Eccellenze di Toscana: la ceramicaThe excellence of Tuscany: ceramics

di Margherita Nieri – La lunga tradizione della ceramica in Toscana affonda le sue radici in tempi molto antichi, ancor prima delle invasioni barbariche in Italia, ma fu solo tra il Tre e il Quattrocento che si formarono i centri di produzione ceramica che ancora oggi fanno scuola in tutto il mondo.

Se desiderate scoprire la Toscana in modo nuovo e inusitato, vale davvero la pena rivisitare i luoghi della ceramica, della terracotta, della porcellana e della maiolica diffusi in tutta la Regione.

Da alcuni anni 11 Comuni –  vere e proprie “capitali” della ceramica toscana – cioè Anghiari, Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Montopoli in Val d’Arno, Sesto Fiorentino, Trequanda e Vicopisano, si sono riuniti nell’associazione “Terre di Toscana”, con lo scopo di rivalorizzare queste antiche e preziose manifatture.

Lungo gli itinerari delle “Strade della Ceramica e della Terracotta”, non si può che rimanere incantati dalle tante meraviglie di creatività e di raffinatezza cui hanno dato vita i maestri ceramisti della Toscana.

Nel nuovo Museo della Ceramica di Montelupo, ad esempio, si può ammirare il favoloso vassoio “Rosso di Montelupo”, dipinto con colori sanguigni e considerato uno dei gradi capolavori rinascimentali della maiolica.
Al Museo di Doccia di Sesto Fiorentino si ripercorre l’epoca d’oro della Ginori, con le sue porcellane in stile Art Nouveau o decorate con l’inconfondibile design di Giò Ponti.
Interessanti anche la bella Villa Pecori Giraldi (Borgo S.Lorenzo), che raccoglie i vasi in gres e i preziosi affreschi della manifattura Chini, e infine la produzione aretina dei famosi “vasi corallini”, caratterizzati da un intenso colore rosso brillante.

Web: www.ceramicatoscana.it
E-mail:  info@ceramicatoscana.itdi Margherita Nieri – The long tradition of ceramics in Tuscany has its roots in ancient times, even prior to the barbaric invasions in Italy, but it was only during the 14th and 15th centuries that ceramic production centres were founded, which still provide training around the world today.

If you’d like to discover a new and unusual side of Tuscany, it’s well worth revisiting the ceramic, terracotta, porcelain and majolica areas dotted across the region.

Eleven municipalities, true capitals of Tuscan ceramics, namely Anghiari, Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Montopoli in Val d’Arno, Sesto Fiorentino, Trequanda and Vicopisano, which came together in the Terre di Toscana association a few years ago, with the aim of redeveloping these valuable, old manufacturing practices.

Along the roads of ceramics and terracotta, you can’t help being enchanted by the many creative and elegant wonders created by the Tuscan master potters.

In the new ceramics museum in Montelupo, for example, you can admire the superb “Rosso di Montelupo” tray, painted with sanguine colours and regarded as one of the greatest Renaissance majolica masterpieces.
At the Museo di Doccia in Sesto Fiorentino you can relive the golden age of Ginori, with his porcelain in Art Nouveau style or decorated with the unmistakable design of Giò Ponti.
The stunning Villa Pecori Giraldi (Borgo San Lorenzo) is also interesting, which contains gres vases and valuable Chini manufacture frescoes, as well as the famous Arezzo-produced “vasi corallini”, characterised by a deep, bright red colour.

Web: www.ceramicatoscana.it
E-mail:   info@ceramicatoscana.it

“Alla scoperta del territorio del comune di Bucine: San Leolino”Around and about Bucine: San Leolino

Sul limite della dorsale che scende dai Monti del Chianti e che a nord-est spazia verso la valle dell’Arno fino al Pratomagno e a sud-est domina la valle dell’Ambra, si trova S. Leolino (m. 377 s.l.m.).

Il paese è costituito da un castello medievale, parzialmente diroccato, sulle cui mura sono state adattate e ricostruite modeste abitazioni e la chiesa, e da una borgata pianeggiante con alcuni palazzi del Quattrocento, un tempo dimora di facoltose ed illustri famiglie fiorentine.

A S. Leolino soggiornò il poeta Ugo Foscolo in amicizia con la “Donna Gentile” Quirina Mocenni Magiotti, che qui possedeva un’abitazione. Originario del luogo fu Sebastiano Sanleolini, genero di Goro da Montebenichi, che ebbe una certa fama quale giureconsulto, letterato e poeta.
Un altro Sanleolini, Francesco, fu accademico della Crusca. Entrambi vissero nel XVI secolo.

Il castello, come risulta dalle Memorie di Tito Cini, fu incendiato intorno al 1300 dai senesi che, alleati con i fiorentini, combattevano in quel periodo contro i feudatari dell’aretino per la conquista e la sudditanza dei territori del Valdarno Superiore e della Valdambra.

