[:it]Cala il sipario su Chianti Classico Collection 2020[:]

[:it]Cala il sipario su Chianti Classico Collection 2020[:]

[:it]Si è appena conclusa alla Stazione Leopolda di Firenze la 27ma edizione di Chianti Classico Collection e si chiude con pollici in su da parte della critica, del giornalismo, degli addetti ai lavori e dal pubblico.

2500 professionisti e 400 giornalisti accreditati danno il polso di un grande successo anche se, in tempi di Coronavirus pesa la presenza del mondo asiatico.

Lo stato di salute della denominazione all’alba del secondo decennio del duemila viene riassunto dalle parole del Presidente del Consorzio Giovanni Manetti.

Il 2019 si chiude in maniera positiva per il Gallo Nero. La vendemmia 2019 ha visto le quotazione delle uve aumentare del 10%, e negli ultimi tre mesi le vendite delle bottiglie sono cresciute di un altrettanto 10%. Il traino economico sono le due tipologie premium, il Chianti Classico Riserva e il Chianti Classico Gran Selezione,  che rappresentano complessivamente il 42% dei volumi di mercato e il 55% del fatturato complessivo del 2019. La sola Gran Selezione guadagna 15 punti percentuali sul valore del venduto.

 “Soddisfazione è la parola chiave per il nostro 2019, con cui inauguriamo anche questo 2020.” Ha dichiarato Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio. “La famiglia di noi produttori si allarga sempre più (515) e siamo sempre più uniti: ci presentiamo uniti in manifestazioni come questa, condividendo non solo un marchio ma una progettualità comune, legata a un territorio e a un percorso di qualità. Segnale evidente di questo è l’adesione sempre maggiore al progetto della Gran Selezione: in un solo anno le aziende che la producono sono salite da 95 a 144. La vera essenza di questo territorio e di questa denominazione è l’impegno di noi tutti viticoltori per produrre qualità: vini sempre più autentici e territoriali, che sanno riflettere nelle sue varie sfaccettature così come le varie sfaccettature di una pietra preziosa riflettono la luce”.

La kermesse lascia nelle papille degustative il senso stesso della denominazione. Un grande classico che non tradisce mai anche se il gioco di parole può sembrare voluto. L’essenza della Toscana racchiusa in un bicchiere, un vino che più di altri è espressione del territorio e della sua storia.

L’edizione 2020 ci lascia anche la conferma di una formula rinnovata che conquista. Al di là dei banchini d’assaggio dov’è possibile scambiare due parole coi produttori, della grande sala riservata per le degustazioni della stampa fa colpo l’idea della “cena diffusa” in città. Non più la grande ma dispersiva cena di gala, ma lo spalmarsi in più ristoranti di produttori e giornalisti al tavolo insieme. Una sorta di conviviale be to be dove la conoscenza diretta fra vino e buon cibo permettere di raccontarsi e raccontare.
Un ottimo viatico per aprirsi al turismo esperenziale che, dopo la svolta degli anni Novanta dell’enoturismo pare sia la chiave di volta per conquistare un turista sempre più alla ricerca di senso stesso del territorio e della vita.
Dove trovarlo se non fra i dolci colli del Chianti Classico?[:]

Michele Leo e l’azzardo di pizza e Brunello

Michele Leo e l’azzardo di pizza e Brunello

[:it]Nella settimana che precede le grandi Anteprime vinicole di Toscana, a Firenze la pizza d’autore azzarda l’accoppiata col Brunello di Montalcino.

Un’idea a metà strada fra il gioco e la follia quella venuta a Michele Leo (3 spicchi Gambero Rosso) che abbina delle sue pizze, create per l’occasione, coi vini 2015 dell’azienda di Montalcino del Poggiolo.

La sfida era difficile ma Leo si è tuffato dentro all’idea “pizza e Brunello”con l’incoscienza del suo sorriso sornione e la determinazione di chi sa il fatto suo avendo tante medaglie appuntate sul forno.

Il risultato? Altalenante nel risultato ma vincente nell’idea.
Si possono sposare le pizze gourmet oggi così amate con i grani classici dell’enologia italiana? E’ possibile andare oltre al binomio pizza e birra?
Due sì. E non lo diciamo da oggi, aggiungiamo.

Nel caso della serata proposta alla pizzeria Duje si partiva bene ad esplorare questo azzardo.
Da una parte Leo e la sua pizza “stellata” dall’altra un Brunello con punteggi altissimi della critica americana.

