La Regina e la grappa

La Regina e la grappa

Con la morte della Regina Elisabetta d’Inghilterra tanto si è scritto e spettegolato sul segreto dell’elisir di lunga vita della sovrana dei record.
Dopo 70 anni di regno e 96 primavere ben vissute si è parlato molto del suo senso del dovere dei suoi pasti parchi e di quel “vizietto” di concedersi ogni giorno, oltre al britannico rito del tè delle cinque del pomeriggio, qualche buon drink.

I drink della Regina

Tutte le cronache narrano di tre o quattro dosi alcoliche giornaliere bevute da Lillibet che si divideva fra gin, buon vino (soprattutto Champagne) e Martini.
Nessuno però fino ad oggi ha svelato il segreto che lega la Regina al buon bere italiano.

Importanti tabloid british fra cui Business Insider e The Independent hanno raccontato che la regolarità anche nel bere era una delle sue doti e grazie a testimonianze dirette abbiamo saputo che il primo drink di Elisabetta arrivava in tarda mattinata e sarebbe stato il cocktail Gin & Dubonnet così amato prima di lei anche dalla Regina Madre. Un drink in stile francese preparato solo con gin Gordon’s, limone e abbondante ghiaccio.
Il pranzo era accompagnato da un classico bicchiere di vino e poi si proseguiva con un Dry Martini e un bicchiere di champagne prima di coricarsi.
Una narrazione un po’ frammentaria e poco approfondita dato che escluso il primo cocktail della giornata poco sappiamo se non il nome del gin preferito e l’inossidabile Dry Martini. Poco sappiamo del vino prediletto per il pasto e soprattutto niente si sa del segreto alcolico di Lillibet di cui solo noi vi narreremo.


Non solo champagne. I grandi vini italiani e la Casa Reale

Andiamo con ordine. La reale più pop dei due ultimi secoli era nota per essere amante del bello e del buono, specie se bucolico ed ha sempre apprezzato anche i grandi vini italiani con buona pace dei cugini d’Oltralpe.
Al suo banchetto di nozze nel 1947 si servì infatti anche il Brunello di Montalcino Biondi-Santi e nel 1969 in occasione di una cena all’Ambasciata italiana di Londra in onore della Regina il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat scelse personalmente il Brunello di Montalcino Riserva 1955, bottiglia che “Wine Spectator” ha inserito, come unico vino italiano, tra le migliori del Novecento.
Non solo Champagne quindi ma anche il grande rosso italiano e una passione anche per il più celebre dei perlage nostrani ovvero quel Prosecco così popolare in Gran Bretagna al punto tale che anche Sua Maestà ne è divenuta produttrice al punto che nelle scorse feste di fine anno ha spopolato a Londra e dintorni il suo Vintage Prosecco – Christmas venduto nella Tenuta reale di Norfolk, a Sandrigham e prodotto dalle Vivo Cantine di Campodipietra di Salgareda, a Treviso.
Infine è da sottolineare che il neo re Carlo III è lui stesso produttore vitivinicolo nella sua tenuta di Highgrove House e la consorte Camilla ricopre il ruolo di presidente della United Kingdom Vineyard Association tant’è che nel 2017 durante la loro ultima visita in Itala hanno incontrato alcuni dei produttori più importanti del vino italiano a Firenze.

Champagne e gin

Non vogliamo essere troppo provinciali e quindi è doveroso parlare anche di cosa Elisabetta beveva dal suo flûte. I suoi champagne preferiti narrano le cronache essere il Bollinger, il Krug, il Veuve Clicquot o Lanson, tutti degustati rigorosamente a cena.

Una nota a parte lo merita però il gin così amato dalla sovrana al punto di scegliere di averne uno tutto suo. Nello shop di Buckingham Palace si può acquistare infatti quello preparato con le erbe raccolte a mano in gran parte proprio nel giardino della Regina.


Il vero segreto di Elisabetta? La grappa

Nessuna cronaca ufficiale e nessun tabloid scandalistico ha però mai narrato che la grande passione di Elisabetta era la grappa.

