Maremma: Buttero, un mestiere epico. L’ultimo simbolo di MaremmaMaremma: Buttero, an epic trade. Maremma’s ultimate symbol

di Nadia Fondelli – È un mestiere epico avvolto in un alone di magia che ancora sopravvive in Toscana.
È il Buttero simbolo della Maremma. Per conoscere meglio questa figura, la sua storia e il suo lavoro, abbiamo incontrato Stefano Senserini, direttore tecnico dell’Associazione Butteri d’Alta Maremma, noto come “Sensibile”, perché ogni buttero che si rispetti ha un suo soprannome…

Chi è stato nella tradizione e chi è oggi il buttero?
Il mandriano, colui che era preposto alla sorveglianza, alla cura, alla doma e all’addestramento dei grandi branchi di vacche e cavalli allevati allo stato brado.
Purtroppo le opere di bonifica, degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, e la riforma agraria, degli anni Cinquanta, che ha segnato il passaggio dal latifondo alla mezzadria, hanno quasi fatto sparire la figura del buttero.
L’allevamento brado è quasi scomparso e con se si è portato via usi e costumi che hanno da sempre caratterizzato questa terra. I pochi butteri esistenti oggi si trovano in aziende statali o regionali che mantengono questo tipo di allevamento, più per tradizione che per tornaconto economico.

Essere butteri oggi è quindi più una passione che un lavoro?
Oggi è per pochissimi un lavoro e per molti solo un atto d’amore per questa terra meravigliosa e per i nostri nonni per i quali essere buttero era un onore, era elevarsi dalla massa e anche se era pur sempre un lavoro umile era ambito e ammirato.
La passione di chi oggi veste questi panni è quindi quella di mantenere vive queste tradizioni, di evitare che vadano dimenticate e perse per sempre.

Buttero e Maremma binomio imprescindibile?
Sicuramente sì. Buttero e Maremma sono legati a doppio filo; sicuramente senza la Maremma non sarebbe esistito il buttero, ma è anche vero che nel corso dei secoli il buttero è diventato il simbolo di questa terra divenendo quasi un personaggio dall’alone eroico e rappresentando la Maremma in giro per il mondo.

Ci spiega una volta per tutte la differenza fra il cowboy e il buttero?
In senso stretto, non c’è molta differenza tra il buttero e il cowboy, come non ce n’è con il Gaucho argentino. Sono tutte persone che svolgono il medesimo lavoro. La sola grande differenza è che il buttero ha origini antichissime, dato che esisteva molto prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America e quindi quello che a noi da più fastidio è sentir dire che noi siamo i cowboy italiani. Semmai è il contrario, sono loro a essere i butteri americani!

Qual era il lavoro del Buttero?
Semplificando possiamo dire che la sua vita non era semplice; lavorava ogni giorno a cavallo a contatto con gli animali con qualunque tempo, controllando oltre 500 capi di vacche e tori maremmani bradi e 120 cavalli!
La sua giornata iniziava quando ancora era buio e sceglieva uno dei 3 o 4 cavalli che aveva a disposizione, in virtù delle mansioni da svolgere nella giornata.
A maggio, nella seconda quindicina, quando gli animali hanno perso il pelo invernale, veniva effettuata “la merca”, cioè la marchiatura a fuoco dei capi di bestiame, una vera e propria cerimonia che richiamava gente alla fattoria, segnava l’entrata ufficiale dei vitelli e dei puledri giovani nella mandria e costituiva per il buttero l’occasione di dimostrare la sua abilità.
Con fatica e incitamenti, e l’aiuto di lunghi bastoni, le mandrie venivano guidate verso un recinto e da qui ogni animale veniva separato dal gruppo (sbrancato) e indirizzato verso il tondino (recinto circolare) per la marchiatura, dove, dopo esser stato immobilizzato, tre uomini “lo marchiavano” col fuoco: uno per l’anno di nascita, uno per il numero progressivo dell’animale (impressi ai lati della groppa) e infine con il simbolo dell’allevamento (visibile sulla coscia).
Va considerato che il vitello maremmano a un anno è già sviluppato, agile e forte per la vita libera che ha condotto e dentro il tondino è estremamente nervoso per essere stato separato dal gruppo e per la vicinanza degli uomini.
Atterrarlo e impastoiarlo è una lotta pericolosa e infatti da qui il detto: “Chi va alla merca e non è mercato, alla merca non c’è stato”, cioè chi va a fare la marchiatura e non si fa nemmeno un graffio vuol dire che alla marchiatura non c’è stato…

