I 90 anni di Antonio Carpenedo, l’inventore dei formaggi ubriachi®

I 90 anni di Antonio Carpenedo, l’inventore dei formaggi ubriachi®

Antonio Carpenedo, il fondatore dell’azienda trevigiana che porta il suo nome, festeggia i 90 anni, e ci arriva con l’inalterato entusiasmo degli inizi.
Senza dubbio una tra le più influenti e carismatiche figure dell’agroalimentare italiano, Carpenedo, uomo del ‘900, é figlio di quella cultura veneta che affonda le sue radici tra mercanti veneziani e pastori degli altopiani alpini.
La sua vita incarna fedelmente i valori classici dell’epoca: coraggio, sacrificio, amore per la propria terra, passione per il lavoro, ardore delle idee. Con le sue creazioni ha rivoluzionato il concetto stesso della produzione casearia inventando un nuovo modo di consumare il formaggio a tavola.

ubriaco di Prosecco


Storia di sacrificio e successo di un uomo del Novecento

Sebbene il suo percorso abbia preso il via molto presto, da autodidatta, nella bottega di alimentari del padre Ernesto, la grande avventura di affinatore parte nel ’76 con la riscoperta di un’antica tradizione contadina diffusa nell’area del Piave; riporre i formaggi sotto le vinacce durante la vendemmia.
Fu allora che iniziò la produzione delle prime forme di formaggio affinate in vino e vinacce col nome di Ubriaco®, un marchio che venne poi registrato e di proprietà esclusiva dell’azienda. Fu così che La Casearia Carpenedo divenne il primo laboratorio di affinamento caseario riconosciuto in Italia.        


La nascita dei formaggi “ubriachi”

Gli UBRIACHI® de La Casearia Carpenedo, da allora sono diventati un’istituzione e di grande ispirazione per l’intero settore. Formaggi ricchi di storia, capostipiti degli affinati di tutto il mondo, che raccontano l’essenza del Metodo Carpenedo, un know-how in grado di elevare la profondità delle caratteristiche gusto-olfattive di due prodotti apparentemente semplici come il formaggio e il vino.
Sono sei i formaggi che rientrano nella gamma degli UBRIACHI®, ecco quali: Briscola al Raboso, Baronerosso al Barbera d’Asti, Capo di Stato, Ubriaco al Prosecco DOC, Ubriaco all’Amarone della Valpolicella DOCG, Ubriaco di Raboso.
In particolare tra questi, l’Ubriaco al Raboso, il BaroneRosso e il Barbera d’Asti, insieme all’Ubriaco al Prosecco, hanno conquistato rispettivamente argento e bronzo al World Cheese Award 2022.
I sapori decisi e i contrasti emozionanti rendono indimenticabile l’esperienza sensoriale suscitata da questi formaggi, cui si unisce la grande valenza storica fortemente radicata nella tradizione locale trevigiana. Ma non è tutto, le vinacce utilizzate per l’affinamento infatti, vengono costantemente sottoposte a controlli di un esperto enologo. La prima prova di affinamento al Raboso fatta nel ’76 è ancor oggi in commercio, segnale importante di quanto la maestria artigiana che sappia riconoscere e valorizzare la materia prima di qualità, vinca la prova del tempo. 


Ancora in azienda ad insegnare a figli e nipoti

Antonio Carpenedo, tra i numerosi premi, in particolare in ambito nazionale ha ricevuto dall’Accademia della Cucina Italiana il XXVII Premio Dino Villani, quello alla carriera nell’ambito dell’Italian Cheese Award, mentre a livello internazionale, é stato insignito dalla Guilde Internationale des Fromagers al Musée du Vin di Parigi, in occasione del 575° capitolo di intronizzazione, del titolo di Maître Honoris Caseus; l’associazione, presente in molti paesi del mondo, riconosce la figura professionale del mastro caseario, come esperto del settore lattiero-caseario, dei processi di creazione e conservazione, con la nobile missione di tramandare la cultura casearia al consumatore finale, dando anche la possibilità ai giovani di imparare un mestiere affascinante.
Antonio lo si incontra ancora, con la verve di sempre, in azienda, oggi guidata dai figli Alessandro ed Ernesto anche se é già attiva la quarta generazione coi giovani nipoti.      


