole, Vetulonia (Castiglione della Pescaia), Populonia (Piombino) Roselle (Grosseto).

Gli Etruschi del resto sono una continua scoperta. La terra e la storia restituiscono infatti meraviglie a Chiusi dove è stata da poco svelata una nuova tomba a Roselle e Populonia dove le scoperte sono quasi quotidiane, a Gonfienti (Prato) dove un’intera città conferma l’esistenza di quella che risalendo il corso dell’Arno e scavalcando l’Appennino era considerata la “via dei due mari” dei tempi come testimoniano anche i ritrovamenti di Vicchio, la stele di Londa e il suggestivo lago degli Idoli sul Falterona.

E allora seguendo anche il suono della musica e il profumo del cibo scegliete dove andare a svelare i “genitori” dei Romani da cui il fiero popolo latino ha assorbito conoscenze in ogni campo.
ad Arezzo, Bibbiena, Cortona, Lucignano; nella zona di Grosseto a Castiglion della Pescaia; nella provincia di Firenze a Dicomano, Montaione, San Casciano Val di Pesa, Fiesole; sulla  costa livornese nei Parchi della Val di Cornia; nell’estremo nord di Massa Carrara a Montignoso; nella provincia di Pisa a Montescudaio, Montopoli Valdarno e Volterra; a Prato e infine nel senese a Chianciano Terme, Chiusi, Murlo, Sinalunga e Trequanda.
Per il calendario completo e info:
http://www.consiglio.regione.toscana.it/default.aspx?nome=etruschi[:]

Al Rodomonte: nel regno dei sapori veri, senza smartphone

[:it]20160721_130809Esistono luoghi che riconciliano con l’enogastronomia. Quella vera. Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, Livorno appartiene a (questa rara) categoria.

In piena estate fra aperitivi multicolor da hipster modaioli in locali spuntati dal niente e ristorantini acchiappa falsi intenditori da quattro click, chi vi scrive, come sempre del resto, ha scelto di andare in controtendenza per spiegare ai lettori che vogliono perdere qualche minuto fra queste righe come nel food non s’improvvisa niente ma anzi….
Serve conoscenza, preparazione, passione e continua voglia di evolversi.

Una premessa necessaria per spiegare la mia scelta via dalla pazza folla abbronzata forzata da bagno asciuga per andare a provare uno scrigno del gusto di mezza collina vista Arcipelago Toscano immerso fra profumi di pino marittimo del bosco, brezza salmastra e sorrisi dimenticati seduti fuori dalle porte di casa appena sopra 20160721_143838la nobile Castiglioncello.
Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, entroterra a pochi chilometri da Livorno, era proprio quello che mi aspettavo conoscendo e stimando profondamente il suo re: Marco Marucelli collega giornalista enogastronomo di lungo corso e profonda conoscenza di vizi e virtù del mondo della vigna e dei fornelli.
Non certo uno dei miracolati e improvvisati del variegato mondo della critica e giornalismo.
Uno dei pochi con cui potevi parlare di turismo gastronomico quando il mondo ignorava questa parola. Uno di quelli che non si fa convincere né dai fantomatici intenditori del web né dagli spacciatori di buona cucina e materie prime scintillanti.

Marco è anni che gira l’Italia e le cucine per la sua piccola-grande guida Golagustando e quando ha deciso di fermarsi ed aprire 20160721_134039“casa” con Teresa Colia sapeva bene cosa voleva regalare ai suoi clienti: emozioni.
Lo vai a trovare e come prima cosa ti fa osservare con un grande
sorriso che fra le
splendide pietre antiche che erano stalla e cantina del
Rodomonte la linea telefonica per magia sparisce.

