I vini delle donne: Ornella Venica

I vini delle donne: Ornella Venica

Venica & Venica dal 1930 è un’azienda a conduzione familiare con 40 ettari di vigneto tutti a Dolegna del Collio, il comune più a nord del Doc Collio.
Nel segno di un armonioso ricambio generazionale e in rapporto sinergico fra l’affascinante Collio e il continuo incessante amore per la terra, per le vigne e le sue uve, la sostenibilità aziendale è per l’azienda il punto di partenza di un processo che vede uniti produttori e consumatori e che focalizza l’attenzione sull’unicità di ciascun vino come espressione della singola realtà produttiva. La filosofia è “fare bene per fare del bene”.
Il Pinot bianco è un vitigno originario dell’Alsazia , ma da oltre 150 anni ha preso fissa dimora in Friuli Venezia Giulia. In Collio ha trovato le condizioni climatiche ottimali per esaltare tutte le sue qualità.
“I raggi timidi ma rincuoranti di un sole tiepido d’inizio primavera fanno capolino fra i rami del bosco sopra la collina”.
“Talis” significa proprio tarassaco in friulano. Circa il 40% del vino affina in grandi botti di legno, la restante parte in contenitori d’acciaio.
Talis, Pinot bianco Collio 2022 si presenta con un colore giallo paglierino intenso. Il naso è elegante e pulito, persistente e d’intensità crescente, risaltano maggiormente le note di nespola e di fiori di gelsomino che lasciano spazio a una delicata vena minerale.
Il palato conferma la sua eleganza. Il sorso è fresco, ricco di sapidità, con interessanti rimandi floreali.

I vini delle donne: Michela Manduano

I vini delle donne: Michela Manduano

La società agricola Manduano nasce nel 2010 quando la famiglia omonima decise di investire  sul proprio territorio, ritenendola terra di grandi eccellenze.
Siamo nella valle dell’Ofanto a Cerignola, in Puglia. 
E’ qui che la Donna del Vino Michela Manduano insieme al fratello Vito e all’enologo Giuseppe Colopi, ,portano in bottiglia il frutto dei loro territori.
Tempo, passione, dedizione e cura. Questi i principi su cui si basa l’azienda. “Cerchiamo di portare avanti con entusiasmo  una tradizione di famiglia che parte dai mii nonni” spiega  Michela Manduano amministratrice dell’azienda.
Jalissia, dal griko “verità” è una delle punte di diamante dell’azienda. un rosso ottenuto da uve di Troia in purezza, vitigno autoctono della zona. Fermentazione in acciaio e affinamento in botte.
Colore rosso rubino con riflessi porpora; caratterizzato da note speziate di pepe nero e liquirizia contornate da eleganti note boisè.
In bocca si riscontra una piacevole verticalità caratterizzata da un evidente tannicità e un’ottima persistenza.
Al retrogusto si notano intense note  speziate e particolari note floreali. 
Vino che per le sue caratteristiche si consiglia da abbinare a piatti di carne rossa, a selvaggina o da accompagnare a formaggi di lunga stagionatura.

 

In Calabria grazie alle Donne del Vino nasce Korale

In Calabria grazie alle Donne del Vino nasce Korale

Le ‘Donne del Vino – delegazione Calabria’ lanciano “Korale” il primo vino dedicato al femminilenell’ambito delle Giornate delle Donne del vino – dall’1 al 10 marzo – e in vista dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna e contro la violenza di genere.
Un’edizione limitata per sostenere il Centro Antiviolenza ‘Roberta Lanzino’ di Cosenza. Un blend che racconta il lavoro delle aziende – sempre più numerose – a trazione femminile in Calabria
Un progetto di avanguardia, sostenibile e rispettoso del ciclo della Natura, grazie alla scelta di una bottiglia più leggera e meno inquinante, tappi ed etichetta in materiale riciclato