La platea di addetti ai lavori vedeva ai tavoli un vasto schieramento di umanità differente.
Da una parte giornalisti e critici abituati da anni a menar mascelle e papille gustative fra vini, piatti gourmet e giurie tecniche; dall’altra un esercito (molto nutrito) di influencer – parola peraltro da usare con cautela in tempi di Coronavirus – Instagramers e Bloggers che click dopo click e selfie dopo selfie rompono il ghiaccio della prima proposta d’entrée (pizza fritta con lampredotto e salsa verde accompagnato da una spumantizzazione di Brunello) con un rumorosissimo e inopportuno cin cin.

La prima proposta pizza proposta è frutto dell’amore e della passione per la tradizione partenopea. Una perfetta margherita impreziosita dal deciso ragù napoletano, “che cuoce da ieri mattina a poche ore fa” tiene a puntualizzare il pizzaiolo. Una pizza e un ragù che ti portano dritti sotto il Vesuvio. Che sa di casa e plaid della nonna.
Il boccone deve essere piccolo e la mascella lavorare a ritmo lento. Doveroso gustare ogni singolo angolo di bontà di questa pizza perfettamente accompagnata al Brunello di Montalcino 2015. Un vino che fa sentire la sua personalità senza aggredire e che trova un equilibrio inizialmente instabile ma poi quasi perfetto con questa pizza.

La sfida di Duje prosegue con un’inedita e azzardata pizza al Brunello di Montalcino accompagnata dal “Terra Rossa” 2015 del Poggiolo.
Michele Leo in questo caso è andato su un terreno a lui evidentemente meno congeniale: la toscanità.
La pizza con cavolo nero, fior di latte, salsiccia e salsa di patata con riduzione del celebre Sangiovese di Montalcino non era proprio azzeccata.
Tutte le giustificazioni del caso sono ammesse ci mancherebbe altro; ma la toscanità non è nelle sue corde come la napolatinità. Il cuore batte forte a Fuorigrotta e dintorni e si sente.
La salsiccia (tagliata troppo spessa) di un nome da spender bene come quello di Luca Menoni non “esce”, il cavolo nero è eccessivamente amaro e pungente e il tapping di salsa di patata con riduzione di Brunello oltre ad essere non bello esteticamente non è azzeccato in bocca laddove la patata avvina del tutto il Brunello.
Da rivedere ma complimenti al coraggio.

L’esperimento è andato. Nel bene e nel male e come in ogni debutto c’è sempre qualche nota da sistemare e qualche battuta da registrare.
L’applauso nelle prime però ci sta tutto.[:en]Nella settimana che precede le grandi Anteprime vinicole di Toscana, a Firenze la pizza d’autore azzarda l’accoppiata col Brunello di Montalcino.

Un’idea a metà strada fra il gioco e la follia quella venuta a Michele Leo (3 spicchi Gambero Rosso) che abbina delle sue pizze, create per l’occasione e l’abbinamento ai vini 2015 dell’azienda di Montalcino del Poggiolo.

La sfida era davvero difficile e Leo si è tuffato dentro all’idea “pizza e Brunello”con l’incoscienza del suo sorriso sornione e la determinazione di chi sa il fatto suo avendo tante medaglie appuntate sul forno.

Il risultato? Altalenante nel risultato ma vincente nell’idea.
Si possono sposare le pizze gourmet oggi così amatecon i grani classici dell’enologia italiana? E’ possibile andare oltre al binomio pizza e birra?
Due sì. E non lo diciamo da oggi, aggiungiamo.

Nel caso della serata proposta alla pizzeria Duje si partiva bene ad esplorare questo azzardo. Da una parte Leo e la sua pizza “stellata” dall’altra un Brunello con punteggi altissimi della critica americana.

La platea di addetti ai lavori vedeva ai tavoli un vasto schieramento di umanità differente. Da una parte i giornalisti e critici abituati da anni a menar papille gustative fra vini e piatti gourmet; dall’altra un esercito nutrito di “nuovi esperti” che si rispondono al nome di influencer – parola da usare con cautela in tempi di Coronavirus – e instagramers che click dopo click e selfie dopo selfie rompono il ghiaccio della prima proposta d’entrée (pizza fritta con lampredotto e salsa verde accompagnato da una spumantizzazione di Brunello) con un rumorosissimo e (ovviamente) non opportuno cin cin.