“Finalmente. Così puoi finalmente tornare a parlare col cliente che a sua volta torna a conversare fra se”.
E’ vero. E’ tristissimo vedere nei ristoranti persone che non si parlano assorbite solo dal riverbero dello smartphone che non vivono esperienze sensoriali, che non si sfiorano più né con gli occhi né con la mano, ma che vivono in differita. A loro serve solo condividere e poi farsi belli!
E pensare che Marco viene dal lungomare di gran pregio. Quello di Viareggio dove in uno storico hotel-ristorante liberty ha aperto alcuni anni fa la sua prima bottega: Afrodite.

“Le persone capitavano perché era inevitabile, ma poi ci accorgevamo che in sala regnava il silenzio. Teresa dalla cucina, sempre attenta a conoscere le opinioni dei clienti si domandava se la sala fosse vuota. No rispondevo io. Sono tutti con lo smartphone!”

Ho lasciato questo è scelto Rodomonte e Gabbro anche per questo. Qui devi scegliere di venire.
L’ingresso sulla piazzetta principale rimanda a vecchie fiaschetterie già dalla veranda e dall’insegna agè, ma l’interno sorprende con le pareti colorate con vivacità che si sposano con la vecchia pietra a vista delle arcate e il cotto del pavimento e poi ecco lo scrigno: la piccola e selezionatissima cantina di Marco. Un gioiello per pochi.
Ci affacciamo in cucina e salutiamo Teresa che con l’umiltà della cuoca autodidatta come ci tiene a definirsi (finalmente un non chef  e non maestro) sorride dall’alto del suo pentolone dove sta cuocendo a fuoco lento e con tanto amore un profumatissimo ragù di cinghiale.

20160721_142232Qui niente fantasia forzata, voli pindarici, architetture nel piatto. Si fa cucina vera e basta chiedere alle nonne per sapere che un ragù coi fiocchi si fa solo cuocendo a fuoco lento per ore ed ore. Introvabile! Altro che cucina molecolare e altre diavolerie affini.
Questo è il futuro della gastronomia. Qui dobbiamo tornare quando la moda, inevitabilmente sarà passata.
A tavola non scordiamo che ci si cura, soprattutto perché da come e cosa mangiamo ne va della nostra salute e allora bando ai menù supercazzole e forza Teresa e Marco.

20160721_142232Il menù semplice e chiaro non è infinito. Bene. Segno che si segue le stagioni e i prodotti sono tutti freschi e di prima qualità.
La lista dei vini eccelle non solo per cantine ed etichette non scontate, ma perché è così ben composta che è un piccolo Bignami enoturistico italiano.

“Ho selezionato con attenzione alcune aziende che producono vino di qualità ma in quantità limitate – racconta Marco – dando particolare attenzione ai vini toscani e liguri, in particolare della Lunigiana”. Per gli amici poi ecco una sorpresa: circa 250 etichette, solo
su richiesta
, esclusivamente di vini italiani, fatta eccezione per lo champagne. Per non parlare della varietà di grappe, passiti e Vin Santo da gustare in meditazione.
20160721_135410Un pranzo veloce è un gustoso entreè con una ben fatta e profumatissima pappa al pomodoro fredda. Poi ecco l’eccellente tortello (o tordello come dicono in zona) di patata rigorosamente fatto a mano in casa con un ragù di cinghiale talmente equilibrato, aromatico, delicato da far affermare a qualche trombone da condivisione e recensione che è impossibile trattasi di cinghiale….
Caro amico che passi il tempo sul web sappi che prima di affermare e poi magari recensire si deve conoscere. Domanda a tua nonna se hai ancora la fortuna di averne una se la mattina non si alzava all’alba per andare a mettere su il pentolone del sugo a sobbollire. Domanda ad un esperto (vero) che il ragù di manzo si distingue (molto banale)  da quello di cinghiale perché uno è fatto con carne macinata e l’altro rigorosamente con carne tagliata a coltello.
E mi fermo qui senza annoiarvi fra la grandiosa differenza aromatica che un ragù siffatto sprigiona perché questi sfortunati, che magari alzano i calici da grandi intenditori ad annusar vino, forse non hanno naso e non sanno che profumi e che emozioni si devono sentire…

20160721_142409Bastava un caffè per chiudere la veloce visita a Marco ma il suo cannolo appena arrivato dalla Sicilia e personalmente andato a ritirare in aeroporto chiamava.
Impossibile in continente fare questa esperienza. Un cannolo vero. Senza canditi e con freschissima ricotta siciliana. Introvabile come il ragù di Teresa.

