In Chianti Classico l’archivio in bottiglia dei grandi vini

In Chianti Classico l’archivio in bottiglia dei grandi vini

Un compendio storico della viticultura toscana di qualità in bottiglia. Un archivio enoico che non è solo una summa del passato, per quanto preziosa ed emozionante, non è solo un magazzino, ma un’opportunità, per chi vuole godere di qualcosa di esclusivo, di bottiglie da collezionare, per fare regali unici con vini maturi pronti da bere al massimo della loro espressività.

L’archivio enoico dei grandi vini

Sugli scaffali oltre 100 mila bottiglie delle tre denominazioni storiche più i Super Tuscan. Ad un mese dal via dell’anteprima del Chianti Classico alla Leopolda a Firenze, e subito a seguire del Vino Nobile di Montepulciano, quando tutta l’attenzione è puntata sulle nuove annate, prende sempre più evidenza il progetto di Carpineto sui vini di lunga vita.
E anche alla Leopolda a Firenze o al banco d’assaggio a Montepulciano, oltre all’annata in uscita sul mercato, e ai campioni da botte, da non perdere la Riserva 1993 del Chianti Classico o il Vino Nobile 1989 o il Cru di Nobile, primo sangiovese 100%, il Poggio Sant’Enrico 2001.
Tutti degustabili sul posto ma anche tutti a disposizione nell’archivio enoico con oltre 100 mila bottiglie appena apertosi a Dudda, Greve in Chianti.


Una collezione a disposizione per i lovers

L’Appodiato di Dudda a Greve in Chianti, sede originaria della Carpineto in Chianti Classico, è il cuore storico dell’azienda, emblematicamente rappresentato anche da una libreria enoica tra le più fornite, con un grande numero di annate storiche.
L’affinamento dei vini imbottigliati avviene in una cella sotterranea a temperatura costante, un caveau che può ospitare fino ad un milione di bottiglie.

Non sono poche le aziende storiche toscane che hanno un archivio delle loro annate migliori. Quello che rende però l’archivio di Carpineto prezioso è la varietà, la profondità ed anche l’ampia disponibilità di tutti i vini per l’acquisto.
La biblioteca comprende Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello e Super Tuscan.

Bill Gates mentre beve Chianti Classico Carpineto

Nel caveau i vini preferiti da Bill Gates e Celine Dion

L’idea di costituire una libreria delle bottiglie nacque agli stessi fondatori, Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, loro stessi, ovviamente, grandi appassionati di vino, fin dall’inizio.
Per dimostrare la longevità dei prodotti iniziarono così fin dai primissimi anni a conservare le annate più prestigiose, nonché quelle più premiate….“male che va – dicevano –  ‘ce le beviamo noi!’ Ma così poi non è andata!

Tra i clienti Vip, Bill Gates, grande amante del Chianti Classico e Celine Dion che predilige un Super Tuscan, il Farnito Cabernet Sauvignon, ma è rimasta colpita anche dal Vino Nobile di Montepulciano.
Almeno dagli anni ’80 in poi le bottiglie in archivio non sono mai state, e mai saranno, “pezzi da museo”
raccontano in Carpineto.
Si tratta infatti di bottiglie con un grande appeal per appassionati e wine lovers. Appeal
dovuto soprattutto alle qualità intrinseche dei vini dalla spiccata attitudine alla longevità e alle modalità di conservazione ottimali sin dal momento dell’imbottigliamento.
La procedura per chi acquista on line prevede che vengano etichettate al momento dell’ordine per assicurare una presentazione perfetta e se spedite messe in una cassetta di legno sigillata.
Si possono comporre cassette di particolare pregio che racchiudono al loro interno una verticale completa con 6 bottiglie di un Cru, oppure scegliere singole bottiglie e comporle magari in una confezione che rappresenti un affresco della Toscana del vino. Sorsi del tempo, potremmo definirli, per appassionati.
“La tradizione ci spinge in avanti, l’innovazione ci tiene al passo coi tempi” stanno concentrati in questa sorta di motto ispiratore che Antonio Mario Zaccheo, fondatore, nel 1967, con Giovanni Carlo Sacchet, della Carpineto ama ripetere, il carattere e la forza di questa icona di vini da lungo affinamento.