Ebbene sì, il grande distillato italiano ancora troppo sottovalutato alle nostre latitudini – a causa di prodotti sul mercato di scarsa qualità, è bene sottolinearlo – non mancava mai nelle stanze reali inglesi.
Quale grappa avrebbe potuto mai bere la regina dei record se non quella distillata dalla massima espressione nel campo?

Una grappa straordinaria sapientemente distillata dalle mani preziosissime della Maestra distillatrice Priscilla Occhipinti che forte delle sue oltre 180 medaglie oro e doppio oro internazionali vinte dal 2011 ad oggi è anch’essa una regina.


Priscilla Occhipinti: una regina per la Regina

“Una buona grappa bevuta in maniera consapevole è la rappresentazione plastica di un territorio” racconta la Maestra Priscilla che assicura che per Lillibet distilla vinacce di prima scelta provenienti da Montalcino. “In ogni mia grappa metto il mio amore e la mia passione oltreché l’essenza stessa del territorio perché in bocca devono arrivare emozioni e ricordi indelebili. La grappa è un grande prodotto eil bere consapevole deve essere un mantra della cultura che dobbiamo fare del buon bere. Non a caso anche qui a Paganico abbiamo una signora di 105 anni che ogni sera si concede una buona grappa”

L’azienda che fornisce le vinacce ed etichetta la grappa reale è top secret ma si sa di certo che a Buckingam Palace arriva la massima espressione del grande distillato italiano made in Italy pluripremiato con medaglie d’oro e doppie medaglie d’oro.

 “Voglio che la materia prima nel bicchiere valorizzi il lavoro del vignaiolo, dell’enologo e del cantiniere”. E’ questa la bibbia della Maestra distillatrice e l’elisir di lunga vita di Elisabetta II?

Chissà se anche l’erede Carlo durante il suo ultimo viaggio in Italia si sia fermato anche a Paganico dove immerso nelle nebbie autunnali fra Siena e Grosseto è il “regno” di Priscilla Occhipinti e dove è davvero emozionante immergersi nei vapori fra sibili e sbuffi a sentire la dolce musica della distillazione inebriandosi dai profumi delle vinacce dove nascono le grappe migliori del mondo.

Priscilla col suo Maestro Nannoni


Degustando la grappa della Regina Elisabetta II

La grappa della Regina per i più curiosi è davvero un sontuoso prodotto da meditazione.
Una riserva da vinacce fresche di Sangiovese grosso di Brunello di Montalcino distillata entro le 48 ore dalla svinantura e invecchiata in barrique per minimo cinque anni.
Colore dorato, note di cuoio, tabacco stagionato, nocciola e noce che si alternano a piacevoli sensazioni di miele di castagno e rovere.
In bocca è intensa, calda, immediata e molto persistente con sensori di frutta sciroppata, caramella, nocciola, miele e rabarbaro.
Un elegante 42% distillata artigianalmente col metodo discontinuo con caldaiette a vapore e colonna discontinua a basso grado e taglio di testa e coda eseguito manualmente ad ogni cotta dal Maestro Distillatore.

Il costo non è da Regina. Con poco più di 100 euro potreste assicurarvi l’elisir della Regina dei due secoli.

Priscilla Occhipinti: la libertà di essere unica

[:it]20161125_125414
priscilla
di Nadia Fondelli
– In tanti anni di girovagare per la Toscana e tutto il Bel Paese alla scoperta del bello e il buono che emoziona; via dalle pazze folle e dall’arte del cibo e bere fatto merchandising ho avuto la fortuna, pochi giorni fa, di imbattermi quasi casualmente in uno dei diamanti più puri del genio italiano.

Nella campagna d’autunno sfumata di mille colori del cuore di Maremma, in un piccolo borgo incantato chiamato Aratrice potrebbe iniziare una favola magica.

C’era una volta.
Inizio scontato, ma non lo è la storia. C’era 20161125_124354una volta una bambina, tanti alambicchi, delle caldaie che sbuffano e sibilano, un’aroma che affascina e avvolge e un omone grande e buono a fare da maestro alla piccola alchimista.