A voi la scelta. Mangiare da modaioli o emozionarsi a tavola. Se preferite la seconda strada, più tortosa ma più vera ecco l’indirizzo giusto

 

 

Ristorante Rodomonte dal 1910
Piazza Demcrazia, 7
Gabbro (LI)
Tel. 0586742238
www.rodomonte.itinfo@rodomonte.it[:en]20160721_130809Esistono luoghi che riconciliano con l’enogastronomia. Quella vera. Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, Livorno appartiene a (questa rara) categoria.

In piena estate fra aperitivi multicolor da hipster modaioli in locali spuntati dal niente e ristorantini acchiappa falsi intenditori da quattro click, chi vi scrive, come sempre del resto, ha scelto di andare in controtendenza per spiegare ai lettori che vogliono perdere qualche minuto fra queste righe come nel food non s’improvvisa niente ma anzi….
Serve conoscenza, preparazione, passione e continua voglia di evolversi.

Una premessa necessaria per spiegare la mia scelta via dalla pazza folla abbronzata forzata da bagno asciuga per andare a provare uno scrigno del gusto di mezza collina vista Arcipelago Toscano immerso fra profumi di pino marittimo del bosco, brezza salmastra e sorrisi dimenticati seduti fuori dalle porte di casa appena sopra la nobile Castiglioncello.

20160721_142232Il ristorante Rodomonte dal 1910 a Gabbro, entroterra a pochi chilometri da Livorno, era proprio quello che mi aspettavo conoscendo e stimando profondamente il suo re: Marco Marucelli collega giornalista enogastronomo di lungo corso e profonda conoscenza di vizi e virtù del mondo della vigna e dei fornelli.
Non certo uno dei miracolati e improvvisati del variegato mondo della critica e giornalismo.
Uno dei pochi con cui potevi parlare di turismo gastronomico quando il mondo ignorava questa parola. Uno di quelli che non si fa convincere né dai fantomatici 20160721_135410intenditori del web né dagli spacciatori di buona cucina e materie prime scintillanti.
Marco è anni che gira l’Italia e le cucine per la sua piccola-grande guida Golagustando e quando ha deciso di fermarsi ed aprire “casa” con Teresa Colia sapeva bene cosa voleva regalare ai suoi clienti: emozioni.
Lo vai a trovare e come prima cosa ti fa osservare con un grande sorriso che fra le splendide pietre antiche che erano stalla e cantina del Rodomonte la linea telefonica per magia sparisce.

“Finalmente. Così puoi finalmente tornare a 20160721_142232parlare col cliente che a sua volta torna a conversare fra se”.
E’ vero. E’ tristissimo vedere nei ristoranti persone che non si parlano assorbite solo dal riverbero dello smartphone che non vivono esperienze sensoriali, che non si sfiorano più né con gli occhi né con la mano, ma che vivono in differita. A loro serve solo condividere e poi farsi belli!
E pensare che Marco viene dal lungomare di gran pregio. Quello di Viareggio dove in uno storico hotel-ristorante liberty ha aperto alcuni anni fa la sua prima bottega: Afrodite.

20160721_142409“Le persone capitavano perché era inevitabile, ma poi ci accorgevamo che in sala regnava il silenzio. Teresa dalla cucina, sempre attenta a conoscere le opinioni dei clienti si domandava se la sala fosse vuota. No rispondevo io. Sono tutti con lo smartphone!”