La casearia oggi

La Casearia Carpenedo, riconosciuta come primo laboratorio di affinamento di formaggi in Italia, nasce dalla grande visione creativa del suo fondatore Antonio Carpenedo, fin da bambino animato da una fortissima passione.
Quella sviluppata da Carpenedo, lavorando materie prime selezionate con cura e regalando profumi e sentori unici, è una vera e propria arte, una narrazione ogni volta diversa, frutto di una estrema sensibilità e amore per la famiglia e per la vita. La storia dell’azienda ha inizio nei primi del 1900 quando suo padre Ernesto Carpenedo iniziò come “casoin” (in dialetto veneto, pizzicagnolo), in un negozio di alimentari a Preganziol (Treviso).
Il figlio cresce nella bottega del padre e negli anni ’60 inizia a gestire un piccolo caseificio in provincia di Treviso dove con l’aiuto di un amico tecnico casaro impara l’arte del formaggio da autodidatta. Nel 1965 Antonio fu uno dei primi ad esportare fuori dalla provincia di Treviso e poi in altre regioni la “Casata Carpenedo” oggi conosciuta ed apprezzata come Casatella Trevigiana Dop.
Il ’76 segna l’inizio di un’altra avvincente sfida, quella di affinatore, con la riscoperta di un’antica tradizione contadina della zona del Piave, ossia riporre il formaggio sotto le vinacce durante la vendemmia. Fu allora che si iniziarono a produrre le prime forme di formaggio affinato in vino e vinaccia con il nome di Ubriaco, che divenne un marchio registrato di proprietà esclusiva dell’azienda.
Da allora Antonio esprime a pieno la sua innata creatività e forte visione trasformando l’azienda nel primo laboratorio di affinamento caseario riconosciuto in Italia. Dall’utilizzo delle vinacce, passa alla sperimentazione di nuovi ingredienti come fieno, foglie di noce, pepe, spezie, birra, liquori e molti altri che oggi compongono il vasto repertorio dei “Formaggi di Cantina”. Oggi l’azienda è guidata dai figli Ernesto, Direttore di Produzione ed Alessandro, Direttore Commerciale che con grande impegno e caparbietà sono riusciti ad inserirsi nel mercato internazionale, tanto che i loro prodotti oggi sono presenti in 25 paesi nel mondo

Volare? Otto italiani su dieci hanno qualche paura quando devono farlo

Volare? Otto italiani su dieci hanno qualche paura quando devono farlo

Otto italiani su dieci hanno qualche paura quando devono volare ma solo due su dieci soffrono di aerofobia,
Perdere il volo, smarrire il bagaglio, non trovare il passaporto o suonare quando si passa ai controlli di sicurezza sono le paure più comuni delle persone in aeroporto.
Il rumore, lo spazio insufficiente per le gambe e le turbolenze sono le cose che preoccupano di più in aereo


Viaggio in aereo? Incubo per due italiani su dieci

Viaggiare in aereo può essere un’esperienza indimenticabile ed emozionante per molti, o il più grande incubo per altri.
Alcuni si divertono dal momento in cui mettono piede in aeroporto, si godono l’intera esperienza senza pensieri fino a quando non ritirano le valigie arrivati a destinazione, mentre altri si preoccupano continuamente che possa accadere qualcosa e si lamentano di ogni cosa riguardi il volo.
Secondo una recente indagine condotta dal potente motore di ricerca di voli e hotel www.jetcost.itsette italiani su dieci amano l’esperienza del volo e solo due su dieci sono aerofobici.

Il team di Jetcost.it ha condotto un sondaggio nell’ambito di uno studio sulle esperienze di viaggio degli italiani. Sono state intervistate 3.000 persone di età superiore ai 18 anni, che hanno viaggiato almeno una volta negli ultimi due anni.

Le 10 paure quando siamo in aeroporto

Inizialmente è stato chiesto a tutti se l’esperienza di viaggio in aereo, dall’aeroporto di partenza a quello di destinazione, fosse di loro gradimentosette su dieci hanno dichiarato di aver apprezzato l’esperienza complessiva (69%). In seguito è stato chiesto a tutti gli intervistati se avessero qualche timore nel viaggiare in aereo in generale, e il 78% ha risposto di sì.