Solidarietà fra donne

Korale è un vino frutto della concretezza femminile, ma anche dello sguardo umano che le donne sanno portare nella società.
L’iniziativa rappresenta una tessera di un grande mosaico composto dalle “Giornate delle Donne del Vino” organizzate dall’Associazione Nazionale quest’anno dall’1 al 10 marzo, con il claim: “Donne vino Cultura” e gli hashtag: #donnevinounmondounito #donnedelvino  #womenofwine
E’ per questo che viene presentato proprio a pochi giorni dall’8 marzo, la Giornata internazionale della Donna istituita dall’ONU nel 1977.
Korale nasce dunque per contribuire alla lotta contro la violenza di genere e i femminicidi e dimostrare concretamente che l’unità e la solidarietà sono l’antidoto.
Le bottiglie saranno un omaggio per chi deciderà di donare al Centro Antiviolenza ‘Roberta Lanzino’ di Cosenza, una delle realtà più importanti in Calabria per tutte quelle donne che sono vittime di sopruso e che hanno bisogno di accoglienza.
“Quando abbiamo deciso di unirci per progettare la nostra prima bottiglia era da poco stata uccisa barbaramente dal suo ex compagno Marisa Leo, associata delle Donne del Vino nella nostra regione sorella, la Sicilia. E allora abbiamo deciso di unire le forze e quello che di meglio sappiamo fare, il vino, per dire basta ad una strage quotidiana che è il frutto di una regressione della società”, ha detto Vincenza Alessio Librandi, delegata delle Donne del Vino in Calabria.


Perché Korale

Si chiama “Korale” il primo vino delle Donne del Vino- Delegazione Calabria.  E il suo nome già racconta una storia, anzi la Storia.
Un vino “corale” perché nato dalla collaborazione delle associate, e ispirato ai vitigni autoctoni e antichissimi della regione.
Ognuna delle produttrici della delegazione ha messo a disposizione il suo rosso migliore, ed è così, che è nato un assemblaggio che racconta un incontro tra donne e una terra dove le aziende vitivinicole sono sempre più a trazione femminile.
Un vino che diventa “Kora-le” perché vuole ricordare l’importanza del femmineo, dell’agricoltura e del vino nella Magna Graecia.
In greco antico kora” era infatti la donna, la fanciulla. E “Kora”, la giovane per eccellenza, era proprio uno dei nomi con cui era invocata la dea Persefone (Proserpina in età romana).
Era lei a guidare – secondo il mito – l’alternarsi delle stagioni propizie per la crescita dei frutti della Terra. Sempre lei la protagonista indiscussa degli splendidi ritrovamenti archeologici della Calabria: il suo culto ha informato di sé le colonie da cui sono sorte le città moderne.
E’ per questo che nell’etichetta è riprodotto il profilo del volto di una delle tante statue ex-voto a lei dedicate, di cui la Magna Grecia era ed è costellata.

Il vino e la sostenibilità

Korale nasce dall’’incontro tra i millenari vitigni della regione Calabria, dove furono proprio i greci a portare la coltivazione della vite.
Ma fra i suoi obiettivi c’è anche diffondere la cultura della sostenibilità, non solo nelle fasi di produzione dei singoli vini ma anche del packaging.
Sono per questo state usate:
bottiglie più leggere e sottili, per pesare meno sull’ambiente;
tappi 100% riciclabili, per minimizzare l’impronta di carbonio;
etichetta realizzata con fibre riciclate, in nome dell’economia circolare.

I vini delle donne: Isabella Collalto De Croy

I vini delle donne: Isabella Collalto De Croy

Per la nostra rubrica dedicata ai vini delle donne vi presentiamo oggi l’Ottaviano Prosecco Superiore Docg sui lieviti brut nature metodo ancestrale dell’azienda veneta Conte Collalto.
“Una lunga storia d’amore” quella dei conti di Collalto con la terra che inizia prima dell’anno Mille.. Per l’esattezza nel 958 quando il Re d’Italia Berengario fece dono a Rambaldo I’antenato dei Collalto, del bosco del Montello e della Curtis di Lovadina, vasta pianura di prati, pascoli e vigneti ai piedi delle colline trevigiane.