La piccola alchimista è Priscilla Occhipinti e la sua storia di donna e imprenditrice è davvero una favola bella.

Istinto, arte, passione e volontà sono le doti che in pochi anni hanno trasformato la piccola e timida bimba-alchimista che ha imparato l’arte dal suo maestro Nannoni nella più importante distillatrice del mondo.

20161125_122403In questo piccolo borgo, dove la vita scorre ancora con ritmi semplici c’è lo scrigno dove, alambicchi, caldaie e cantine svelano il laborioso lavoro dei tesori del gusto.

Priscilla Occhipinti conquista subito con il suo entusiasmo, il suo sorriso vero, il babbo Roberto e il suo essere libera.

Libera di non farsi tirare per la giacchetta da tutti coloro che vorrebbero portarla con la sua arte in ogni angolo del mondo – dal Giappone alla Russia, dagli Stati Uniti al Sudafrica, etc. – semplicemente perché ama la sua terra e considera la distillazione della grappa un’arte solo italiana.

Libera di scegliere di distillare solo il meglio.
Si prende infatti il lusso di utilizzare solo la vinaccia fresca grondante di vino. Le più grandi etichette si servono da lei. E lei sa dire no anche a nomi illustri se le vinacce che assaggia non rispettano i suoi canoni.

Non accetta compromessi in nome della libertà e della qualità. Ed ha ragione dato che non ricorda neanche il numero dei premi e riconoscimenti che ha ottenuto. Qualcosa come 67 medaglie d’oro internazionali.

Un lavoro instancabile il suo nei tre mesi di svinatura. Vive in azienda, fra il caldo lucido delle caldaie ad ascoltare ogni sbuffo e ogni sibilo e dorme venti minuti per volta su un divano. E’ libera e non accetta ne compromessi ne espedienti.

E’ un’artigiana del gusto e per lei silos, tunnel, basse temperature, acidificazione e affumicamento sono banditi. La vera grappa è solo di vinaccia fresca!

Solo le migliori selezionate e ritirate in cantina con l’aggiunta di lieviti selezionati e un brevetto unico: un fermentino ruotante obliquo, ideato e realizzato insieme al suo maestro per esaltare aromi e sapori al suo servizio.

Ma la libertà di Priscilla si sposa anche col coraggio quando rifiuta i contributi per la distillazione in nome della sua voglia di scegliere.

Mette mano solo alle materie prime da cui sa che uscirà il meglio. Solo grappe, acquavite e distillati pregiati nel borgo di Aratrice dove riposano in cantine buie, silenziose e piombate i gioielli del vero made in Italy.

La libertà di Priscilla è anche quella di protestare platealmente e silenziosamente al Vinitaly al cospetto del Presidente della Repubblica con un cartello in cui denuncia che il tempo trascorso fra mille burocrazie ottuse ed oblsolete è più di quello trascorso fra gli amati alambicchi.

La libertà di dire che è folle avere intere librerie di pratiche e autorizzazioni per la repressione frodi, le caldaie, la formazione, la sicurezza sul lavoro, le accise oltre alla visita settimanale dell’agenzia delle Dogane.

Sigilli, controlli, scartoffie e vincoli ricambiati con l’indifferenza di chi ignora il prestigio e le tante medaglie. Che ignora che la grappa più amata anche dalla Regina Elisabetta è marcata Nannoni e che ignora sopratutto che lei, libera, ama l’Italia a tal punto da rifiutare ponti d’oro per il suo paese.

Alla faccia della riconoscenza.

Ma Priscilla Occhipinti oltre ad essere libera e sicuramente anche unica! Menomale.

 

 [:en]20161125_122403di Nadia Fondelli – In tanti anni di girovagare per la Toscana e tutto il Bel Paese alla scoperta del bello e il buono che emoziona; via dalle pazze folle e dall’arte del cibo e bere fatto merchandising ho avuto la fortuna, pochi giorni fa, di imbattermi quasi casualmente in uno dei diamanti più puri del genio italiano.