La Transumanza è ancora viva in questa parte d’Italia? La racconti…
È la forma più antica utilizzata per spostare il bestiame da un pascolo esaurito a uno migliore.
Esistevano due tipi di transumanza: quello delle greggi di pecore, che d’autunno scendevano per svernare in Maremma, un immenso fiume di lana che calava verso il mare dall’Appennino tosco-emiliano e da quello alle spalle di Arezzo.
Poi c’era la transumanza dei cavalli, detta “estatura” che come dice la parola avveniva in estate per sfuggire alla malaria.
La nostra associazione ogni anno rievoca la transumanza, spostando un branco di cavalli bradi lungo un percorso che attraversa, nel volgere di due giorni, il meraviglioso paesaggio della Maremma Toscana.

È quindi possibile fare la transumanza con voi?
Certo, chiunque possieda un cavallo potrà vivere un’esperienza fantastica, e troverà la sera pasti caldi della cucina tipica maremmana, musica, balli e una allegra compagnia per poter rivivere antiche atmosfere.

La vostra associazione vuole far conoscere il mestiere e le attività del buttero. Quali gli appuntamenti da non perdere….
Durante l’anno svolgiamo spettacoli nelle più importanti fiere equestri italiane e in feste in tutta Italia.
Gli spettacoli equestri sono il nostro fiore all’occhiello con cui cerchiamo di far conoscere le qualità del cavallo maremmano, e consistono in esibizioni di antichi giochi tipici della Maremma, come il “Gioco della Rosa” e lo spettacolare “Carosello”, una coreografia di figure eseguite al trotto e al galoppo in un susseguirsi di cavalli e cavalieri che formano un tutt’uno con la musica che li accompagna in cerchi, pettini, diagonali mozzafiato.
Qui si vede l’abilità del buttero, ma anche le qualità del cavallo Maremmano che si fida ciecamente del suo cavaliere e lo asseconda anche nella più pericolosa delle figure.
Durante il periodo estivo inoltre, nelle nostre strutture del Puntone di Scarlino, abbiamo appuntamenti fissi in notturna (agosto) nei quali oltre a presentare i numeri sopradescritti diamo anche dimostrazione di quello che era il lavoro del buttero, conducendo una mandria di vacche maremmane nel recinto e facendo vedere come si spostano e si dividono i vitelli durante la merca.
A fine settembre organizziamo la Transumanza delle Colline Metallifere, che quest’anno ha celebrato la sua XVIII edizione, e parteciperanno, con i propri cavalli, cavalieri da tutta Italia aiutandoci a spostare un branco di puledri bradi; e, infine, un’altra attività di cui andiamo fieri è quella di gestire insieme alle Bandite di Scarlino l’allevamento allo stato brado di una mandria di vacche Maremmane nel Padule di Scarlino.

Info: www.butteri-altamaremma.com – email: info@butteri-altamaremma.com

di Nadia Fondelli – Shrouded by an aura of magic, it is an epic trade that still survives in Tuscany. The “Buttero” is the symbol of Maremma. To learn more about this figure, its history and its trade, we met with Stefano Senserini, technical manager of the Associazione Butteri d’Alta Maremma (association of Butteri of the Upper Maremma), also known as “Sensitive”, because every “buttero Online Pokies” worthy of the title has a nickname.

Who was the “buttero” traditionally and who is he today?
The
“buttero” is the herdsman, the person who was traditionally in charge of watching over, looking after, taming and breaking large herds of cows and horses bred in the wild.
Sadly, the land reclamation works carried out in the 1930s and ‘40s, and the agrarian reform of the 1950s, which marked the transition from the
large landed estates to sharecropping, almost caused the extinction of the “buttero”.
Wild breeding has almost disappeared, eradicating in its wake customs and traditions that have always distinguished this land. The few remaining “butteri” can be found in state or regional companies, which preserve this type of breeding more for traditional reasons than economic interests.

So, being a “buttero” today is therefore more of a passion than a job?
Today, very few
“butteri” consider their craft a profession. For the majority, it is an act of love towards this wonderful land and our grandparents, for whom being a “buttero” was an honour, a means to rise above the masses and a much coveted and admired profession, albeit a humble one.
Today, those who carry on this trade, are motivated by the desire to keep these traditions alive, to save them from being forgotten and lost forever.