Dal 1000 custodi della storia e del prosecco

È dal 1110 che il casato dei Collalto, di generazione in generazione, presidia queste colline, divenute nel tempo il cuore nobile del Prosecco. La storia dei Collalto è una lunga storia e il Castello di San Salvatore ne è il simbolo più evidente: un imponente, ieratico fortilizio che ha vigilato sulle sorti delle maestranze e delle genti, difendendo il territorio anche nei momenti storici più delicati.
Erede di questa storica e unica tradizione è la Principessa Isabella Collalto de Croÿ, primogenita del Principe Manfredo e della Principessa Trinidad di Collalto, che dal 2007 segue personalmente la cantina Conte Collalto e dal 2018 anche il Castello San Salvatore.

L“Ottaviano” Prosecco Superiore Docg su lieviti brut nature metodo ancestrale nasce dall’idea di riproporre, in chiave moderna, la tradizione della famiglia Collalto e delle colline trevigiane.
Il prosecco “sui lieviti” rappresenta le origini dell’attuale prosecco spumante, una visione che pochi uomini illuminati hanno avuto sul finire dell’800 e che Collalto ha voluto dedicare proprio al conte Ottaviano I, il “conte agricoltore”, che ha precorso i tempi, che ha intuito, prima di tutti, la strada da intraprendere.
Il colore giallo paglierino, luminoso, appare caratterizzato da vivaci bollicine, fini e incessanti, che danno vita ad una spuma persistente e invadente. i tipici profumi floreali e fruttati della varietà, qui elegantemente definiti ed intensi, sono affiancati da accattivanti sentori fragranti di pasticceria secca, ancor più evidenti rimettendo in sospensione i lieviti di rifermentazione.
note di erbe aromatiche, e “minerali”, ne completano l’invitante complessità olfattiva.
Al palato, è rinfrescante ed avvolgente, di carattere. Le bollicine, sottili e piacevolmente stuzzicanti, lo rendono brioso.
Si abbina a tutti i piatti di pesce, anche ai crostacei, risotti con verdure e funghi, antipasti con formaggi e salumi.
La presenza di una velatura nel vino è la caratteristica tipica di questa rifermentazione in bottiglia.
capovolgere la bottiglia prima dell’uso.

Oltre 100 “Donne del Vino” festeggiano in Piemonte il 35 anni dell’associazione

Oltre 100 “Donne del Vino” festeggiano in Piemonte il 35 anni dell’associazione

Erano oltre 100 le Donne del Vino di tutta Italia che hanno raccolto l’invito a scoprire le meraviglie dell’Altro Piemonte per la loro Convention nazionale.
Cinque giorni a scoprire le colline del Gavi, del Timorasso e del Moscato, per poi puntare verso Nord tra le vigne del Nebbiolo di Ghemme, Gattinara e Boca.
Produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste sono arrivate da tutta Italia per partecipare a questo appuntamento annuale organizzato dall’Associazione di enologia al femminile più grande del mondo (ad oggi 1070 associate) che promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva vitivinicola.


Le Donne del Vino e la loro influenza nel mondo enologico

Nata nel 1988, l’Associazione Le Donne del Vino festeggia i 35 anni di attività. È guidata dalla presidente irpina Daniela Mastroberardino affiancata dalla vice vicaria alessandrina Francesca Poggio, produttrice di Gavi. In Piemonte c’è una delegazione molto affiatata con più di cento associate guidate da Ivana Brignolo Miroglio.
Sono pochi i dati raccolti sulle donne e il vino in Italia, ma è possibile affermare con certezza che l’incremento del numero e del ruolo delle donne, nel comparto enologico, abbia un effetto molto positivo. In generale, in Italia, le donne guidano il 28% delle imprese agricole con vigneto e cantina. Un rilevamento più recente ci fornisce un’indicazione dettagliata della presenza femminile nelle imprese italiane del vino: le donne sono l’80% degli addetti al marketing e alla comunicazione, il 51% di chi si occupa di commerciale e il 76% di chi riceve gli enoturisti. In vigna e in cantina la loro presenza si riduce al14%. La SAU, Superficie Agricola Utilizzabile, a conduzione femminile è solo il 21% del totale ma produce il 28% del PIL agricolo (Censis 2018). Il Forte di Gavi ha ospitato un momento di riflessione e confronto su sostenibilità, vitigni autoctoni, nuove sfide. Moderate dalla giornalista Lara Loreti, hanno portato il loro contributo Antonella Bosso, responsabile del Centro di ricerca viticoltura ed enologia di Asti, Silvia Guidoni, professoressa associata al Disafa – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, e Giusi Mainardi giornalista, storica del vino e docente di Storia della Vite e del Vino. Daniela Mastroberardino ha presentato i risultati di un sondaggio interno alle Donne del Vino sui cambiamenti climatici e la loro influenza sulla viticoltura. Hanno risposto 109 produttrici. Vediamo nel dettaglio i risultati.