La prima proposta è frutto dell’amore e della passione per la tradizione. Trattasi di una perfetta margherita impreziosita dal deciso ragù napoletano, “che cuoce da ieri mattina a poche ore fa” tiene a puntualizzare il pizzaiolo che sa di casa e plaid della nonna. Il boccone deve essere piccolo e la mascella a ritmo lento per far gustare ogni singolo angolo di bontà di questa pizza perfettamente accompagnata al Brunello di Montalcino 2015 che fa sentire la sua personalità senza aggredire e trovando un equilibrio inizialmente instabile ma poi quasi perfetto con la  pizza.

La sfida di Duje prosegue con un’inedita e azzardata pizza al Brunello di Montalcino accompagnata dal “Terra Rossa” 2015 del Poggiolo.
Michele Leo in questo caso è andato su un terreno a lui evidentemente poco congeniale: la toscanità.
La pizza con cavolo nero, fior di latte, salsiccia e salsa di patata con riduzione del celebre Sangiovese di Montalcino non era proprio azzeccata.
Tutte le giustificazioni del caso sono ammesse. La toscanità non è nelle sue corde come la napolatinità e ci mancherebbe. Il cuore batte forte all’ombra del Vesuvio e si sente.
La salsiccia (troppo grossa e troppo spessa) di un nome da spender bene come quello di Luca Menoni non “esce”, il cavolo nero è troppo amaro e pungente e il tapping di salsa di patata con riduzione di Brunello oltre ad essere non bello esteticamente non è azzeccato in bocca. Da rivedere ma complimenti al coraggio.

L’esperimento è andato. Nel bene e nel male e come in ogni debutto c’è sempre qualche nota da sistemare e qualche battuta da registrare.[:]

[:it]Il Convio: serenità e tartufo[:]

[:it]Il Convio: serenità e tartufo[:]

[:it]Di Roberta Capanni – San Miniato è la città del tartufo. Dopo il periodo (ristretto e regolamentato dalla Regione Toscana) della raccolta del bianco pregiato il tartufo resta comunque il re della cucina di queste colline. Se negli anni nel centro del paese (anzi città!) proprio il tartufo ha portato ad una crescita smisurata di ristoranti, fuori dal paese qualcuno esiste e resiste da anni.

Scendendo dalla collina di San Miniato verso la zona pianeggiante de La Serra un piccolo cartello indica, alla fine dei tornanti, “Il Convio”. La curva è stretta e non viene fatto di vedere la stradina che sulla sinistra di chi scende si presenta.

Molti “tirano dritto” e incontrano così il famoso “Papaveri e Papere” di Paolo Fiaschi ristorante perfetto per chi ama la cucina gourmet. Ma noi amiamo molto quelle domeniche al ristorante con il calore dell’accoglienza “campagnola” senza rinunciare  alla cortesia, con un camino, le finestre con gli infissi un po’ provenzali, le vecchie foto di paese appese e una “bilanciatamente” casalinga.

Il Convio  si trova sul fondo di una strada chiusa in mezzo alla campagna, alle pendici del paese. Il verde intorno e l’assoluta mancanza di traffico ne fanno un posto ideale per stare in pace, per chi li ha per far scorrazzare i bambini.

Se d’estate ci si gode il fresco all’ombra del verde sotto al pergolato, in inverno i raggi del sole riscaldano attraverso le vetrate che chiudono il portico. L’interno è caldo, accogliente e il servizio non è invadente ma curato.

Necci, pici, bistecca, formaggi, salumi un menù classico con qualche spunto che la stagione cambia e naturalmente il tartufo. Tagliolini, uova, carni tutto ciò che ben si abbina con il re del bosco.

In inverno il ristorante, non essendo di passaggio, apre nel fine settimana per poi riprendere a pieno ritmo nella bella stagione. Luogo adatto anche a pranzi per cerimonie visto che le “solite ville” iniziano a diventar noiose….

Roberta Capanni[:]

La Bistecca alla fiorentina sbarca ai Caraibi

La Bistecca alla fiorentina sbarca ai Caraibi

[:it]Da Terranuova Bracciolini (AR) a Nassau, capitale delle Bahamas, il viaggio è lungo, ma il passo è breve.

Sono bastati infatti pochi pranzi presso l’antica Macelleria Griglieria Giaccherini, per convincere Enrico Garzaroli, proprietario del prestigioso hotel Graycliff di Nassau, che quella cucina toscana e la bistecca di Chianina, meritassero di essere assaggiate dai suoi affezionati clienti.

Garzaroli ha chiesto a Maria Pavese, proprietaria della macelleria, di andare con lo staff del ristorante alle Bahamas per insegnare in loco a lavorare la carne ed in particolare per far conoscere la cucina toscana.