So, the words “buttero” and Maremma are inseparable?
Yes
, without a doubt. “Buttero” and Maremma are two closely related concepts; the “buttero” would never have existed without the Maremma region, but it is also true that, over the centuries, the “buttero” has become the symbol of this land, virtually taking on an air of heroism and representing Maremma around the world.

Can you explain, once and for all, the differences between the cowboy and the “buttero”?
Strictly speaking,
there are few differences between the two, just as the “buttero” does not differ much from the Argentinian Gaucho. They all do the same job.
The only major difference is that the “buttero” dates much further back, given that the figure existed way before Christopher Columbus’s discovery of America, so what annoys us the most is that we are called the Italian cowboys. It’s the exact opposite: cowboys are the American “butteri”!

What did the Buttero’s duties involve?
To put it simply,
the life of the “buttero” was not an easy one; his duties involved watching over more than 500 wild Maremma cows and bulls and 120 horses every day, sitting atop a horse come rain or shine.
His working day started when it was still dark and he chose one of the 3 or 4 horses available, according to the
tasks to be performed during the day. In May, during the second half of the month, when the animals shed their winter coats, the “merca”, that is, the branding of the cattle heads, was carried out.
This was a veritable ceremony, which attracted people to the farm, signalled the official entry of the young calves and foals into the herd and offered the “buttero” the opportunity to display his skills.
With much effort and spurring, and with the aid of long sticks, the herds were guided towards an enclosure and from here each animal was separated from the group (cut out) and directed towards the
tondino (circular fence) to be branded. After being immobilized here, the animal was branded by three different men: one branded the year of birth, another the animal’s serial number (marked at either side of the rump) and a third the farm’s symbol (visible on the thigh).
One must bear in mind that
a one year-old Maremma calf is already fully developed, possesses strength and agility owing to the free life it has led, and, inside the tondino, is extremely nervous because it has been separated from the group and is surrounded by people.
The struggle to floor and fetter the calf is an dangerous one
, hence the saying: “Chi va alla merca e non è mercato, alla merca non c’è stato”, that is, he who takes part in the branding and comes out of it without a single scratch didn’t perform it in the first place…

Does transhumance still exist in this part of Italy? Can you explain what it means?
It is the
oldest method used to move the cattle from a depleted grazing land to a fresh pasture. There were two types of transhumance: one was the transhumance of sheep flocks, which descended in the autumn to winter in Maremma; an endless sea of wool marching towards the sea from the Tuscan-Emilian Apennines and the Apennines north of Arezzo.
The second was the transhumance of horses, known as
estatura, which, as the word suggests in Italian, took place during the summer season to avoid malaria. Every year our association recreates the experience of transhumance, moving a herd of wild horses along a course that cuts across the glorious landscape of the Tuscan Maremma over a two-day period.

Can people take part in the transhumance experience with you?
Of course. A
nyone who owns a horse will be able to enjoy an extraordinary experience, with hot and typical, local dishes in the evenings, as well as music, dances, all in the company of cheerful people recreating ancient atmospheres.

Your association aims to spread the word about the trade and duties of the “buttero”. Which events should we not miss out on?
During the year we organi
se equestrian shows at leading Italian equestrian fairs and at shows all around the country.
The equestrian shows are the feather in our cap: they are an opportunity for us to display the Maremma horses’ qualities and consist of ancient games, typical of the region, such as the “Game of the Rose” and the spectacular
“Carousel”, a choreography of trotting and galloping movements, where horses and horsemen follow one another forming a whole with the music accompanying them as they perform breathtaking circles, serpentines and diagonals.
It is during such performances that the skills of the “buttero” and the Maremma horses are displayed to their fullest, the horse trusting its rider so blindingly as to tackle even the most dangerous of movements.
Furthermore, during the summer season, in our Puntone di Scarlino
complex, we hold set evening events (on August), featuring, in addition to the aforementioned performances, a demonstration of the “buttero’s” duties: the buttero leads a herd of Maremma cows into an enclosure and shows the public how the calves are arranged and separated during the branding phase.
From end September onwards, we organise the Colline Metallifere Transhumance, this year are celebrateed 18th year.
The event will attract riders and their horses from all over Italy and they will help us move a herd of wild foals. Last but not least, we are also proud to be co-managing, with the Bandite di Scarlino, the wild breeding of a herd of Maremma cows in the Padule di Scarlino area.
For further information contact
: www.butteri-altamaremma.com – e-mail: info@butteri-altamaremma.com

L’AnsonicaL’Ansonica

In una terra di gole rosse e possenti come la Toscana, l’ansonica rappresenta una delle voci bianche che con sempre maggiori ascolti sanno cantare fuori dal coro, svincolando la Maremma del vino dal suo interprete più celebrato, il Morellino.