Dividendo l’esperienza del volo in due parti, l’aeroporto e l’aereo, agli intervistati è stato chiesto innanzitutto quali fossero le loro maggiori paure quando si trovano in aeroporto, e queste sono state le prime dieci risposte più comuni:

1. Perdere il volo
2. Perdere il bagaglio
3. Perdere il passaporto, la carta d’identità o la carta d’imbarco
4. Suonare ai controlli di sicurezza
5. Vedere il proprio volo cancellato
6. Dover aprire la borsa ai controlli di sicurezza
7. Avere il bagaglio che pesa più del consentito
8. Avere il volo in ritardo
9. Essere sorpresi con qualcosa che non appartiene al proprio bagaglio
10. Perdere una coincidenza

I 9 principali fastidi in volo

Per quanto riguarda il volo, agli intervistati è stato chiesto innanzitutto se soffrissero di aerofobia, o paura di volare, e il 21% ha risposto di sì. Poi è stato domandato a tutti cosa trovassero più irritante, fastidioso o spaventoso durante il volo, con la possibilità di dare tre risposte, e le più comuni sono state:

– Il rumore (54%)
– Il non avere abbastanza spazio per le gambe (39%)
– La turbolenza (33%)
– Il dover aspettare gli altri passeggeri (31%)
– I prezzi elevati di cibo e bevande (26%)
– Le misure di sicurezza (23%)
– Il posto a sedere angusto (21%)
– La sensazione di claustrofobia (16%)
– La qualità del cibo (11%)

Le 6 situazioni insopportabili

Andando un po’ più nel dettaglio, a tutti gli intervistati che hanno indicato di essere infastiditi dal rumore è stato chiesto, in particolare, cosa li disturbasse di più; le prime cinque risposte sono state le seguenti:

1. Bambini che piangono
2. Persone che parlano ad alta voce
3. Gruppi di giovani in gita che gridano o di addio al celibato che fanno gli spiritosi
4. Chi russa nel sonno
5. Genitori che sgridano i figli
6. Chi è sotto l’effetto dell’alcol


Come poter migliorare l’esperienza di volo

È stato poi chiesto ai partecipanti come vorrebbero che le compagnie aeree affrontassero il problema del rumore e le soluzioni più frequentemente proposte dagli intervistati sono state le seguenti: una zona senza rumore sugli aerei, come avviene su alcuni treni (64%); far sì che il personale di cabina ordini ai passeggeri che disturbano di fare silenzio (25%); distribuire gratuitamente cuffie o tappi per le orecchie a chi lo richiede (11%). 
D’altra parte, è stato anche chiesto loro cosa apprezzassero di più del voloe le risposte più comuni sono state: “La sensazione di vacanza che si prova in aereo” (35%), “la vista dai finestrini” (24%), “la sensazione di volare” (16%), “l’intrattenimento a bordo” (14%). L’11% ha dichiarato che “l’atterraggio” è la parte preferita del volo.

Le 5 regole di sicurezza più ignorate

Infine, a tutti gli intervistati è stato chiesto se avessero seguito tutte le istruzioni, le norme e i regolamenti di sicurezza previsti durante il volo, e sette intervistati su dieci hanno risposto di no. È stato quindi domandato loro quali regole di sicurezza non rispettassero.

1. Prestare attenzione agli assistenti di volo mentre spiegano le istruzioni di sicurezza prima del decollo
2. Indossare la cintura di sicurezza
3. Mettere i bagagli nella cappelliera o sotto il sedile
4. Non utilizzare dispositivi elettronici durante l’atterraggio e il decollo dell’aeromobile
5. Stare in piedi in aereo quando si dovrebbe stare al proprio posto

 

Spirits, nasce nelle colline fiorentine il gin dell’anno dai bartender Usa

Spirits, nasce nelle colline fiorentine il gin dell’anno dai bartender Usa

Si chiama Peter in Florence, il gin dell’eleganza prodotto sulle colline di Firenze con la radice e il fiore del giglio fiorentino.
Una fiorentinità spiccata nel nome, nell’etichetta e nelle botaniche che mettono Firenze sul tetto del mondo.

Podere Castellare, il gin che nasce sulle colline di Firenze

Il gin di Firenze campione del mondo

E’ Spirit of the Year e Gin of the Year per i Bartender Spirits Awards 2023.
La giuria, composta da 
39 esperti di mixology dalla East alla West Coast degli USA, ha assegnato al distillato made in Tuscany il punteggio più alto in assoluto in classifica: 99 su 100.
Gold Medal per la versione 
Navy Strenght, con gradazione alcolica più alta e un bouquet aromatico più frizzante, ma nel quale è sempre ben riconoscibile l’impronta dell’iris.
Premiata anche la distilleria, ospitata dal resort Podere Castellare, a Pelago, come 
Gin Producer 2023.