Ha così organizzato una settimana dedicata alla cucina della nostra regione: una serie di eventi che faranno sembrare l’isola caraibica un angolo di Toscana. All’evento sarà presente anche Armando Varricchio, Ambasciatore italiano a Washington.

La settimana della cucina Toscana si svolgerà dal 13 gennaio, per il momento una spedizione di 15 quintali di bistecche, capitanate dalla mitica Chianina, il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, è già giunta a Nassau. L’evento ha il patrocinio di Vetrina Toscana il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove ristoranti e botteghe che utilizzano i prodotti del territorio.

Pappardelle al coniglio, pappa al pomodoro e crostini ai fegatini saranno tra i protagonisti del menu e per far festa, verrà chiusa la strada antistante al noto albergo.

L’edificio che ospita il Graycliff fu costruito nel 1740 dal bucaniere John Howard Graysmith e vi hanno soggiornato, tra gli altri, Edoardo VIII, Wallis Simpson e Winston Churchill.

Oggi è un hotel a cinque stelle e ospita personaggi famosi come le cantanti Mariah Carey e Beyoncé. Tra le particolarità si segnala che la cantina del Graycliff è la terza cantina privata al mondo per numero di bottiglie 275.000 e l’albergo ospita una manifattura di sigari e una produzione di cioccolato interni alla proprietà.

La Macelleria Giaccherini nasce nel 1960. L’attuale proprietà la rileva nel 2009, e si inventa una nuova formula, abbinando allo spazio vendita della macelleria, un’area ristorante in cui il cliente può consumare la carne appena scelta. La bottega fa parte della rete di Vetrina Toscana.

Un viaggio che nasce da un’esperienza in Toscana e che si prefigura come l’inizio di una nuova avventura: “Sotto il sole … dei Tropici”[:en]Da Terranuova Bracciolini (AR) a Nassau, capitale delle Bahamas, il viaggio è lungo, ma il passo è breve.

Sono bastati infatti pochi pranzi presso l’antica Macelleria Griglieria Giaccherini, per convincere Enrico Garzaroli, proprietario del prestigioso hotel Graycliff di Nassau, che quella cucina toscana e la bistecca di Chianina, meritassero di essere assaggiate dai suoi affezionati clienti.

Garzaroli ha chiesto a Maria Pavese, proprietaria della macelleria, di andare con lo staff del ristorante alle Bahamas per insegnare in loco a lavorare la carne ed in particolare per far conoscere la cucina toscana.

Ha così organizzato una settimana dedicata alla cucina della nostra regione: una serie di eventi che faranno sembrare l’isola caraibica un angolo di Toscana. All’evento sarà presente anche Armando Varricchio, Ambasciatore italiano a Washington.

La settimana della cucina Toscana si svolgerà dal 13 gennaio, per il momento una spedizione di 15 quintali di bistecche, capitanate dalla mitica Chianina, il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, è già giunta a Nassau. L’evento ha il patrocinio di Vetrina Toscana il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove ristoranti e botteghe che utilizzano i prodotti del territorio.

Pappardelle al coniglio, pappa al pomodoro e crostini ai fegatini saranno tra i protagonisti del menu e per far festa, verrà chiusa la strada antistante al noto albergo.

L’edificio che ospita il Graycliff fu costruito nel 1740 dal bucaniere John Howard Graysmith e vi hanno soggiornato, tra gli altri, Edoardo VIII, Wallis Simpson e Winston Churchill.

Oggi è un hotel a cinque stelle e ospita personaggi famosi come le cantanti Mariah Carey e Beyoncé. Tra le particolarità si segnala che la cantina del Graycliff è la terza cantina privata al mondo per numero di bottiglie 275.000 e l’albergo ospita una manifattura di sigari e una produzione di cioccolato interni alla proprietà.

La Macelleria Giaccherini nasce nel 1960. L’attuale proprietà la rileva nel 2009, e si inventa una nuova formula, abbinando allo spazio vendita della macelleria, un’area ristorante in cui il cliente può consumare la carne appena scelta. La bottega fa parte della rete di Vetrina Toscana.

Un viaggio che nasce da un’esperienza in Toscana e che si prefigura come l’inizio di una nuova avventura: “Sotto il sole … dei Tropici”[:]

Carpineto, fra le 103 migliori cantine italiane selezionate da Wine Spectator per Opera Wine

Carpineto, fra le 103 migliori cantine italiane selezionate da Wine Spectator per Opera Wine

[:it]Un vino fine, elegante ed armonioso “dai seducenti aromi di ciliegio dolce, ribes, cuoio, spezie e sottobosco, con un accenno di quercia sul finale che suggerisce che ha ancora il tempo di evolvere”, scriveva cinque  anni fa Wine Spectator recensendo la Riserva 2010.