Siamo lungo il tratto del grossetano che guarda verso il Monte Argentario, territorio ideale per quest’uva conosciuta ed apprezzata fin dall’antichità dove tener fede alla sua innata vocazione costiera.

L’ansonica si lega infatti per storia e caratteristiche alle zone di mare, con una simpatia tutta particolare per le isole: Isola d’Elba, Isola del Giglio, Sardegna e soprattutto Sicilia, dov’è conosciuta come inzolia, protagonista fra le più rappresentative della viticoltura locale.

Una tradizione che lungo la costa dell’Argentario è portata avanti con incoraggianti risultati da un numero crescente di piccoli produttori.
Vera chicca è quella offerta dell’Isola del Giglio, uno delle più colorite espressioni di quella viticoltura cosiddetta eroica che vede l’uomo impegnato a strappare a Madre Natura lembi di terra coltivabili.

I filari di ansonaco, come viene localmente chiamata l’uva, sorgono su piccoli terrazzamenti a picco sul mare ancora puntellati di curiose costruzioni in muratura, i palmenti, realizzate dagli abitanti dell’isola fra il XVI ed il XVII e destinate alla pigiatura delle uve, che per problemi di trasporto avveniva direttamente sul campo.
Oltre a Giglio e Argentario la produzione interessa anche parte dei territori di
Capalbio, Manciano e Orbetello.

Del 1995 è il disciplinare che, riconoscendo storia e tipicità di vino e vitigno, ha istituito la Doc “Ansonica Costa dell’Argentario”, imponendo in produzione l’utilizzo di uve Ansonica in misura non inferiore all’85%.
In tavola l’abbinamento resta legato alla tradizione costiera di quest’angolo di Maremma: vino fresco e dagli aromi delicati che ricordano fiori e agrumi, di corpo leggero, ben accompagna il pesce a tutto pasto, evitando però preparazioni troppo elaborate.
Più strutturata la versione prodotta sul Giglio, dove il clima caldo e soleggiato porta nel bicchiere vini dal corpo più robusto, con gradazione alcolica anche piuttosto sostenuta.

Fior d’Ansonica” Ansonica Costa dell’Argentario Doc
Cantina Capalbio (Capalbio, GR)
Vino Ansonaco Isola del Giglio
Azienda agricola Altura (Isola del Giglio, GR)

Marco Ghelfi

In a land of mighty red gorges, like Tuscany the ansonica is one of the whites that, with increasing attention, knows how to stand on its own two feet, releasing the Maremma of its most celebrated star in the field of wine, the Morellino.

We are heading along the section of the road for Grosseto that looks towards Monte Argentario, the perfect land for this well-known grape that has been enjoyed since antiquity where it keeps faith in its innate coastal vocation.

The ansonica is in fact linked to seaside areas by its history and properties, with a special liking for the islands: Elba Island, Giglio Island, Sardinia and, especially, Sicily, where it’s known as inzolia, one of the most typical stars of the local wine-making culture.

It is a tradition that is promoted with encouraging results by a growing number of small-scale producers along the Argentario coast.
The real gem is offered by Giglio Island, one of the most colourful expressions of the so-called heroic vineyard cultivation, which sees man hard at work to rob Mother Nature of strips of land that can be cultivated.

The rows of ansonaco, as the grape is called locally, stand on small terraces with a sheer drop down to the sea, still dotted with curious stone wall buildings, the palmenti, built by the islanders between the sixteenth and seventeenth century and intended for grape pressing, which took place on site due to transport problems.
In addition to Giglio and the Argentario, production also involves part of the
Capalbio, Manciano and Orbetello areas.

There has been a guideline in place since 1995, which, having recognised the history and uniqueness of the wine and vine, established the DOC Ansonica Costa dell’Argentario, enforcing the use of no less than 80% of Ansonica grapes in production.

It goes wonderfully with the coastal tradition of this corner of the Maremma; a crisp wine with delicate aromas that recall flowers and citrus fruit, with a light body, it is perfect with fish throughout the meal. However, elaborate recipes are best avoided. The version produced on Giglio is more structured, given the hot, sunny climate, providing us with more robust wines with a higher alcohol content.

