A San Gimignano l’Oscar delle destinazioni turistiche italiane, è la meta preferita dagli stranieri

A San Gimignano l’Oscar delle destinazioni turistiche italiane, è la meta preferita dagli stranieri

La città delle torri è la destinazione preferita degli stranieri in vacanza in Italia e si aggiudica il prestigioso Oscar di Italia Destinazione Digitale assegnato The Data Appeal Company – Gruppo Almawave
A ritirare il premio al TTG Travel Experience, la più importante fiera del turismo B2B nel nostro Paese, è stato il sindaco Andrea Marrucci.

“Un premio che ci ripaga del lavoro di rilancio e riposizionamento della destinazione turistica San Gimignano che stiamo facendo – spiega il primo cittadino – e che condivido e dedico con convinzione a tutti gli operatori turistici, economici, sociali e culturali sangimignanesi che ogni giorno con professionalità, scelte di qualità, investimenti e attenzione agli ospiti contribuiscono a rendere sempre più ambita la nostra destinazione turistica. Un riconoscimento che ci inorgoglisce al solo pensiero di quanto siano stati difficili i mesi del Covid e quanto, ancora una volta insieme, operatori e amministrazione comunale, abbiamo lavorato fianco a fianco con una prospettiva in grado di guardare oltre la pandemia”.

Il premio si basa sul monitoraggio e l’analisi dei Big Data raccolti nel periodo compreso tra il primo settembre 2021 e il 31 agosto 2022 dalle tecnologie di Intelligenza Artificiale sviluppate da The Data Appeal Company e viene assegnato alle regioni e alle destinazioni turistiche italiane che hanno registrato le migliori performance online e si sono distinte agli occhi dei visitatori in termini di percezione online dell’offerta e qualità di ospitalità, servizi ed esperienza. 

Si parla di 33 milioni di tracce digitali, che hanno consentito di monitorare ed esaminare ben 770 mila punti di interesse turistico, storico e culturale nonché strutture ricettive, quali hotel, locali e ristoranti del Paese.

San Gimignano: il cuore pulsante della citt

Il palazzo comunale fu costruito nell’ultimo decennio del Duecento; la prima riunione del Consiglio vi si tenne il 23 dicembre 1288.
Prima di allora la Curia del Podestà non aveva una sede fissa e si riuniva o nel coro della Pieve o nel palazzo dei Paltroncini in Piazza della Cisterna.

Il cosidetto Palazzo antico del Podestà, situato in Piazza del Duomo, di fronte alla Collegiata, apparteneva invece alla famiglia Mantellini che lo affittava come dimora del Podestà, e fu acquistato dal Comune solo nel 1320 con lo scopo di alloggiarvi gli ospiti del Comune stesso. Il palazzo venne poi trasformato in teatro e la torre annessa, detta La Rognosa, alta 51 metri, prima una prigione, fu munita di orologio nel 1407.

L’attuale palazzo Comunale, in piazza del Duomo, di fianco alla Collegiata, dieci anni dopo la sua edificazione fu munito di torre, la Torre Grossa, alta circa 54 metri, la cui costruzione terminò nel 1311.
L’edificio venne ampliato nel 1323.
Il palazzo, erroneamente attribuito ad Arnolfo Di Cambio, ha una struttura a quattro piani con finestre ad arco ribassato; un tempo sulla facciata era dipinto il Marzocco, lo stemma della città di Firenze, con un leone sdraiato che stringeva nella zampa destra uno scudo con il giglio, simbolo della sottomissione di San Gimignano alla città.

A destra del palazzo si apre una galleria detta Arringo, dove il Podestà prestava giuramento dinnanzi al popolo, mentre sulla sinistra un largo portico che veniva utilizzato per le cerimonie pubbliche. L’attuale merlatura del palazzo non è originaria, ma fu aggiunta nel 1881.