Obiettivo: conquista degli Usa

Un risultato che spalanca le porte del mercato a stelle e strisce per Peter in Florence: i Bartender Spirits Awards, infatti, da anni selezionano i migliori alcolici da promuovere negli States.
Il contest, tenutosi alla fine di maggio a San Francisco, parte dal presupposto che chi sta dietro il bancone sia il vero influencer nell’industria dei superalcolici: le passioni dei bartender forniscono una mappa al consumatore, così come la creazione di nuovi drink è spesso guidata dai gusti dei barman e dalla loro percezione delle tendenze più attuali.
“Volevamo uno strumento per riconoscere i must have di un bar”, ha dichiarato Sid Patel, fondatore e CEO di Beverage Trade Network. “Sia che i baristi vogliano colmare una lacuna specifica nel loro inventario di alcolici, sia che vogliano costruire una cocktail list da zero, quale miglior consiglio potrebbero ricevere se non quello dei colleghi?”.
Le medaglie d’oro, d’oro, d’argento e di bronzo vengono assegnate agli alcolici che hanno ottenuto i migliori risultati in base ai parametri: gusto, confezione e prezzo. I vincitori saranno adesso presentati nella Bartenders Spirits TOP 100 SPIRITS Guide, distribuita a migliaia di baristi negli Stati Uniti.


Dentro la bottiglia: un london gin, un navy strenght e una creatura esclusiva

Peter in Florence è un London Dry Gin realizzato completamente in Toscana grazie all’utilizzo del primo alambicco carterhead presente in Italia, riprodotto fedelmente seguendo il disegno del progetto originale del 1831.
Il risultato è un elegante mix di 14 botaniche, con particolare risalto al fiore di Iris, simbolo della città di Firenze fin dal IX secolo da sempre sinonimo di eleganza e purezza, e al ginepro, pianta caratteristica delle colline fiorentine.
Gli ingredienti provengono quasi tutti dalla Toscana, dove crescono le migliori materie prime per l’aromatizzazione del gin, a partire dal ginepro, richiesto in tutto il mondo. 

Accanto alla versione classica c’è Peter in the Navy, versione Navy Strenght con 57,7% di volume alcolico. Peter in the Navy mantiene tutte le caratteristiche aromatiche e bilancia l’elevata gradazione con la freschezza delle proprie botaniche. 

Ultimo nato a Podere Castellare, Peter in Florence Spring Limited Edition: di colore giallo brillante, è il primo di quattro seasonal gin che saranno presentati sul mercato, caratterizzati da botaniche di stagione: in questo caso a conferire colore e aromaticità sono lo zafferano, raccolto sulle colline fiorentine, e i fiori di camomilla.
Un’edizione limitata da provare straight on in chiave cocktail per conferire un twist ai più classici o farsi ispirare nuovi drink. Come il Peter Bloom, un mix di Peter in Florence Spring con Campari Bitter, Cinzano bianco, Ancho Reys al peperoncino e aceto di lamponi.

Consorzio Vini Alto Adige: Andreas Kofler confermato Presidente

Consorzio Vini Alto Adige: Andreas Kofler confermato Presidente

Andreas Kofler confermato Presidente. Sostenibilità, zonazione e nuova sede al centro del lavoro pere il prossimo triennio.

Una conferma per i vini dell’Alto Adige

Anche per i prossimi tre anni, il presidente del Consorzio Vini Alto Adige sarà Andreas Kofler. Il neoeletto consiglio di amministrazione ha riassegnato la presidenza a Kofler, così come la vicepresidenza a Martin Foradori.
L’attenzione rimarrà pertanto incentrata sulla prosecuzione dei progetti già avviati: l’implementazione della sostenibilità in tutti i settori del comparto vinicolo, la concretizzazione dell’ambizioso progetto legato alla zonazione e la realizzazione della nuova sede del Consorzio.


La storia del Consorzio

Fondato nel 2007 quale organizzazione in grado di raggruppare tutte le principali associazioni e istituzioni del settore vitivinicolo altoatesino, il Consorzio Vini Alto Adige rappresenta oggi il centro di competenza di riferimento in materia di vino e gestisce il marchio Vini Alto Adige, oltre a farsi carico di un’ampia gamma di servizi per i suoi associati. Andreas Kofler, presidente della Cantina Kurtatsch, ha diretto l’attività del Consorzio nelle vesti di presidente già negli ultimi anni; al suo fianco, quale vicepresidenteMartin Foradori della Tenuta Hofstätter di Termeno.