Fior d’Ansonica” Ansonica Costa dell’Argentario Doc
Cantina Capalbio (Capalbio, GR)
Vino Ansonaco Isola del Giglio

Azienda agricola Altura (Giglio Island, GR)

Marco Ghelfi

Porto Santo StefanoPorto Santo Stefano

Porto Santo Stefano, definito da molti “la perla dell’Argentario”, si estende su due insenature, Valle e Pilarella, divise da uno sperone chiamaro Croce.

Ville e palazzi risalgono dal mare verso la Panoramica, dove si sviluppa l’ultimo rione, detto la Fortezza per la presenza dell’antico cassero medioevale prima senese e poi spagnolo, ottimamente restaurato e visitabile.
Il pendio è un anfiteatro di case, vigne ed oliveti, ed è rivolto verso il golfo di Punta Madonella.

Il centro abitato inizia con il Porto del Valle, seguito da quello della Pilarella, che in epoca romana costituiva lo scalo da cui salpavano le navi dirette alle ville patrizie del Giglio. Adesso il nuovo Porto del Valle offre buon riparo dai venti di mare che solitamente si abbattono sui porti della costa tirrenica, primo fra tutti il Libeccio, il più irruento e temibile.
D’estate il porto si arricchisce di numerose imbarcazioni di vacanzieri, che si aggiungono alla flottiglia di peschereggi, tra le prime del Tirreno.

Il resto del paese si sviluppò ai primi del Seicento; la costruzione della Fortezza determinò l’immigrazione di pescatori dal meridione e dall’Elba, e l’abitato si estese verso la Punta Madonnella prendendo il nome del patrono. Il Valle è collegato da due strade con il Piazzale dei Rioni, davanti al quale si trova la tranquilla fascia di mare della Pilarella, dove a Ferragosto si svolge il tradizionale palio marinaro, al quale prendono parte tutti e quattro i rioni: Pilarella, Valle, Croce e Fortezza.

La prima delle due strade è il Lungomare dei Navigatori, che segue il perimetro esterno del rione Croce e raggiunge la Pilarella. L’altra via è Corso Umberto, che attraversa poco più a monte lo stesso rione, e che brulica di negozi e ristorantini pittoreschi.
Il Valle si presenta come la zona commerciale ed artigianale, mentre nelle altre contrade si sviluppano maggiormente le attività turistiche.

La strada Panoramica si allontana verso l’alto tra le numerose ville e la Fortezza, costruita nel ‘600, di forma quadrata, con ponte levatoio e muraglia con rinforzi a scarpa in puro stile aragonese e somigliante più ad una torre che ad una vera fortezza. Numerose sono le torri spagnole di avvistamento che circondano la penisola argentarina, silenziose testimoni di una passato militare ed oggi sentinelle delle splendide cale e delle cristalline acque sottostanti.

Alcune di esse sono divenute residenze private, altre, per la loro posizione isolata e scomoda, rimangono disabitate.
Da ricordare la Torre Argentiera, la più antica, che si dice abbia dato il nome all’Argentario stesso: un tempo antica fonderia senese per l’argento, che si narra fosse presente nel promontorio.

Infine immancabile una statua raffigurante il Patrono della cittadina, Santo Stefano, realizzata in terracotta dallo scultore contemporaneo Emilio Greco, situata presso l’altare della chiesa del rione Croce.
Passegiando per Porto Santo Stefano sarete colti dagli odori, i sapori e i colori particolarmente intensi, incantati dalle tante orchidee selvatiche e dalla dorata ginestra.

Porto Santo Stefano, defined by many as “the pearl of the Argentario”, lies on two inlets, Valle and Pilarella, divided by a spur called Croce.
Villas and palaces rise from the sea towards la HGH Panoramica, where the last area of the town rises, called la Fortezza due to the presence of the old medieval fortress which first belonged to Siena and then to Spain.

It has been finely restored and can be visited. The sloping hill is an amphitheatre of houses, vineyards and olive groves, and is turned towards the gulf of Punta Madonella. The town centre starts at Porto del Valle, followed by that of Porto della Pilarella, which in Roman times was the harbour from which ships set sail for the patrician villas of the Isle of Giglio.

Now the new Porto del Valle offers good shelter from the sea winds that usually hit the ports of the Tyrrhenian coast, especially the Libeccio, the most violent and terrible of all. In summer the port is used by numerous holiday boats, which are added to the fleet of fishing boats, one of the largest in the Tyrrhenian Sea.

The rest of the town developed at the beginning of the seventeenth century; the construction of the fortress caused fishermen to come here from the South and from Elba, and the residential area grew towards Punta Madonnella taking the name of the patron saint.