L’edificio ospita oggi il Museo Civico, in cui si trovano opere pittoriche di scuola senese e fiorentina risalenti al XIII, XIV e XV secolo; tra i nomi più insigni di autori i cui lavori sono qui conservati ricordiamo Niccolò Tegliacci, Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Domenico Michelino, Pinturicchio, Filippo Lippi. Sulle pareti del palazzo si trovano inoltre affreschi raffiguranti scene di vita familiare di Memmo di Filippuccio e la Maestà di Lippo Memmi.

Nel 1323, con l’ampliamento del palazzo, venne anche costruito il cortile; al centro la cisterna, risalente al 1361, fatta edificare dal Podestà Iacopo di Carroccio Alberti; il cortile è affrescato con scene che rappresentano l’amministrazione della giustizia o soggetti religiosi come la Madonna col bambino, affiancata da San Gimignano e San Gregorio; l’opera risalente al XIV secolo, è attribuita da alcuni a Taddeo di Bartolo.The town hall was built in the last decade of the thirteenth century; the electronic cigarette health risks first meeting of the council was held on the 23rd December 1288.

Before then, the Podestà’s council had no fixed meeting place and either met in the choir of the parish church or in Palazzo dei Paltroncini in Piazza della Cisterna.

The so-called Palazzo Antico del Podestà, located in Piazza del Duomo, opposite the Collegiate church, instead, belonged to the Mantellini family that rented it out as the residence of the Podestà; it was purchased by the town council in 1320 in order to use it as accommodation for the guests of the council. The palace was then turned into a theatre and the 51 metre adjoining tower, called La Rognosa, formerly a prison, was given a clock in 1407.

Ten year after the actual town hall in Piazza del Duomo, adjoining the Collegiate church, was built, it was given a tower, Torre Grossa, about 54 metres high, which was completed in 1311.

The building was enlarged in 1323. The palace, erroneously attributed to Arnolfo Di Cambio, has a four storey structure with windows featuring lowered arches; the façade once featured the Marzocco, the coat-of-arms of the city of Florence, with a lying lion holding a shield in its right-hand paw with the fleur-de-lis, a symbol of the submission of San Gimignano to the Florence.

To the right of the palace is a gallery called Arringo, where the Podestà used to swear his loyalty to the people, while the large portico on the left was used for public ceremonies. The actual battlements of the palace are not original but were added in 1881.

The building currently houses the Town Museum featuring paintings of the Sienese and Florentine schools dating back to the thirteenth, fourteenth and fifteenth centuries; the most famous painters whose works are displayed here are Niccolò Tegliacci, Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Domenico Michelino, Pinturicchio and Filippo Lippi.

On the walls of the building there are also frescoes depicting scenes of family life by Memmo di Filippuccio and a “Majesty” by Lippo Memmi.

In 1323, the palace was enlarged and the courtyard was also built; the well in the centre, dating back to 1361, was built by Podestà Iacopo di Carroccio Alberti; the courtyard is frescoed with scenes representing the administration of justice or religious subjects such as the Madonna with Child with St Gimignano and St Gregorio; the work dates back to the fourteenth century and is attributed by some to Taddeo di Bartolo.

Lo zafferano di San GimignanoThe saffron of San Gimignano

Lo zafferano o croco è stato la fortuna di San Gimignano perché grazie alla sua commercializzazione la cittadina è diventata famosa al punto che che con esso si sono costruite anche le famose torri.

Questa piccola piantina di provenienza orientale si diffuse grazie alla via Francigena e gli scambi furono così intensi che ben presto la Toscana divenne un mercato internazionalmente.

Benché diffuso anche in altre zone d’Italia lo zafferano di San Gimignano è considerato uno dei migliori al mondo ed è definito oro giallo per i suoi costi, ma basti solo dire che, per mille metri quadrati di zafferano occorrono 25.000 bulbi da cui si ricava circa un chilogrammo di prodotto essiccato!

