Greve in Chianti. Lo Zafferano delle Colline FiorentineSaffron from the hills of Florence

di redazione – Poco fuori Greve in Chianti è l’azienda Corte di Valle: buon vino, grande ospitalità in una villa ottocentesca e in una casa di caccia, cantina, laghetto, piscina e un appezzamento di terreno che attira l’attenzione.

”Lì cresce la zima fiorentina” afferma Marco Mazzoni, padrone di casa è personaggio da cui c’è da aspettarci molto se dopo anni di onorata carriera in colletto bianco ha mollato tutto per dedicarsi alla terra che coltiva con passione e competenza ed in cui, soprattutto, mette tutta la voglia di osare, quella che nel 1996 le ha fatto fondare l’Associazione Zafferano delle Colline Fiorentine di cui è stato primo Presidente e capofila di un gruppo di piccoli produttori sparpagliati fra le colline fiorentine.

Intuendo le domande: “ma chi glielo ha fatto fare e… come mai lo zafferano?” Mazzoni allunga il suo recente libro “Giallo in cucina” ed afferma che la storia dello zafferano è raccontata in prefazione: “un giorno in una cena di amici fra libagioni, partite a carte e chiacchiere Dario raccontò la storia di un povero diavolo bastonato dal padrone per aver rovesciato una damigiana di Chianti e che cadendo a terra si era trovato nel pugno una manciata di terra e qualcos’altro.
Quando tornò a casa dalla moglie svenne lasciando cadere ciò che aveva ancora nel pugno: un bulbo. Di cosa fosse non lo sapevano, ma la donna lo sotterrò e, bulbo dopo bulbo, i bulbi ogni anno si moltiplicarono e così la loro fortuna. Era un bulbo di zafferano…”

Anche se la magia della fiaba ha il suo fascino, molto più prosaicamente lo zafferano trova le sue origini nella Firenze del duecento e portò davvero benessere a molti. Poi dal settecento in poi a causa la delicatezza del bulbo la produzione si perse e con essa l’uso di un prodotto straordinario in cucina, in farmaceutica e in tintoria.

Marco Mazzoni è stato quindi coraggioso a riprendere un filo della memoria in epoca in cui di zafferano in Italia si parlava solo in Sardegna ed Abruzzo.
Ha puntato sulla qualità e sulla lavorazione artigiana ed è stato ripagato. I suoi bulbi sono sostituiti ogni anno, grande è l’attenzione all’ essiccazione per non perdere i profumi e tantissima pazienza dato che ci vogliono ben 120.000 fiori per fare un solo chilo di zafferano!

Corte di Valle oggi produce una delle migliore Zime di Firenze diversificando la produzione anche con biscotti e pasta artigianale. Mazzoni e poi anche un grande divulgatore che passa da una televisione all’altra per raccontare le mille applicazioni in cucina di questo esaltatore di sapori. Non può che affascinare con quel sorriso sincero, quella passione che gli si legge negli occhi e per quel coraggio avuto anni fa.

Un uomo che rispetta la sua terra e crede nella vera filiera corta e a tal proposito ci annuncia la sua nuova sfida: la nascita per mano di un gruppo di piccole aziende di un vero ciclo chiuso di filiera corta. Ognuna di esse vende il suo prodotto e quello dei partner creando un circuito atto a fornire al consumatore sempre prodotti freschi garantiti da chi ci mette la faccia e che della passione e ricerca in agricoltura e cucina ne ha fatto una ragione di vita.

by redaction – Just outside Greve in Chianti, you find Corte di Valle, a firm offering good wine and great hospitality in a nineteenth-century villa and hunting lodge with a cellar, lake, swimming pool and a piece of land that gets your attention.

“That’s where the Florentine zima grows,” says Marco Mazzoni, the owner. He’s someone we can expect a lot from, given the fact that he gave up everything after years in a distinguished white-collar career to devote himself to the land, which he lovingly and skilfully cultivates.
This land gives him a sense of daring above all else, which resulted in him founding the Saffron from the Hills of Florence association in 1996. He was its first chairman and leader of a group of small-scale producers scattered around the Florentine hills.

Guessing our questions – “Who made you do it? Why saffron? – Mazzoni hands over his recent book, Giallo in cucina/A Dash of Yellow, and says that the history of saffron is explained in the introduction: “Once upon a time, at a dinner amongst friends, amidst drinking, card games and chat, Dario told the story of a poor devil who was beaten by his master for having spilt a demijohn of Chianti and who found a handful of soil and something else in his fist when he fell to the ground. As soon as he made it home to his wife, he fainted, dropping what he still had in his hand: a bulb.
They didn’t know what it was, but his wife planted it in the ground and, bulb after bulb, every year as the bulbs multiplied so did their fortune. It was a saffron bulb.”

Even though the magical fairytale has its charm, in a much more down-to-earth way, saffron actually originated in thirteenth-century Florence and brought fortune to many. From the eighteenth century onwards, due to the delicacy of the bulb, production was lost and, with it, the use of an extraordinary product in cooking, pharmacy and dyeing.

So Marco Mazzoni was brave to resume this strand of history at a time when saffron was only grown in Sardinia and Abruzzo in Italy.
He concentrated on quality and artisan production and his gamble paid off. His bulbs are replaced every year.
There’s a focus on the drying process so as not to lose the perfume. It requires a considerable amount of patience given that 120,000 flowers are needed to make one kilo of saffron alone!

Corte di Valle now produces one of the best Zime di Firenze. It has diversified its products to include biscuits and artisan pasta. Mazzoni is also a great communicator who goes from one television programme to another to explain the many uses of this flavoursome ingredient in cooking. He engages the audience with his kind smile, enthusiasm and that courage that he had years ago.

He is a man who respects his land and believes in the short supply chain, hence the announcement of his new challenge: the creation of a true closed-cycle, short supply chain by a group of small companies. Each one sells its products and that of its partners, creating a circuit aimed at always supplying consumers with fresh products guaranteed by those who are not afraid to show their faces and who have made enthusiasm and research into agriculture and cooking their raison d’être.