Ho lasciato questo è scelto Rodomonte e Gabbro anche per questo. Qui devi scegliere di venire.
L’ingresso sulla piazzetta principale rimanda a vecchie fiaschetterie già dalla veranda e dall’insegna agè, ma l’interno sorprende con le pareti colorate con vivacità che si sposano con la vecchia pietra a vista delle arcate e il cotto del 20160721_143838pavimento e poi ecco lo scrigno: la piccola e selezionatissima cantina di Marco. Un gioiello per pochi.
Ci affacciamo in cucina e salutiamo Teresa che con l’umiltà della cuoca autodidatta come ci tiene a definirsi (finalmente un non chef  e non maestro) sorride dall’alto del suo pentolone dove sta cuocendo a fuoco lento e con tanto amore un profumatissimo ragù di cinghiale.

 

Il menù semplice e chiaro non è infinito. Bene. Segno che si segue le stagioni e i prodotti sono tutti freschi e di prima qualità.
La lista dei vini eccelle non solo per cantine ed etichette non scontate, ma perché è così ben composta che è un piccolo Bignami enoturistico italiano.

“Ho selezionato con attenzione alcune aziende che producono vino di qualità ma in quantità limitate – racconta Marco – dando particolare attenzione ai vini toscani e liguri, in particolare della Lunigiana”. Per gli amici poi ecco una sorpresa: circa 250 etichette, solo su richiesta, esclusivamente di vini italiani, fatta eccezione per lo champagne. Per non parlare della varietà di grappe, passiti e Vin Santo da gustare in meditazione.

Un pranzo veloce è un gustoso entreè con una ben fatta e profumatissima pappa al pomodoro fredda. Poi ecco l’eccellente tortello (o tordello come dicono in zona) di patata rigorosamente fatto a mano in casa con un ragù di cinghiale talmente equilibrato, aromatico, delicato da far affermare a qualche trombone da condivisione e recensione che è impossibile trattasi di cinghiale….
Caro amico che passi il tempo sul web sappi che prima di affermare e poi magari recensire si deve conoscere. Domanda a tua nonna se hai ancora la fortuna di averne una se la mattina non si alzava all’alba per andare a mettere su il pentolone del sugo a sobbollire. Domanda ad un esperto (vero) che il ragù di manzo si distingue (molto banale)  da quello di cinghiale perché uno è fatto con carne macinata e l’altro rigorosamente con carne tagliata a coltello.
E mi fermo qui senza annoiarvi fra la grandiosa differenza aromatica che un ragù siffatto sprigiona perché questi sfortunati, che magari alzano i calici da grandi intenditori ad annusar vino, forse non hanno naso e non sanno che profumi e che emozioni si devono sentire…

Bastava un caffè per chiudere la veloce visita a Marco ma il suo cannolo appena arrivato dalla Sicilia e personalmente andato a ritirare in aeroporto chiamava.
Impossibile in continente fare questa esperienza. Un cannolo vero. Senza canditi e con freschissima ricotta siciliana. Introvabile come il ragù di Teresa.

A voi la scelta. Mangiare da modaioli o emozionarsi a tavola. Se preferite la seconda strada, più tortosa ma più vera ecco l’indirizzo giusto

Ristorante Rodomonte dal 1910
Piazza Demcrazia, 7
Gabbro (LI)
Tel. 0586742238
www.rodomonte.itinfo@rodomonte.it[:]

Livorno: Montenero, la “seconda vita” del ristorante affacciato sul santuario

Livorno: Montenero, la “seconda vita” del ristorante affacciato sul santuario

chefdi redazione – Cambio di passo per “La Vedetta”, che ha voluto ampliare il proprio target e punta con decisione a diventare un interprete “alto” della cucina livornese

C’è una terrazza, affacciata sul santuario della Madonna delle Grazie a Montenero, dove lo sguardo può cogliere la Gorgona, le Alpi Apuane, la Corsica e la torre di Pisa.