Two roads link the Valle with Piazzale dei Rioni, in front of which lies the calm stretch of sea called the Pilarella, where the traditional sea Palio is held on the 15th August, in which all four quarters take part: Pilarella, Valle, Croce and Fortezza.

The first of the two roads is called Lungomare dei Navigatori and runs along the borders of the Croce quarter to reach Pilarella.
The other road is Corso Umberto which crosses the same quarter a little higher up and is teaming with shops and picturesque restaurants. Valle is the commercial and craft area, while mainly tourist activities are carried out in the other quarters.

The panoramic road goes up into the hills towards the numerous villas and the square Fortress, built in the seventeenth century featuring a drawbridge and walls with escarpments in pure Aragonese style, looking more like a tower than a real and proper fortress.

There are numerous Spanish look-out towers surrounding the peninsula of Argentario, silent witnesses of a military past and today guardians of the splendid coves and the crystal clear water of the sea.

Some of these have become private residences, others, given their isolated and difficult position, are uninhabited. We should mention the Torre Argentiera, the oldest tower that is thought to have given the name Argentario to the peninsula itself: once it was an old Sienese foundry for smelting silver that is thought to have been present on the promontory. Lastly, there is the ever-present statue of the patron Saint of the town, St Stephen, made from terracotta by the contemporary sculptor, Emilio Greco, situated on the altar of the church in the Croce quarter. If you go walking in Porto Santo Stefano you’ll be amazed by the particularly intense fragrances, flavours and colours, and enchanted by the numerous wild orchids and golden juniper trees.

 

Castiglioncello: tutti i colori del mareCastiglioncello: all the colours of the sea

Rosse scogliere a picco sul mare, piccole spiagge e calette bagnate da un’acqua quasi trasparente, una fresca pineta.

Così si presenta Castiglioncello, antico villaggio etrusco che domina il mare da un piccolo promontorio. L’atmosfera magica, immersa in una natura ricca di profumi e di colori, ha ispirato artisti di ogni genere: pittori, scrittori e poeti.

La storia di Castiglioncello risale alla fine del IV sec. A.C., con un prospero insediamento etrusco. Un forte impulso allo sviluppo fu dato dai Medici: Cosimo I vi fece costruire una torre, integrata in un sistema di fortificazione del litorale contro le frequenti scorrerie dei pirati.

La fortuna turistica di Castiglioncello inizia nella seconda metà dell’800, quando, per la bellezza del paesaggio e il clima mite, diventa meta di un turismo d’elite e di personaggi dello spettacolo, della politica e della cultura, come Pirandello, Mastroianni, Gassman, Zeffirelli, Sordi, Spadolini e molti altri.

Diego Martelli, critico d’arte e mecenate, vi stabilì la residenza, ospitando con assiduità molti pittori – divenuti poi famosi, come “Macchiaioli” – che dettero vita all’importante movimento artistico della “Scuola di Castiglioncello”.

Oggi, la vita culturale ruota intorno al Castello Pasquini, al centro del paese, che ospita manifestazioni, rassegne, premi letterari e convegni di livello internazionale.

Subito sotto, piazza della Vittoria, la “piazzetta”, è, invece, il centro della mondanità e il naturale punto di ritrovo per gli amanti della vita notturna.

Il soggiorno a Castiglioncello offre molte opportunità – davvero per tutti i gusti.

Gli amanti della pesca subacquea trovano fondali incontaminati, tutti da scoprire; inoltre, il clima e i venti sono ideali per il windsurf, lo sci e gli altri sport acquatici; infine, la leggera brezza di maestrale invita i velisti all’esplorazione di calette e baie inattese.

Grandi soddisfazioni anche per chi ama il trekking e la mountain bike con emozionanti itinerari lungo i quali si aprono scorci paesaggistici di rara bellezza.

Consigliamo una visita ai piccoli borghi dell’entroterra per rivivere le atmosfere di un tempo e assaporare le tipiche specialità locali – accompagnati dalla musica e dall’allegria delle sagre paesane.

A breve distanza da Castiglioncello, troviamo molti siti etruschi: Baratti, Populonia, Suvereto, Campiglia, Volterra con i loro musei ricchi di reperti, inoltre, i siti romani di Vada, Cecina, e cittadine medioevali come Massa Marittima – oltre a parchi e oasi faunistiche come quella di Bolgheri.