Antonio M.Zaccheo fondatore e Caterina Sacchet della nuova generazione

La lunga storia di due famiglie amanti del vino

Fondata in Chianti Classico nel 1967 dalle famiglie Sacchet e Zaccheo, Carpineto, tuttora gestita dalle due famiglie, coltiva in modo sostenibile e neutrale all’impronta del carbonio 500 ettari di terreni di proprietà suddivisi tra 5 tenute nelle zone storiche della Toscana vitivinicola: Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, Alto Valdarno e Maremma.
Molto nota per i grandi rossi a denominazione e alcuni SuperTuscan e sempre ai vertici delle classifiche nazionali e internazionali. Esporta oltre 70 Paesi nel mondo i vini delle più prestigiose Docg della Toscana.
Nella tenuta di Montepulciano si pratica l’enoturismo con una variegata gamma di proposte di degustazione, passeggiate in vigna, pic nic  e pranzi all’aperto.
Carisma, stile, grande continuità qualitativa dei vini, riconoscimenti prestigiosi da scoprire sul territorio, nei vigneti delle 5 tenute, o appodiati, nei territori più vocati della Toscana.
Per la Carpineto il vino è passione, emozione, natura, cultura.

 

La Maremma diventa distretto biologico

La Maremma diventa distretto biologico

Nasce in Toscana un nuovo distretto biologico, è quello della Maremma. Il nuovo arrivato va ad arricchire il patrimonio toscano dei distretti biologici dove sono già presenti quelli della Val di Cecina, di Calenzano, di Fiesole, del Montalbano e del Chianti.
Con quello della Maremma salgono così a sei nella regione le realtà dedicate alla coltivazione, all’allevamento, alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari ottenuti con metodo biologico.


Maremma a tutto bio

Il distretto della Maremma nasce dopo un percorso di condivisione di obiettivi di sostenibilità portato avanti da diversi mesi nei comuni di Capalbio, Castiglione della Pescaia, Grosseto, Magliano in Toscana, Manciano, Orbetello e Scansano.
Il territorio del distretto, che corrisponde ai confini amministrativi dei sette comuni appena citati, ha una superficie agricola utilizzabile di quasi 96mila ettari complessivi, di cui il 41% condotti con il metodo dell’agricoltura biologica, grazie anche alle circa 300 aziende biologiche che partecipano al progetto economico territoriale integrato del distretto.
“Anche un territorio che riveste un ruolo così importante per l’agricoltura toscana e nazionale – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – ha fatto la scelta di dotarsi dello strumento del distretto biologico. Siamo una regione che vuol fare di un’agricoltura sana, di qualità, e ambientalmente sostenibile un modello da diffondere.
Siamo sulla buona strada se si considera che l’Europa ha dato l’obiettivo del 25% della superficie coltivata a biologico per il 2025, e già adesso la Toscana è al 35% e oggi abbiamo riconosciuto il sesto distretto biologico della Toscana.
E’ un numero alto, destinato a crescere e che testimonia l’impegno di questa Regione e delle amministrazioni con le quali stiamo lavorando, e di tanti imprenditori che hanno fatto una scelta di qualità”.


Come fare per diventare distretto biologico

Tre sono i vincoli che la Regione Toscana ha posto per istituire un distretto:
– presenza di una superficie condotta con metodo biologico pari almeno al trenta per cento rispetto alla superficie agricola utilizzata.
– l’adesione di almeno 3 imprenditori agricoli biologici iscritti nell’elenco pubblico degli operatori dell’agricoltura e dell’acquacoltura biologiche che operano sul territorio del distretto o, se presente sul territorio, un’associazione in cui siano presenti almeno tre imprenditori agricoli biologici iscritti;
– l’adesione di un terzo dei comuni del territorio del distretto, che si devono impegnare ad adottare politiche di tutela dell’uso del suolo, di riduzione della produzione di rifiuti, di difesa dell’ambiente e di promozione delle produzioni biologiche e di difesa e sviluppo dell’agrobiodiversità.

 

 

Geotermia: 119 anni fa le prime cinque lampadine

Geotermia: 119 anni fa le prime cinque lampadine

Lo scorso 4 luglio, la geotermia ha fatto memoria di un nuovo inizio Era il 4 luglio 1904, infatti, quandi il Principe Ginori Conti, con un semplice generatore costituito da una dinamo alimentata dal calore geotermico, accese cinque lampadine producendo elettricità dal calore della terra per la prima volta nella storia dell’umanità.

le prime cinque lampadine, Museo Larderello

La nascita dell’energia elettrica

Da quel giorno, dopo quasi cento anni di sviluppo dell’industria chimica per l’estrazione e la produzione di boro dai vapori geotermici, prese il via l’avventura dell’energia elettrica che nel corso del ‘900 ha conosciuto un’evoluzione fino all’attualità di Enel Green Power che opera per lo sviluppo sostenibile della geotermia in Italia e nel mondo, con un’attenzione particolare agli standard ambientali e all’innovazione tecnologica.