E la scelta da parte dell’azienda, fondata da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo nel 1967 e tuttora di proprietà delle famiglie, è stata proprio quella di mettere sotto i riflettori cinque anni di evoluzione di un vino, massima espressione di uve autoctone, che fin da subito si è mostrato pronto ed espressivo distinguendosi per eleganza e freschezza, ma che mostrava anche grande longevità così da raggiungere negli anni la massima espressione qualitativa.

Il Vino Nobile Montepulciano prodotto fin dal 1984 solo in versione Riserva, vino icona per la storica azienda toscana e fortemente identitario, vanta negli anni grande fortuna critica e una continuità di premi: per 3 anni, annata 2010, 2011, 2013, tra i top 100 al mondo, a testimonianza della costanza degli standard qualitativi  della produzione.

Una produzione realizzata in un’ottica di piena sostenibilità territoriale e prodigiosamente positiva all’impronta di carbonio.

Il Vino Nobile di Montepulciano Riserva Carpineto un uvaggio nel solco pieno della tradizione delle uve autoctone, espressione della più forte autenticità, e che prevede, come da disciplinare, accanto al Sangiovese (Prugnolo gentile) in percentuale del 90% circa, il 10% di altre varietà autoctone autorizzate come il Canaiolo, il Colorino, il Mammolo. Un vino forte espressione del territorio emblematico di una delle docg delle storiche e grandi aree vinicole toscane.

E’ in particolare qui che l’azienda, nata in Chianti Classico oltre 50 anni fa e presente nelle maggiori denominazioni toscane, ha avuto da oltre vent’anni il ruolo di antesignana nella più piena valorizzazione e crescita della denominazione secondo i più alti parametri di rigore e qualità. Valori identitari espressi da oltre vent’anni anche con un Cru di Nobile, sangiovese in purezza, il Vigneto Poggio Sant’Enrico.[:en]

Caterina Sacchet

Un vino fine, elegante ed armonioso “dai seducenti aromi di ciliegio dolce, ribes, cuoio, spezie e sottobosco, con un accenno di quercia sul finale che suggerisce che ha ancora il tempo di evolvere”, scriveva cinque  anni fa Wine Spectator recensendo la Riserva 2010.

 

E la scelta da parte dell’azienda, fondata da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo nel 1967 e tuttora di proprietà delle famiglie, è stata proprio quella di mettere sotto i riflettori cinque anni di evoluzione di un vino, massima espressione di uve autoctone, che fin da subito si è mostrato pronto ed espressivo distinguendosi per eleganza e freschezza, ma che mostrava anche grande longevità così da raggiungere negli anni la massima espressione qualitativa.

Il Vino Nobile Montepulciano prodotto fin dal 1984 solo in versione Riserva, vino icona per la storica azienda toscana e fortemente identitario, vanta negli anni grande fortuna critica e una continuità di premi: per 3 anni, annata 2010, 2011, 2013, tra i top 100 al mondo, a testimonianza della costanza degli standard qualitativi  della produzione.

Una produzione realizzata in un’ottica di piena sostenibilità territoriale e prodigiosamente positiva all’impronta di carbonio.

 

Il Vino Nobile di Montepulciano Riserva Carpineto un uvaggio nel solco pieno della tradizione delle uve autoctone, espressione della più forte autenticità, e che prevede, come da disciplinare, accanto al Sangiovese (Prugnolo gentile) in percentuale del 90% circa, il 10% di altre varietà autoctone autorizzate come il Canaiolo, il Colorino, il Mammolo. Un vino forte espressione del territorio emblematico di una delle docg delle storiche e grandi aree vinicole toscane.