Il nome del paese si combina con quello del patrono, S. Leolino. Questi pare sia stato un vescovo di Padova martirizzato a Roma nel 242 e sepolto nelle catacombe di Santa Priscilla. La chiesa risale al 1000, ma successivamente è stata ricostruita e trasformata in uno stile settecentesco. Al suo interno si trovano opere di un certo valore.
Pregevole è il tempietto per gli olii santi del fonte battesimale che, nonostante le numerose integrazioni, si può ritenere opera di maestranze scalpelline cinquecentesche.
Di valore artistico è anche il tabernacolo in pietra dell’altare maggiore. Eccezion fatta per il moderno sportello (inserito negli anni settanta), il tabernacolo è un manufatto ascrivibile alle maestranze toscane della lavorazione della pietra operanti tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Sull’altare maggiore è collocata una tela secentesca raffigurante la Vergine e il Bambino che appaiono a tre santi inginocchiati.
A sinistra è riconoscibile il santo vescovo Leolino fra due angeli che reggono pastorale e mitra. Gli altri due santi sono presumibilmente S. Pietro (al centro) e S. Lorenzo (a destra).

La Fonte Lattaia
Nei pressi di S. Leolino esisteva una piccola sorgente di acqua perenne che veniva chiamata “Fonte Lattaia” perché, secondo la tradizione orale, ad essa erano attribuite proprietà galattofore miracolose: bevendo l’acqua di questa sorgente le nutrici vedevano aumentare la secrezione del latte. Le proprietà miracolose di tali acque erano conosciute nel Valdarno, nella Valdambra e perfino nel Chianti, e ciò dava luogo ad un incessante pellegrinaggio verso questa fonte.
In realtà si tratta di un luogo di culto delle acque, con una continuità di frequentazione dalla preistoria fino ad oggi, per un periodo di quattromila anni, come testimonia un idoletto, risalente all’età della pietra, qui rinvenuto.Towards the edge of a mountain ridge that descends from the Monti del Chianti, stretches out toward the Arno valley and Pratomagno to the north east and dominates the Ambra valley to the south east, we find San Leolino, 377 m above the sea level.

This village consists of a partially ruined medieval castle with unpretentious houses and a church along the castle walls, and a flatter borough that includes a few 15th century palazzi which used to be the homes of rich and illustrious families from Florence.

The poet Ugo Foscolo stayed in San Leolino because of his friendship with the “Donna Gentile” Quirina Mocenni Magiotti, who owned a house there.

A 16th century native son of San Leolino was Sebastiano Sanleolini, son-in-law of Guido da Montebenichi, who was quite famous as a jurisconsult, man of letters, and poet. Another Sanleolini from the 16th century, Francesco, was a member of the Accademia della Crusca.

According to the Memorie of Tito Cini, the Senese set the castle on fire about the year 1300; the Senese were at that time allies of Florence in the war against the Aretine feudal lords for control over the lands of the Upper Arno valley and Valdambra.
The name of the village is the same as that of its patron saint, San Leolino. He is said to have been a bishop of Padua who was martyred in Rome and buried in the catacombs of St Priscilla.

The church dates back to the year 1000 but has since been rebuilt and transformed in the style of the 18th century. It contains some quite valuable works, such as the temple-formed container for sacred oils on the baptismal font which can, despite several re-workings, be attributed to master stone- cutters of the 16th century. The stone tabernacle of the main altar is also artistically quite valuable, except for the modern door which was added in the 1970s. The tabernacle is attributed to Tuscan master stone-cutters of the late 15th or early 16th century. A painting on canvas from the 17th century hangs above the main altar.

The Milk Fountain
A small perennial water spring near San Leolino used to be called “Fonte Lattaia” (milk fountain) because, according to oral tradition, milknurses experienced miraculous increases in their milk production drinking of its water. These miraculous properties were known in Valdambra, Valdarno and even in the Chianti region, and attracted a constant flow of pilgrims.

It was undoubtedly a site of water-cults. A small idol from the Stone Age that has been found nearby shows how this spring has been visited,without interruption, since prehistorical times – for about four thousand years.

Guado la pianta della tinturaGuado plant dye

L’Isatis Tintoria (Guado o Pastello) è una pianta erbacea biennale nelle cui foglie allo stato fresco sono presenti i precursori dell’indaco.
Per secoli, la sua coltivazione e la lavorazione ha rappresentato uno dei motori economici della Valtiberina. Questa antica coltura è oggi rivalutata grazie a tecniche moderne e prodotti più ecologici e salutari. Le colture sperimentali di gudo e l’estrazione del colore e le prove di tintura sono una realtà riscoperta… da scoprire. 

Il museo delle erbe di San SepolcroThe museum of the herbs at San Sepolcro

Aboca Museum è unico nel suo genere. Se volete scoprire l’antica tradizione erboristica questo è il posto giusto. Dall’arredo d’epoca ai pregevoli e rari erbari, dai libri antichi di botanica medica ai mortai artigiani, dagli apparecchi di distillazione alle ceramiche e vetrerie. Mitologia, magia, religione, filosofia, letteratura, alchimia, tradizione e scienza per una realtà tornata di grande moda: quella delle erbe salutari.