A Larderello in Toscana il museo della geotermia

Il Museo della Geotermia di Larderello, nelle sue sale interattive al piano terra, custodisce copia del prototipo della macchina con cui il Principe Ginori Conti accese le prime cinque lampadine e, al primo piano, dove si trova la ricostruzione dell’antica abitazione del Conte De Larderel e poi dei suoi eredi, è conservato anche il bastone con cui si narra che il Principe misurasse la potenza dei pozzi, in base a quanto il getto di vapore uscente dalla nuova perforazione sollevasse il bastone stesso.
Aneddoti e pezzi di storia unici dell’Italia e della Toscana che fanno parte di un’epopea ancora oggi in continua evoluzione, come confermato anche dai dati presentati da Enel Green Power nel corso dell’ultimo incontro con le imprese del distretto geotermico.


Alla scoperta del cuore caldo della Toscana

Una centralità, quella della geotermia, confermata anche dalle numerose visita di università, gruppi ed enti di ricerca che anche in questo primo semestre del 2023 si sono recati in visita alle aree geotermiche per approfondire i temi collegati al cuore caldo di Toscana, una risorsa a 360° sia per la sua capacità di essere un’energia rinnovabile h24 sia per i cosiddetti usi plurimi legati all’utilizzo del calore, ma anche per la sua poliedricità in termini di radici storiche, sostenibilità ambientale, venature artistiche e sfumature naturalistiche.
Un vero e proprio spettacolo della natura che, partendo dal magma, segue il viaggio vapore dal sottosuolo alla superficie, passando per i pozzi e le centrali geotermiche, i teleriscaldamenti, le manifestazioni naturali, le produzioni alimentari d’eccellenza, i poli museali e le espressioni artistiche di cui la geotermia è ispirazione.

L’ecomuseo di Larderello

Larderello: il più antico e al contempo moderno complesso geotermico del mondo,

A Larderello e in Toscana Enel Green Power gestisce il più antico e allo stesso tempo innovativo complesso geotermico del mondo, che conta 34 centrali geotermoelettriche, per un totale di 37 gruppi di produzione, dislocate tra le province di Pisa, Siena e Grosseto.
I quasi 6 miliardi di KWh prodotti annualmente in Toscana, oltre a soddisfare più del 33% del fabbisogno elettrico regionale, forniscono calore utile a riscaldare oltre 13mila utenti, quasi 30 ettari di serre e aziende della filiera agroalimentare, floricola e dell’artigianato. La geotermia riveste un grande valore anche dal punto di vista culturale, storico e turistico con 60mila visite all’anno, attraverso itinerari inediti nel cuore caldo di una Toscana meno nota ma molto suggestiva, immersi nelle manifestazioni naturali come geyser, putizze e fumarole che si integrano con gli impianti di produzione, i percorsi di visita e di trekking geotermico ed i poli museali del territorio.

Nella giornata delle api nasce la beedrome

Nella giornata delle api nasce la beedrome

Le api mettono su casa da Carpineto a Gavorrano nella giornata a loro dedicata e c’è qualcuno che sta arredandola con erba, fiori e lavanda.
Le avevamo viste già da qualche anno tra i vigneti del Vermentino in Maremma dove si erano ricavate degli spazi di fortuna, diciamo così.
Quale indice migliore di quell’alveare nato intorno al tronco della vite di un ecosistema in perfetto equilibrio?


Le api vignaiole della Maremma

Ora da Carpinetole api, che già si trovavano bene evidentemente, hanno messo su casa come era auspicabile in un sistema, una filiera, che le aiuti a ritrovare l’habitat migliore.

“Fare il vino senza uccidere api e insetti e senza danneggiare l’ecosistema per noi è la normalità da sempre. Il contributo che le api danno alle produzioni agricole e al mantenimento della biodiversità delle specie botaniche selvatiche è immenso; mi sentivo debitore nei loro confronti.
Con la loro piccola “proboscide”, la ligula, asciugano infatti i succhi zuccherini che attaccati da microrganismi potrebbero danneggiare gli acini – racconta Antonio Mario Zaccheo, fondatore nel 1967 con Giovanni Carlo Sacchet della Carpineto che passa sempre più tempo nella tenuta di Gavorrano, la più selvaggia delle cinque di Carpineto con tutti quei boschi e macchia mediterranea ad abbracciare i vigneti.
Ho pensato al pericolo che le api stanno correndo, e noi con loro, e in nome della sopravvivenza e continuazione della biodiversità, ho deciso di destinare una parte dei nostri terreni proprio ad un’attività propedeutica ad incrementare il patrimonio apistico fornendo a questi preziosi insetti un campo sul quale prosperare e moltiplicarsi.”
A queste api vignaiole, collaboratrici preziose, Antonio Mario Zaccheo ha deciso di dedicare 4 ettari della tenuta e costruire una BEEdrome, come ha deciso di chiamarla giocando su un’evidente assonanza. Un'”alcova” a cielo aperto potremmo chiamarla. Uno spazio ameno, pieno di fiori per vivere e prosperare.