 

E’ in particolare qui che l’azienda, nata in Chianti Classico oltre 50 anni fa e presente nelle maggiori denominazioni toscane, ha avuto da oltre vent’anni il ruolo di antesignana nella più piena valorizzazione e crescita della denominazione secondo i più alti parametri di rigore e qualità. Valori identitari espressi da oltre vent’anni anche con un Cru di Nobile, sangiovese in purezza, il Vigneto Poggio Sant’Enrico.[:]

“Dit’unto® Festival del mangiar con le mani”: domenica 13 ottobre street food d’autore a Villa a Sesta, immersi nelle colline del Chianti

“Dit’unto® Festival del mangiar con le mani”: domenica 13 ottobre street food d’autore a Villa a Sesta, immersi nelle colline del Chianti

Dit’unto® Festival del mangiar con le mani” torna ad animare il borgo di Villa a Sesta, frazione di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, domenica 13 ottobre, dalle ore 11 alle ore 20. L’appuntamento, giunto alla sua settima edizione e divenuto un punto fermo nell’autunno della provincia di Siena, propone per tutto il giorno buon cibo con stand di street food e piatti preparati dai ristoranti locali e ospiti stellati, artisti di strada, intrattenimenti per bambini e adulti e la schietta ospitalità del paese.

I numeri dell’edizione 2018 parlano di circa 9 mila partecipanti, 34 mila degustazioni vendute, con circa 90 volontari che hanno contribuito a rendere la giornata speciale e 49 stand impegnati per offrire agli ospiti piatti eccellenti. Cifre enormi se rapportate al piccolo borgo che organizza e ospita l’evento, Villa a Sesta, che non arriva a 50 abitanti.

L’edizione 2019 coinvolgerà, ancora una volta, il Circolo Ricreativo di Villa a Sesta, l’Azienda Agricola Tattoni e i quattro ristoranti locali: Osteria alla Villa, La Bottega del 30, L’Asinello e il Ristorante agriturismo la Villa di Sotto, che hanno ideato alcuni anni fa, tutti insieme, questo appuntamento cresciuto e consolidato negli anni.

Confermata anche la presenza di cibi più o meno tradizionali in arrivo dalla Toscana e da tutta Italia. Fra i nuovi ospiti, quest’anno Dit’Unto accoglierà la Sicilia, con arancini e cannoli, e l’isola di Ischia, con una specialità di pesce e un dolce della tradizione campana rivisitato per l’occasione.

Fra le degustazioni d’autore, che tornano protagonisti anche quest’anno, figurano 10  Chef stellati Michelin: Valeria Piccini (Caino), Gaetano Trovato (Arnolfo), Riccardo Agostini (Il Piastrino), Mariano Guardianelli (Abocar), Alberto Sparacino (Cum Quibus), Maria Probst e Cristian Santandrea (La Tenda Rossa), Juan Camilo Quintero (Poggio Rosso-San Felice), Filippo Saporito (La Leggenda dei Frati), Helene Stoquelet (La Bottega del 30), Iside De Cesare (La Parolina), insieme a tanti altri colleghi “eccellenti”.
A partire dalle ore 17, inoltre, nella piazza di Villa a Sesta sarà possibile fare un aperitivo gustoso con i cocktail preparati dalla “Bottiglieria di Sale Fino” e le pizze gourmet della “Pergola” di Radicondoli, accompagnate  da musica dj-set.

La giornata sarà arricchita da artisti di strada, animazione per bambini, due gruppi musicali – gli Art. 659 che ormai “giocano in casa” e una sorpresa da Monopoli con gli “Skanderground” – canti e balli popolari, taranta e Dj set a partire dalle ore 17. Il motto della giornata sarà mangiare e divertirsi ammirando il panorama mozzafiato delle vigne, delle colline e dei prati che circondano Villa a Sesta, immersa nel Chianti, approfittando anche degli spazi pic-nic con tavoli e sedie a disposizione dei visitatori.

L’evento sarà plastic free: le degustazioni saranno servite in contenitori di materiale compostabile e saranno abolite le bottigliette di plastica. Per l’acqua, infatti, sarà possibile attingere da numerose fontanelle distribuite nell’area della festa.

“La nostra missione – spiegano gli organizzatori – è quella di aumentare ogni anno l’offerta in quantità e in qualità, puntando a far crescere la festa e a mantenere alto l’entusiasmo che la caratterizza fin dalla prima edizione, con tutti gli accorgimenti possibili per vivere al meglio la kermesse in una situazione di relax e divertimento”.

Informazioni. Le degustazioni saranno vendute a carnet (5 degustazioni a 18 euro; 3 degustazioni + 1 gottino di vino da tavola a 12 euro; 2 degustazioni e 2 degustazioni di vino dell’Azienda Agricola Tattoni Villa a Sesta e un calice a 18 euro; 1 gottino di vino da tavola a 1 euro). Per raggiungere Villa a Sesta senza auto, sarà disponibile anche UntoBus da Siena. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito www.ditunto.it e seguire la pagina Facebook  www.facebook.com/ditunto/.