Il consiglio di amministrazione, recentemente eletto durante l’assemblea generale tenutasi a Bolzano, ha riconfermato l’incarico a entrambi.
Anche questo voto è stato all’insegna della continuità. Infatti Andreas Kofler, Klaus Pardatscher, Georg Eyrl e – nuovi – Philipp Plattner nonché Oscar Lorandi continueranno a rappresentare il Consorzio delle cantine produttori in seno al consiglio di amministrazione del Consorzio. Martin Foradori, Alois Clemens Lageder e Peter Zemmer sono stati riconfermati quali rappresentanti delle Tenute dell’Alto Adige. Lo stesso vale per Stefan Vaja dei Vignaioli dell’Alto Adige, rappresentati nel consiglio di amministrazione anche, per la prima volta, da Hannes Andergassen.


In programma: continuità, sostenibilità e zonazione

Con la continuità al vertice del Consorzio è garantita anche la continuità in merito ai temi principali. “Un’attenzione particolare è naturalmente rivolta a una coerente implementazione dell’Agenda del Vino Alto Adige 2030, che ci indica la via verso un futuro sostenibile lungo tutta la catena di creazione del valore”, afferma Andreas Kofler. “In fin dei conti, a consumatrici e consumatori, vogliamo garantire non solo la qualità del nostro prodotto, ma anche la qualità della produzione”.

Un secondo obiettivo è la realizzazione dell’ambizioso progetto legato alla zonazione, pronto alla concretizzazione dopo un lavoro preliminare durato anni. “Nel corso dei prossimi anni, terroir unici, vitigni selezionati per queste specifiche zone e un’ulteriore riduzione delle quantità di raccolto innalzeranno la qualità dei vini dell’Alto Adige a un livello ancora superiore”, spiega il vicepresidente del Consorzio Martin Foradori.
Infine, è in fase di realizzazione anche il progetto della nuova sede del Consorzio Vini Alto Adige, nella quale troverà una nuova casa l’intero settore vitivinicolo altoatesino. “La concentrazione a livello di ambienti e spazi ci permetterà di raggruppare meglio le risorse e rendere la cooperazione ancor più stretta”, assicura il presidente.


Le sfide vinte

Guardando al passato, invece, Kofler ha ricordato la pandemia di Covid come la sfida più grande del suo precedente mandato. “Praticamente da un giorno all’altro abbiamo dovuto modificare la nostra intera comunicazione con i mercati”, afferma Kofler.
Un’altra sfida è stata la lotta contro la flavescenza dorata. “Grazie a numerosi partner, siamo riusciti a mettere in piedi un sistema di monitoraggio per tenere sotto controllo la diffusione di questa malattia della vite”, dice il presidente.
Durante il precedente mandato è stata avviata una certificazione di sostenibilità secondo le norme SQNPI che, nel corso degli ultimi anni, ha superato la sua fase pilota. “Il fatto di essere riusciti a realizzare tutti questi progetti di fondamentale importanza, e di averne intrapresi altrettanti, è stato possibile solo grazie all’enorme impegno di tutto il team del Consorzio”, conclude Kofler, “e guardo già con grande piacere ai prossimi tre anni”.

 

Lo chef stellato e la sua “natura”

Lo chef stellato e la sua “natura”

Quando Sostenibilità fa rima con Cucina di Qualità si potrebbe riassumere per descrivere il nuovo menù dell’Oseleta, ristorante con una stella Michelin Guide 2023 di Villa Cordevigo, cinque stelle lusso associato a Relais & Châteaux a Cavaion Veronese (vicino al Lago di Garda, Verona).

Un orto a tutta natura sul lago di Garda

Ricavato in una parte della pittoresca barchessa all’ingresso del parco, lo chef Marco Marras ha progettato l’ampliamento dell’orto che si trova nella tenuta.
L’orto di 1500 metri quadri è destinato alla coltura a conduzione biologica di verdura e frutta di stagione (fra i quali cavolfiori, cappucci, fragole, zucchine, melanzane) senza residui chimici che soddisfa circa il 15% del fabbisogno del ristorante.
Marras continua così il suo percorso alla ricerca di una sempre maggiore sostenibilità nei processi produttivi della cucina e anche nella cura degli ingredienti home-made.