Soggiorno da sogno anche per gli amanti della buona cucina: i numerosi ristoranti lungo la costa offrono i tipici piatti toscani a base di pesce, come il cacciucco alla livornese o le triglie fragoline. Nell’entroterra, domina la genuina cucina maremmana, con le ricette della tradizione: crostini, taglieri di salumi e di formaggi, grigliate e la pasta, fatta in casa, al sugo di cinghiale. Red rocks jutting out over the sea, small beaches and coves bathed in crystal-clear water, a refreshing pine forest: this is Castiglioncello, the ancient Etruscan village that overlooks the sea from a small promontory.

This magical atmosphere, set amidst a fragrant and colourful natural landscape, has inspired painters, writers and poets for generations.

Castiglioncello’s history dates back to the late fourth century B.C. when the Etruscans settled here.

The town’s development received a strong boost from the Medici family when Duke Cosimo I had a tower built here as part of a coastal fortification system to defend against frequent pirate raids.

In the second half of the nineteenth century, tourists started coming to Castiglioncello for its beautiful scenery and mild climate. It quickly became a holiday destination for the elite and important entertainment, political and cultural figures like Pirandello, Mastroianni, Gassman, Zeffirelli, Sordi, Spadolini and many others.

Art critic and patron Diego Martelli established a residence here and diligently hosted many painters who would later become known collectively as the Macchiaioli. This in turn led to the emergence of an important artistic movement called the Castiglioncello School.

Today, the town’s cultural life revolves around the Castello Pasquini, which is located in the town centre and hosts events, shows, literary award ceremonies and international conferences.

Just below it is Piazza della Vittoria, the “little piazza”, a hub of social activity and an obvious meeting spot for night owls.

A stay in Castiglioncello offers something for everyone.

Deep-sea fishing lovers can explore vast underwater depths; the climate and wind are perfect for windsurfing, waterskiing and other water sports; and light north-westerly breezes invite sailors to discover unexpected nearby coves and bays.

There are plenty of exciting trails for hikers and mountain bikers that provide gorgeous scenic views.

Visitors are also urged to explore nearby inland villages where they can relive the atmosphere of a bygone age and taste local specialties accompanied by music and charming country festivals.

There are several Etruscan sites near Castiglioncello, including Baratti, Populonia, Suvereto, Campiglia and Volterra, which have museums full of artefacts. Also of interest are Roman towns like Vada and Cecina, and medieval towns like Massa Marittima. The Bolgheri nature reserve, among others, is definitely worth a visit as well.

Food lovers will enjoy the many restaurants along the coast offering traditional fish-based Tuscan dishes like the cacciucco alla livornese (fish stew) or the triglie fragoline (mullet). Authentic Maremma cuisine predominates inland with traditional dishes like crostini, sliced cold-cuts and cheeses, grilled meats and homemade pasta with wild boar sauce.

Il cuore della MaremmaGrosseto: the sea, nature and magic of the Maremma butteri

Grosseto: una città vivace nel cuore della Maremma, al centro di mete turistiche di grande interesse storico, naturalistico e culturale.

Roccaforte medicea a guardia dei confini della Toscana meridionale, nel 1565 Grosseto fu dotata da Cosimo I di un articolato complesso esagonale di mura fortificate, lunghe tre chilometri, con numerosi bastioni e torrette. Le possenti mura – adeguate alla potenza delle armi da fuoco e alle tecniche di assedio del tempo – furono costruite da Baldassarre Lanci.

L’ingresso principale è dalla Porta Vecchia: un arco gotico in pietra, sovrastato da un arco del XIV secolo – uno dei pochi resti della cinta trecentesca e, per lungo tempo, unico accesso alle mura medicee.

Appena entrati, ci troviamo improvvisamente in una città capace di sorprenderci con ville e palazzi che non ti aspetti nella Toscana del rinascimento e del romanico: vari edifici in stile liberty e l’interessante Palazzo della Provincia in stile neogotico.

Di grande interesse, la cattedrale di S. Lorenzo, patrono di Grosseto, che si trova in Piazza Dante.