E’ l’hotel La Vedetta, il cui ristorante ha deciso di affiancare alla bellezza del panorama un’analoga soddisfazione dei sensi anche a tavola. E così, al termine della stagione estiva, complice l’arrivo di una nuova gestione, ha scelto di lanciare a se stesso una sfida ambiziosa: affiancare alla tradizionale vocazione di ristorante al servizio del turismo religioso – vista la prossimità con il santuario della Madonna delle Grazie, distante appena cinque minuti a piedi – un nuovo impulso per diventare un interprete più “alto” della cucina livornese.

L’influenza labronica resta costante nella scelta dei piatti e nella ricerca della preparazioni, così come la vicinanza del mare continua a garantire materie prime freschissime. Ma lo chef Domenico Russo e i giovani titolari Spadoni e Luigi Napoli hanno deciso che era il momento di un cambio di passo.
Il ristorante ha così voluto ricostruire il suo nuovo menù, fatto di rivisitazioni e reinterpretazioni di alcuni classici della cucina costiera toscana.

E’ il caso dei ravioli di cernia agli scampi, delle cozze “al tramonto” – dove il sapore delle cozze è esaltato dall’uovo e il colore del tramonto è rifinito dal pomodoro – o delle seppioline cacciuccate, una variante (light, ma non meno saporita) del tradizionale piatto forte livornese.
La filosofia della cucina della “Vedetta” sta proprio in questo: seguendo lo stile di Domenico, provare a “ingentilire” i grandi classici labronici fatti di sapori forti, decisi, talvolta persino rudi come il carattere di chi vive la città.

Ma non è tutto: l’obiettivo per la stagione 2015 è coinvolgere sempre più gli ospiti nella scoperta della Livorno più autentica, con cooking lessons che partiranno dal mercato centrale della città, proseguiranno nella cucina del ristorante e non termineranno con il pasto, visto che lo chef resterà disponibile per un servizio di “assistenza culinaria” anche dopo la fine del soggiorno.

Via della Lecceta, 5 – Montenero
Tel. 0586 579957 – www.hotellavedetta.com

Livorno: alla scoperta della città nascosta

Livorno: alla scoperta della città nascosta

VT-battello-in-viaggio.jpg_1379307876di redazione – Bisogna scendere nelle viscere della città per scoprire la Livorno nascosta. E’ la tappa settembrina dell’iniziativa “In vetrina nella bella Livorno e si svolge il 5 settembre.

Il viaggio insolito si svolge partendo da bordo di un battello, ma poi scende nelle vecchie cantine dei pescatori, a pelo d’acqua, dove gli angoli più suggestivi si svelano agli occhi dei viaggiatori più curiosi.

A fine tour non mancherà una bella cena di mare al sapor di libeccio nel cuore della “Venezia” storica.
L’appuntamento è all’Enoteca Forte San Pietro.

L’evento è promosso da Regione Toscana, Camera di Commercio e Confesercenti Livorno e coordinato e organizzato dalla Coop. Itinera di Livorno.

PROGRAMMA:
ore: 18.45 incontro con la guida in Piazza del Municipio (pensiline bus)
ore 19.00 inizio tour
ore 20.30 circa, cena  presso il ristorante Enoteca Forte San Pietro

Info: Tel. 0586 894563 – 348 7382094 – giro.battello.livorno@itinera.info

Toscana sacra: un gran tour fra misticismo e fascino senza tempoReligious Tuscany: grand tour of mysticism and timeless charm

di Nadia Fondelli –  Questo mese vi guideremo in un itinerario di misticismo fra abbazie,pievi monasteri ed eremi che offrono in molti casi anche un’ospitalità fatta di semplicità. Luoghi che affondano l’origine in tempi lontano e spesso situati in ambienti solitari perfetti per vacanze speciali, ma anche ottimi punti di partenza per vivere la Toscana da un angolazione diversa. Impossibile visitarli tutti e allora abbiamo deciso di proporvi un gran tour sulle orme del sacro.