Nasce il menù “natura”

Ecco, dunque, che ai sempre apprezzati menu “Il viaggio dello chef” e “Oseleta”, Marras ha voluto portare sulle tavole del ristorante di cui regge da anni il timone, anche il menu “Natura”. Si comincia con l’Amuse bouche, a discrezione dello chef, per passare poi alla Melanzana e quindi al primo, lo spaghettone quadrato alla barbabietola, mandorla, polvere di cappero, olive taggiasche. Si prosegue col Cavolfiore brasato, insalata di germogli e fiori, rapa rossa, salsa teriyaki, per concludere col dessert “Il velo di Maya” e altre dolci tenerezze. La selezione dei vini in abbinamento viene seguita da Klodiola Prenga, restaurant manager del ristorante Oseleta.


Chi è chef Marco Marras

Marras, 35 anni, originario di Bosa, in Sardegna, guida l’Oseleta dal 2021, dopo esperienze professionali in tutto il mondo che ha poi tradotto nella sua cucina coniugando diversi stili, anche esotici, con quelli della sua Sardegna e del Veneto.
Una cucina concreta, che racchiude in sé la continua ricerca di equilibrio e armonia in tutte le fasi di ideazione dei piatti: dalla scelta degli alimenti, alla loro preparazione e alla presentazione.
Ma è proprio nella scelta degli alimenti che Marras dà il meglio di sé. Per lui devono essere legati il più possibile al territorio e sceglie sempre produttori che rispettino il benessere degli animali. Anche perseguendo la sua continua ricerca di rispetto con la terra in cui vive, delle produzioni e degli artigiani locali, nel 2022 ha progettato, realizzato ed ora ampliato l’orto di Villa Cordevigo.
Oltre la metà degli ingredienti utilizzati nelle cucine di Villa Cordevigo, sia per il Ristorante Cordevigo che per il ristorante Oseleta, sono di provenienza locale da contadini, casari, coltivatori e allevatori della zona del Lago di Garda. L’obiettivo è incoraggiare notevolmente la biodiversità: quando non è possibile favorire l’acquisto di materia prima da produttori locali si cerca di reperire fornitori eticamente rispettosi dell’ambiente.

«Gli stranieri che scelgono l’Italia – spiega lo chef Marco Marras – lo fanno anche per la nostra cucina e a tavola amano i prodotti del territorio: piatti iconici, ma reinterpretati con un gusto contemporaneo».


Un albergo al top anche in sostenibilità

Ma la ricerca della sostenibilità non si ferma in cucina. Villa Cordevigo, cinque stelle lusso Relais & Chateaux, è entrata, infatti, a far parte della Sustainability Community di Virtuoso, prestigiosa affiliazione delle più importanti agenzie di viaggio e Travel Advisors del mondo.
Virtuoso, dopo aver esaminato il programma di sostenibilità all’interno della tenuta e le attività svolte, fra la coltura di vigneti e la produzione di vino bio, ha riconosciuto gli sforzi della proprietà Cristoforetti e Delibori ad evitare gli sprechi razionalizzando i consumi, a sostenere la cultura e l’economia locale, la protezione dell’ambiente. Recentemente sono stati installati 216 moduli fotovoltaici, la potenza di picco è di 74,52 kWp, per una produzione di 81.410 kWh annui distribuiti su una superficie di 403,92 mq. Inoltre, nel 2017, la struttura alberghiera è stata premiata da Tripadvisor come uno dei “10 Top Hotel d’Italia”.

«La sostenibilità non è una moda, ma una necessità e uno stile di vita – spiega Lorenza Delibori, Maître de Maison di Villa Cordevigo – Ogni comunità e imprenditore ha un ruolo fondamentale per proteggere l’ambiente, le persone e disegnare nuove strade virtuose da tracciare per proteggere il futuro dell’ambiente. Per questo qualche anno fa abbiamo iniziato un cammino e un cambiamento etico per essere sempre più rispettosi dell’ambiente. È un processo continuo e progressivo. Dai pannelli fotovoltaici all’eliminazione della plastica monouso nelle stanze, dall’eliminazione degli sprechi al ristorante ai tovaglioli di bambù a colazione… Crediamo che sia un cambiamento fondamentale da trasmettere ai nostri dipendenti e ai nostri ospiti».