Lo si usa in cucina come pregiata spezia anche se in antichità veniva utilizzato anche come colorante di tuniche o come magico sedativo.
Lo zafferano purissimo di San Gimignano è coltivato ancora oggi con metodi naturali che escludono l’uso di prodotti chimici in ogni fase di lavorazione. La sua coltura, abbandonata per secoli, è stata reintrodotta grazie all’associazione “Il Croco” con il cui marchio s identifica. E’  un prodotto di altissima qualità come attestato  dall’assegnazione del marchio Dop (denominazione d’origine protetta) e Igt (indicazione geografica protetta).

Troverete lo zafferano confezionato in varie grammature, ma da provare sono anche i mieli ed altri prodotti da scoprire…

Cavalcare all’islandese vicino a San GimignanoCavalcare all’islandese vicino a San Gimignano

A due passi da San Gimignano è possibile vivere un’esperienza unica; fare una passeggiata equestre, cavalcando all’islandese.
Un’idea insolita per la Toscana quella della Fattoria Voltrona al cui interno vivono, in gruppo, dodici cavalli islandesi destinati a escursioni all’aperto per cavalieri esperti e principianti.

Si chiamano Pila, Tindra, Askja, Gimli, Geysir, Artilli, Brenna, Blesi, Hneta, Twystin, Djaukni e Sörtli i dodici esemplari dell’allevamento, la cui razza viene definita, da un punto di vista tecnico, a 5 marce. Oltre a passo, trotto e galoppo i cavalli islandesi si muovono, infatti con altre due andature: tölt e l’ambio veloce.

Il tölt è un’andatura a quattro tempi particolarmente sciolta senza scosse, che rende possibile una posizione più stabile per il cavaliere. L’ambio, al contrario, è un passo elastico e veloce, con sequenza laterale in due tempi, nel quale si spostano contemporaneamente le due gambe di un stesso lato del corpo e l’animale raggiunge la velocità da corsa.
Moltissimi gli itinerari proposti per difficoltà e durata, che si snodano nelle strade bianche del Chianti e della Valdelsa tra viali di cipressi, oliveti, vigneti e boschi.

Una guida specializzata seguirà i cavalieri lungo tutta la passeggiata, accompagnando il percorso con spiegazioni e curiosità relative ai luoghi toccati dalle escursioni. 

CastelvecchioCastelvecchio

Un castello la cui storia s’intreccia, inevitabilmente, con quella della potente San Gimignano a cui apparteneva. Castelvecchio era del contado la punta più avanzata verso Volterra ed era difesa da possenti mura di cinta intervallate da torri.

Con la costruzione di Castelsangimignano, Castelvecchio perse la sua funzione strategica e così, a poco a poco, il castello venne abbandonato e la zona si inselvatichì a punto che, solo in tempi recenti sta ritornando, pian piano alla luce con le sue antiche strutture grazie a un gruppo di appassionati.

Oggi restano per gran parte, ruderi di mura, di torri e i ruderi dell’antica chiesa di San Frediano, ma lo straordinario incantesimo che evoca questo luogo, strappato alla macchia circostante è unico.

Una visita doverosa per curiosi della storia e delle leggende, se non altro per “risentire” la cupa atmosfera in cui si svolse la storia del feroce guerriero che per conquistare il castello, non esitò a servirsi della figlia del conte feudatario, la quale, coinvolta nell’insidioso progetto, fece entrare il giovane assediante nella stanza della torre, lo aiutò a strappare dal braccio del padre addormentato il bracciale a forma di serpente che garantiva, secondo la leggenda, a chi lo avesse posseduto l’invincibilità: ma un fulmine, improvvisamente piombò sulla torre, la distrusse e pose termine alla tragica vicenda di passione e tradimento.

Il lamento di questa fanciulla, dannata per l’eternità echeggia a Castelvecchio nelle notti senza luna; forse crediamo che sia il sibilare del vento che si muove fra le solitarie rovine, ma vale senz’altro la pena di andare a verificare di persona, magari di giorno.