Cos’è la BEEdrome?

Nella tenuta di Gavorrano, una manciata di chilometri da Cala Violina, quel tratto di costa maremmana ancora così bella, una tenuta ricca di boschi e campi collinari, nelle vicinanze di un piccolo laghetto fitto di rane e pesci spontanei, sono state infatti posizionate le prime arnie tra due campi ed una piantagione di frassini. Il primo campo è composto da circa 2 ha di erba medica.
Il secondo, di altri 2 ettari, è seminato con una miscela fiorita fatta di specie perenni e annuali che forniscono nettare e polline alle api. E’ quel che serve per una corretta attività delle api e fornirgli nutrimento per tutta la stagione. Si tratta di una miscellanea di sementi per tappeto erboso denominato “apistico primaverile” e composta da: aneto, ginestrino, grano saraceno, lupinella, erba medica lupolina, meliloto bianco e giallo, sulla, trifoglio incarnato, trifoglio resupinato, trifoglio violetto, senape bianca ed achillea.

“Ma non solo – aggiunge Zaccheo – abbiamo cercato di pensare anche ad una pianta particolarmente amata dalle api, la lavanda e stiamo sperimentando l’inserimento di vari tipi: lavanda vera, lavanda stoechas, e lavanda nana. Il progetto è all’inizio ed in via di sviluppo ma il nostro impegno in questa direzione è ormai consolidato e confermato.”

Parco della Maremma, riapre dopo 4 anni uno degli itinerari più belli d’Italia

Parco della Maremma, riapre dopo 4 anni uno degli itinerari più belli d’Italia

Buone notizie per gli amanti della natura e degli straordinari paesaggi della nostra Italia.
Nel cuore del Parco della Maremma riapre domenica 29 gennaio dopo 4 anni di lavori uno dei più suggestivi ed apprezzati itinerari del parco, quello che collega Marina di Alberese alla bellissima e celebre spiaggia di Cala di Forno.

Per chi sarà in zona potrà unirsi alla passeggiata collettiva, attraverso la Pineta Granducale, la spiaggia di Collelungo e i bellissimi boschi che si affacciano a picco sulla spiaggia di Cala Rossa.
Luoghi magici e protetti, che potranno nuovamente svelarsi ai visitatori del Parco.
All’evento parteciperà anche il presidente della Regione Eugenio Giani, insieme al presidente del Parco Simone Rusci e agli assessori all’ambiente Monia Monni e al turismo Leonardo Marras.

A tempo di record sono stati eseguiti questi lavori di ripristino e pulitura dei sentieri, in modo da garantire la fruibilità in sicurezza di tutti i luoghi e poter restituire agli appassionati un tratto di costa tra i più suggestivi della Toscana e dell’Italia intera nonché simbolo della Maremma.

Indispensabile per questo traguardo è stata la collaborazione delle proprietà attraversate dal percorso: quella storica, di Antonella Vivarelli Colonna, e la nuova proprietà di Cala di Forno, del patron di Prada Patrizio Bertelli. Le due proprietà hanno firmato con il Parco convenzioni a titolo gratuito, dimostrando una fattiva e ritrovata sinergia con l’Ente.

La spiaggia di Cala di Forno è un piccolo fazzoletto di sabbia incastonato tra le colline boscate tra Talamone e Collelungo. Poco meno di un ettaro affacciato su un mare cristallino, che nulla ha da invidiare alle mete più esotiche.
Un luogo visitabile solo attraverso l’itinerario del Parco e per questo rimasto selvaggio e incontaminato.
Alle sue spalle solo l’antico edificio della dogana e gli sterminati boschi di lecci delle colline dell’Uccellina.

Per chi domenica vorrà partecipare alla passeggiata ecco il programma della giornata. Ore 9, ritrovo dei partecipanti a Marina di Alberese; 9.30 taglio del nastro e partenza del trekking lungo il percorso “breve”; 12 saluto delle autorità a Cala di Forno. Rientro dei partecipanti entro le ore 16.
L’evento inaugurale è gratuito.
E’ necessaria la prenotazione contattando il centro visite dal lunedì alla domenica dalle 8.30 alle 13.30 telefono 0564/393238 o tramite mail all’indirizzo centrovisite@parco-maremma.it