Dove siamo

Villa Cordevigo si trova a Cavaion, nell’entroterra del Lago di Garda, in provincia di Verona.
Questa dimora episcopale risalente al XVII secolo comprende 40 stanze e suite ognuna diversa dall’altra. La Villa veneta del 18. secolo, con un incantevole giardino all’italiana, è circondata dai maestosi alberi secolari del parco e dai vigneti della tenuta Villabella che dispone di un totale di 250 ettari di terreno e segue le indicazioni del codice europeo per la coltivazione e produzione integrata. Quando la qualità dell’Ambiente fa rima con Eccellente.
Il ristorante Oseleta è aperto:
– il sabato e la domenica a pranzo
– tutti i giorni (tranne il martedì) a cena

Località Cordevigo, 37010 Cavaion Veronese (VR) Italy
Contact: Tel +39 045 7235287 Fax +39 045 6268482
www.villacordevigo.com
www.ristoranteoseleta.it

Nella giornata delle api nasce la beedrome

Nella giornata delle api nasce la beedrome

Le api mettono su casa da Carpineto a Gavorrano nella giornata a loro dedicata e c’è qualcuno che sta arredandola con erba, fiori e lavanda.
Le avevamo viste già da qualche anno tra i vigneti del Vermentino in Maremma dove si erano ricavate degli spazi di fortuna, diciamo così.
Quale indice migliore di quell’alveare nato intorno al tronco della vite di un ecosistema in perfetto equilibrio?


Le api vignaiole della Maremma

Ora da Carpinetole api, che già si trovavano bene evidentemente, hanno messo su casa come era auspicabile in un sistema, una filiera, che le aiuti a ritrovare l’habitat migliore.

“Fare il vino senza uccidere api e insetti e senza danneggiare l’ecosistema per noi è la normalità da sempre. Il contributo che le api danno alle produzioni agricole e al mantenimento della biodiversità delle specie botaniche selvatiche è immenso; mi sentivo debitore nei loro confronti.
Con la loro piccola “proboscide”, la ligula, asciugano infatti i succhi zuccherini che attaccati da microrganismi potrebbero danneggiare gli acini – racconta Antonio Mario Zaccheo, fondatore nel 1967 con Giovanni Carlo Sacchet della Carpineto che passa sempre più tempo nella tenuta di Gavorrano, la più selvaggia delle cinque di Carpineto con tutti quei boschi e macchia mediterranea ad abbracciare i vigneti.
Ho pensato al pericolo che le api stanno correndo, e noi con loro, e in nome della sopravvivenza e continuazione della biodiversità, ho deciso di destinare una parte dei nostri terreni proprio ad un’attività propedeutica ad incrementare il patrimonio apistico fornendo a questi preziosi insetti un campo sul quale prosperare e moltiplicarsi.”
A queste api vignaiole, collaboratrici preziose, Antonio Mario Zaccheo ha deciso di dedicare 4 ettari della tenuta e costruire una BEEdrome, come ha deciso di chiamarla giocando su un’evidente assonanza. Un'”alcova” a cielo aperto potremmo chiamarla. Uno spazio ameno, pieno di fiori per vivere e prosperare.


Cos’è la BEEdrome?

Nella tenuta di Gavorrano, una manciata di chilometri da Cala Violina, quel tratto di costa maremmana ancora così bella, una tenuta ricca di boschi e campi collinari, nelle vicinanze di un piccolo laghetto fitto di rane e pesci spontanei, sono state infatti posizionate le prime arnie tra due campi ed una piantagione di frassini. Il primo campo è composto da circa 2 ha di erba medica.
Il secondo, di altri 2 ettari, è seminato con una miscela fiorita fatta di specie perenni e annuali che forniscono nettare e polline alle api. E’ quel che serve per una corretta attività delle api e fornirgli nutrimento per tutta la stagione. Si tratta di una miscellanea di sementi per tappeto erboso denominato “apistico primaverile” e composta da: aneto, ginestrino, grano saraceno, lupinella, erba medica lupolina, meliloto bianco e giallo, sulla, trifoglio incarnato, trifoglio resupinato, trifoglio violetto, senape bianca ed achillea.

“Ma non solo – aggiunge Zaccheo – abbiamo cercato di pensare anche ad una pianta particolarmente amata dalle api, la lavanda e stiamo sperimentando l’inserimento di vari tipi: lavanda vera, lavanda stoechas, e lavanda nana. Il progetto è all’inizio ed in via di sviluppo ma il nostro impegno in questa direzione è ormai consolidato e confermato.”