Cambiamento climatico: i risultati del sondaggio

Le produttrici intervistate dichiarano che i loro vigneti prevalentemente non presentano impianti irrigui di soccorso (51.4%). Chi ha nei propri vigneti impianti irrigui di soccorso (circa 48%) ha dichiarato di utilizzare come fonti di irrigue quelle provenienti da pozzi (42.31%) e dai consorzi di bonifica (32.69%). La maggior parte delle socie ha espresso un parere positivo all’applicazione di acque di recupero per l’irrigazione (86.1%). Il cambiamento climatico si sta manifestando attraverso l’arrivo di piogge violente ed improvvise con grandinate anomale (19.38%), aumento dei periodi di siccità (16.70%) e con un aumento delle temperature medie autunno-invernali (12.78%). Le conseguenze dei cambiamenti climatici influiscono sulla viticoltura principalmente con un sfasamento tra le fasi della maturazione tecnologica e della maturazione fenolica/aromatica (13.20%), ovvero sull’anticipo dell’epoca di maturazione dei grappoli (12.58%). Altri importanti fenomeni riscontrati sono l’anticipo delle fasi fenologiche della pianta (10.72%), diminuzione delle rese/ettaro (9.90%) e maggiore incidenza di parassiti e fitopatie (9.07%). Per contrastare i cambiamenti climatici in viticoltura, si ricorre alla riduzione della sfogliatura per schermare con la vegetazione i grappoli (88.37%); alla defogliazione all’invaiatura per ritardare la maturazione tecnologica (83.72%) e all’intensificazione della potatura invernale (81.48%). Il cambiamento climatico complessivamente è dannoso per la viticoltura per il 63.60%.  Le richieste alle istituzioni sono: sostegni economici concreti per migliorare l’efficienza delle reti idriche consortili e di creare nuove reti per una distribuzione capillare e per incentivare la ricerca e lo sviluppo. Consentire una formazione specializzata per gli operatori del settore (imprenditori agricoli e operai) in modo da far comprendere le esigenze del risparmio idrico e dare gli strumenti per avere una gestione efficiente. Promuovere l’installazione di nuovi impianti irrigui ad alta efficienza, come gli impianti di subirrigazione e impianti a bassa portata, per ridurre le perdite per evapotraspirazione e irrigare in base alle reali esigenze del vigneto. Favorire le consulenze agronomiche specializzate: un suggerimento potrebbe essere quello di coinvolgere le università per creare delle connessioni e incentivare le “consulenze junior” di studenti come suggerito dalla FAO. Promuovere l’installazione di sistemi di monitoraggio avanzati come capannine meteorologiche. Migliorare l’efficienza degli invasi artificiali per la raccolta delle acque piovane. Maggiore celerità nella gestione delle problematiche rilevate dalle aziende vitivinicole e snellimento del processo burocratico. Maggiori controlli sulle pratiche irrigue e sui disciplinari di produzione (soprattutto per le aree in cui non è consentita l’irrigazione di soccorso).