Partiamo da Cortona dove in località Le Celle sono delle grotte sul costone del Monte Sant’Egidio dov’erano soliti rifugiarsi i poveri quando San Francesco vi si ritirò in preghiera. Qui nel 1231 venne eretto un Eremo che dal 1922 accoglie tutti coloro che vogliono fermarsi in questo luogo a cavallo fra Umbria e Toscana. Tel. 0575 603362.

Nel cuore di Firenze è invece l’Abbazia di Santa Trinita dove nel complesso di via del Parione sono dall’XI secolo i Vallombrosiani che oggi posseggono quello che una volta era il noviziato. L’Abbazia, una miscela di gotico e romanico frequentata anche da Michelangelo comprendeva altri locali ora adibiti ad uso pubblico e la parrocchia nominata in una Bolla di Papa Lucio III nel 1183. Pregevoli le opere conservate fra cui un’Adorazione dei Pastori di Domenico Ghirlandaio. Si può dormire su prenotazione e degustare i prodotti medicinali che i frati fin dal 1780 producono fra cui l’ Elisir stomatico per digestione e i liquori giallo verde a base di timo ed erbe aromatiche. Tel 055216912

Per chi si trova in Maremma impossibile non salire sulle pendici del Monte Argentario dove, nel 1728 San Paolo della Croce fondò il Romitorio di Sant’Antonio creando il primo nucleo dell’Ordine completato più tardi con la chiesa, il convento e l’edificio del noviziato oggi adibito a casa di preghiera. La posizione splendida che domina dall’alto la costa, la frescura e il silenzio dei boschi circostanti fanno di questa casa dei Padri Passionisti un luogo ideale per fermarsi qualche giorno, mentre per chi è solo di passaggio da provare è il liquore “argentarium”. Tel. 0564 812641.

Salendo la costa, poco fuori Livorno è inevitabile fermarsi al Santuario di Montenero il più antico e famoso della regione che la leggenda narra sia stato dedicato alla Madonna delle Grazie a seguito de ritrovamento sulla spiaggia dell’Ardenza di una tavola con la sua immagine. In stile barocco il Santuario, oggi è dei Benedettini Vallombrosani che ne hanno fatto la sede della “Santa Lega Mariana, per promuovere il culto della Madonna ed ospitano in moderne camere. Tel. 0586 57771.

Sulle Alpi Apuane, a Vergemoli è l’Eremo di Calomini a strapiombo su un costone roccioso con una chiesina dell’XI secolo ed un romitorio per la vita ascetica e meditativa dove gli eremiti sono rimasti fino al 1868. Dal 1966 con decreto vescovile il luogo è divenuto Santuario Diocesano. Splendide le celle e parte della chiesa scavate nella roccia con la veneratissima statua lignea della Madonna della Penna. Non si può dormire, ma degna di una visita è l’erboristeria. Tel. 0583 767003.

Spostandoci nel territorio di Massa Carrara l’invito è di fermarsi a Mulazzo dov’è un santuario dedicato alla Madonna del Monte eretto in seguito ad un fatto miracoloso il cui culto risale al XII secolo epoca in cui i benedettini dell’Abbazia di Borzone fondarono questo priorato isolato sulla vetta di un monte ad oltre 900 metri di quota. Si può anche soggiornare in apposite case per villeggiatura.

Tornando a sud chiudiamo idealmente il nostro tour in un luogo famoso di grande fascino appena fuori Montalcino: Sant’Antimo fondato – fra leggenda e realtà – da Carlo Magno che nel 781 tornando da Roma vide in questa vallata morire molti suoi soldati colpiti dalla peste e per porre fine all’epidemia giurò di far costruire un’Abbazia. Di quell’abbazia rimangono solo la Cripta e la Cappella carolingia. Dal 1992 il luogo è affidato ai Canonici Regolari di Sant’Agostino. Qui tutte le funzioni sono cantate in gregoriano e l’ospitalità è composta da dieci camere e quattro dormitori per gruppi autogestiti. Tel. 0577 835659-by Nadia Fondelli – This month, we’ll take you on a mystic tour around the monasteries, churches, abbeys and hermitages that also often offer simple hospitality.