Fu costruita nel 1190 sulle rovine della preesistente Chiesa di Santa Maria. L’opera è il risultato di una lunga serie di lavori – spesso interrotti per le guerre con Siena – e successive modifiche fra le quali una radicale ristrutturazione nel 1500 e il restauro del secolo scorso – che ha tentato il recupero dell’originaria struttura trecentesca. La facciata, in stile romanico, è caratterizzata da un grande rosone – uno dei più belli della Toscana. L’interno, particolarmente suggestivo, contiene varie opere: il Fonte battesimale e l’Altare della Madonna – realizzati nel XV secolo da Antonio Ghini – l’acquasantiera del 1506 scolpita nella bottega del senese Federighi e il dipinto della Madonna delle Grazie, realizzato intorno al 1470 dal pittore Matteo di Giovanni – probabilmente parte centrale di una tavola più ampia. Il campanile è del 1402, mentre la scala interna fu realizzata nel 1611. Nel 1911 fu rialzato e rimaneggiato, trasformando le finestre ad arco in bifore e trifore.

Uscendo dalla città, ci troviamo immersi nella storia – con gli scavi di Roselle, centro etrusco e poi colonia romana – e nel fascino di una natura incontaminata – con il Parco Naturale della Maremma, di straordinario valore paesaggistico, che si estende fra i Monti dell’Uccellina e la foce dell’Ombrone.

Molte le opportunità di svago e di relax sul litorale a partire da Marina di Grosseto – una tranquilla località balneare con un porto turistico – a 12 chilometri da Grosseto. La sua spiaggia finissima raggiunge anche i 150 metri di larghezza, con stabilimenti balneari, spiaggia libera e una splendida pineta.

Gli sportivi potranno dedicarsi con soddisfazione alla vela, al windsurf e al kite; fare jogging sulla spiaggia e passeggiate a piedi o in bicicletta lungo le tre piste ciclabili che vanno da Marina verso Grosseto, Principina e Castiglione della Pescaia. Numerosi anche i sentieri per le escursioni in mountain bike.

Gli amanti della buona cucina troveranno, come si dice in Toscana, “pane per i loro denti”, molte le trattorie dove degustare, a prezzi modici, le tipiche specialità della Maremma: cinghiale in umido, tortelli, pappardelle di lepre e acqua cotta.

 

 

 

 

 

  Thousands of kilometres if you look at a map, but only vigrx plus wiki a few metres if you visit the Maremma.

Tens of “butteri” still live in the province of Grosseto today, the cowboys who are famous as they were able to tame the cattle who lived freely in the countryside.

One famous legend tells how in 1890 Buffalo Bill found himself with his cowboys touring around Italy. Seeing him in a show, the Conte Caetani di Sermoneta had the idea of organising a competition between the American and Maremma cowboys in which the “butteri” had to tame Buffalo Bill’s horses and vice versa. Those who won would receive a prize of one thousand Lire, plus the proceeds. Given that the conditions of the competition were not considered, in the end there were no winners and Buffalo Bill ran off with all the money, also saying that he had been duped. Since that day, however, the Maremma “butteri” have been famous for being the best in taming wild horses.

The myth of the “butteri” has continued until now and many shows are organised during the summer in the Maremma to celebrate the ability of our own cowboys.

You can breathe in the tradition and magic of the “butteri” in Grosseto, the area’s city.

The city has developed over the centuries while always maintaining its link with nature. The municipal area of Grosseto is divided into four distinct protected areas: the Diaccia Botrona Nature Reserve (wetland of great natural heritage), the Maremma Nature Park (between the mouth of the Ombrone, the coastline and the Uccellina mountains), the Formiche di Grosseto the Tuscany Archipelago National Park in the Santuario dei Cetacei, a protected marine area on an international level that also includes the whole coastline of the municipality of Grosseto).

The sea is the second soul of this city. You can get to one of the largest and most welcome beaches in the whole of Tuscany in less than 10 minutes by car at Marina di Grosseto, which is also close to another symbolic area for Italian VIPs: Principina a Mare.

Sun, sea, nature, but Grosseto is also a city that should be visited. Its thousand streets were modelled by history and the centre is still enclosed within a “Mura” fortified city wall that isolates it almost completely from the rest of the city.

The heart of Grosseto is Piazza Dante, here the political and religious fates of the city have always interwoven. Its shape is somewhat unique, a great tapestry dominated by “Monumento a Canapone (page does not exist)”the Monument to Canapone, the Grand Duke Leopoldo II who worked hard towards the reclamation of the city and the Maremma.

And shopping? No problem. Grosseto has also got room for those for love to shop non stop. The best street for this purpose is located a short distance from the central square, Corso Carducci, and connects Piazza Dante to Porta Nuova. The street was originally along a section of the ancient road of the Via Aurelia that passed through the historical centre, the ideal place to start a walk in discovery of the old paths of the Maremma cowboys.