Nella campagna d’autunno sfumata di mille colori del cuore di Maremma, in un piccolo borgo incantato chiamato Aratrice potrebbe iniziare una favola magica.

C’era una volta.
Inizio scontato, ma non lo è la storia. C’era una volta una 20161125_124354bambina, tanti alambicchi, delle caldaie che sbuffano e sibilano, un’aroma che affascina e avvolge e un omone grande e buono a fare da maestro alla piccola alchimista.

La piccola alchimista è Priscilla Occhipinti e la sua storia di donna e imprenditrice è davvero una favola bella.

Istinto, arte, passione e volontà sono le doti che in pochi anni hanno trasformato la piccola e timida bimba-alchimista che ha imparato l’arte dal suo maestro Nannoni nella più importante distillatrice del mondo.

20161125_125414In questo piccolo borgo, dove la vita scorre ancora con ritmi semplici c’è lo scrigno dove, alambicchi, caldaie e cantine svelano il laborioso lavoro dei tesori del gusto.

Priscilla Occhipinti conquista subito con il suo entusiasmo, il suo sorriso vero, il babbo Roberto e il suo essere libera.

Libera di non farsi tirare per la giacchetta da tutti coloro che vorrebbero portarla con la sua arte in ogni angolo del mondo – dal Giappone alla Russia, dagli Stati Uniti al Sudafrica, etc. – semplicemente perché ama la sua terra e considera la distillazione della grappa un’arte solo
italiana.

Libera di scegliere di distillare solo il meglio.
Si prende infatti il lusso di utilizzare solo la vinaccia fresca grondante di vino. Le più grandi etichette si servono da lei. E lei sa dire no anche a nomi illustri se le vinacce che assaggia non rispettano i suoi canoni.

Non accetta compromessi in nome della libertà e della qualità. Ed ha ragione dato che non ricorda neanche il numero dei premi e riconoscimenti che ha ottenuto. Qualcosa come 67 medaglie d’oro internazionali.

Un lavoro instancabile il suo nei tre mesi di svinatura. Vive in azienda, fra il caldo lucido delle caldaie ad ascoltare ogni sbuffo e ogni sibilo e dorme venti minuti per volta su un divano. E’ libera e non accetta ne compromessi ne espedienti.

E’ un’artigiana del gusto e per lei silos, tunnel, basse temperature, acidificazione e affumicamento sono banditi. La vera grappa è solo di vinaccia fresca!

Solo le migliori selezionate e ritirate in cantina con l’aggiunta di lieviti selezionati e un brevetto unico: un fermentino ruotante obliquo, ideato e realizzato insieme al suo maestro per esaltare aromi e sapori al suo servizio.

Ma la libertà di Priscilla si sposa anche col coraggio quando rifiuta i contributi per la distillazione in nome della sua voglia di scegliere.

Mette mano solo alle materie prime da cui sa che uscirà il meglio. Solo grappe, acquavite e distillati pregiati nel borgo di Aratrice dove riposano in cantine buie, silenziose e piombate i gioielli del vero made in Italy.

La libertà di Priscilla è anche quella di protestare platealmente e silenziosamente al Vinitaly al cospetto del Presidente della Repubblica con un cartello in cui denuncia che il tempo trascorso fra mille burocrazie ottuse ed oblsolete è più di quello trascorso fra gli amati alambicchi.

La libertà di dire che è folle avere intere librerie di pratiche e autorizzazioni per la repressione frodi, le caldaie, la formazione, la sicurezza sul lavoro, le accise oltre alla visita settimanale dell’agenzia delle Dogane.

Sigilli, controlli, scartoffie e vincoli ricambiati con l’indifferenza di chi ignora il prestigio e le tante medaglie. Che ignora che la grappa più amata anche dalla Regina Elisabetta è marcata Nannoni e che ignora sopratutto che lei, libera, ama l’Italia a tal punto da rifiutare ponti d’oro per il suo paese.

Alla faccia della riconoscenza.

Ma Priscilla Occhipinti oltre ad essere libera e sicuramente anche unica! Menomale.

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