These are places that originated in the distant buy cheap cialis site espharmacycom past and are often located in solitary environments, perfect for special holidays, as well as being great starting points to experience Tuscany from a different perspective. It’s just not possible to visit them all, so we’ve decided to offer you a religious grand tour.

Let’s start in Cortona, where you’ll encounter some grottos around Le Celle on the ridge of Monte Sant’Egidio, where the poor often sought refuge when Saint Francis retired here in prayer. A hermitage was erected here in 1231, which welcomed all those who wished to stay here between Umbria and Tuscany from 1922 onwards. Tel. 0575 603362

In the heart of Tuscany, there’s the monastery of Santa Trinita, where the Vallombrosan monks have stayed in the buildings along Via del Parione since the eleventh century, who now own what was once the novitiate. A mixture of Gothic and Romanesque, also frequented by Michelangelo, the monastery included other premises, now used by the public, and the parish named in a papal bull by Lucius III in 1183. It is home to valuable works, including Domenico Ghirlandaio’s Adoration of the Shepherds. You can sleep here if booked in advance and enjoy the medicinal products that the monks have been producing here since 1780, including the elixir for stomachs for digestion and the green-yellow liqueurs based on thyme and herbs. Tel 055216912.

If you’re in the Maremma area, climbing up the slopes of Monte Argentario is a must, where Saint Paul of the Cross founded the Romitorio di Sant’Antonio in 1728, creating the first centre of the order, which was completed later with the church, monastery and the novitiate building, now used as a prayer house. The wonderful position that dominates the coast from on high, the coolness and silence of the surrounding woods make this house of the Passionists a perfect place to stop for a few days. If you’re just passing through, make sure you try the argentarium liqueur. Tel. 0564 812641.

Heading up the coast, just outside Livorno, stopping in the sanctuary of Montenero is a must, the oldest and most famous one in the region. The legend goes that it was named after Our Lady of Graces following the unearthing of a painting with her image on the Ardenza beach. In Baroque style, the sanctuary now belongs to the Vallombrosan Benedictines, who have created the headquarters of the Santa Lega Mariana to promote the worship of the Virgin Mary and provide hospitality in modern rooms. Tel. 0586 57771.

In the Apuan Alps, in Vergemoli, you come across the Eremo di Calomini, perched on a rocky ridge with an eleventh-century chapel and a hermitage for the ascetic and meditative life, where hermits remained until 1868. The place became a Diocesan sanctuary with the bishop’s decree in 1966. The cells are wonderful, as well as part of the church carved into the rock with the much worshipped wooden statue of Madonna della Penna. You can’t sleep here, but the herbalist’s shop is well worth a visit. Tel. 0583 767003.

Moving into the Massa Carrara area, you’re invited to stop in Mulazzo, where a sanctuary dedicated to Madonna del Monte, erected after a miracle, whose worship dates back to the twelfth century, when the Benedictines of the Abbazia di Borzone founded this isolated priory on the top of a mountain more than 3,000 feet above sea level. You can also stay here in holiday homes.

Heading back down to the south, we finish off our tour in a famous place that’s full of charm just outside Montalcino. Cloaked in myth and fact, Sant’Antimo was founded by Charlemagne, who saw many of his soldiers die in this valley, struck by the plague, in 781 on his way back from Rome and he swore that he would build a monastery to put an end to the epidemic. Only the crypt and Carolingian chapel remain of that monastery. The place is entrusted to the Canons Regular of Sant’Agostino in 1992. Here all the functions are sung in Gregorian and hospitality consists of ten rooms and four dormitories for self-managed groups. Tel. 0577 835659.