La festa per i loro 35 anni

L’Associazione di enologia al femminile più grande del mondo che quest’anno festeggia i 35 anni di attività. Nata nel 1988, conta oggi 1070 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste. Le Donne del Vino sono in tutte le regioni italiane coordinate in delegazioni.
L’associazione è senza scopi di lucro e promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino.
Nel 2019 hanno costituito un network internazionale con 10 associazioni simili in altre parti del mondo. Durante la IIª Convention mondiale delle Donne del Vino ospitata al Simei Milano a novembre 2022, hanno siglato un patto internazionale di collaborazione con le rappresentati di Amuva – Argentina, The Fabulous Ladies’ Wine Society-Australia, 11 Frauen und ihre Weine – Austria, Chile, Wow- Croazia, Femmes de Vin – Francia, Baia’s Wine – Georgia, Vinissima – Germania, Women in Wine – Nuova Zelanda, Las Damas del Pisco – Perù. Le Donne del Vino italiane promuovono indagini sul gender gap nelle cantine e sull’uso del vetro leggero.
La collaborazione con università e strutture formative ha permesso un forte incremento dell’attività didattica in favore delle socie specialmente nei settori del marketing e della comunicazione.


Dall’anno scolastico 2021-2022 è partita la sperimentazione del progetto D-Vino per introdurre l’insegnamento del vino negli istituti turistici e alberghieri direttamente organizzato dalle Donne del Vino. Le socie stanno realizzando il primo ricettario italiano che parte dal vino o dai vitigni autoctoni per descrivere i piatti della tradizione locale. Le azioni in favore della salvaguardia dell’identità locale e del patrimonio storico del vigneto italiano comprendono anche le degustazioni sui vini da “vitigni reliquia” e da “vigneti antichi”. Le Donne del Vino promuovono il turismo del vino en plein air con il progetto Camper Friendly. Contrastano la violenza sulle donne con raccolte di fondi, convegni e azioni di sensibilizzazione. Maggiori notizie sono nel sito e nel blog www.ledonnedelvino.com oltre che nel mensile D-News inserto del Corriere Vinicolo.

Le donne e il vino: dati e curiosità

In Italia, le donne guidano il 28% delle imprese agricole con vigneto e/o cantina, il 24,8% delle imprese commerciali al dettaglio di vino e il 12,5% di quelle all’ingrosso. Dirigono il 12,3% delle cantine industriali e nel complesso il 26,5% delle 73.700 aziende italiane del vino (2017 CRIBIS Società del gruppo Crif specializzata nel business information).
Un rilevamento più recente (2022 Nomisma Wine Monitor Viaggio nell’Italia del vino) ci fornisce un’indicazione più dettagliata della presenza femminile nelle imprese italiane del vino: in vigna e in cantina la loro presenza è del 14%, dato che corrisponde anche alle iscritte donne di Assoenologi. Il gentil sesso cresce di numeri e di ruolo via via che il vino si avvicina al consumatore: sono l’80% degli addetti al marketing e alla comunicazione, il 51% di chi si occupa di commerciale e il 76% di chi riceve gli enoturisti.
La SAU, Superficie Agricola Utilizzabile, a conduzione femminile è solo il 21% del totale ma produce il 28% del PIL agricolo (Censis 2018).
La superficie media delle imprese agricole dirette da donne era di 11 ettari nel 2018.
Anche nell’impegno ambientale già nel 2016 il vigneto bio o in conversione delle donne era il 27,4% a fronte di un dato italiano dell’11,8%.

Secondo Divinea (2021) il 66% delle esperienze in cantina sono prenotate da donne. Dato confermato da un altro fortissimo portale di enoturismo Winedering (2022) secondo il quale le donne convertono il contatto in prenotazione il 14% in più degli uomini e sono il 53% dei visitatori delle cantine.
Il turismo del vino italiano è rosa anche per le persone che accolgono i visitatori in cantina: il 28% delle imprese enoiche aperte al pubblico ha solo personale femminile, il 27% una prevalenza femminile e solo il 6,1% ha uno staff tutto maschile alla wine hospitality.
Le donne sono più attente degli uomini al packaging del vino. Le bottiglie devono presentarsi bene. Mentre gli uomini preferiscono colori come nero, grigio e blu, le donne amano il viola, il rosso e in genere le tinte pastello.
I Paesi dove il mercato del vino è maggiormente in mano alle donne sono Giappone, India e in generale l’Asia.
Una curiosità: secondo un’indagine del Professor Gabriele Micozzi della Luiss di Roma e il Live Spin Off Università Politecnica delle Marche, l’uomo astemio appare alle donne noioso e poco interessante rispetto a quello bevitore a cui si collega a un profilo colto, interessante e divertente.