1 Agosto 2014

“Penna a spillo” Turismo italiano: la soluzione è dietro l’angolo?

di Nadia Fondelli – Musei aperti una domenica al mese, via le agevolazioni e tante novità. Franceschini va all’attacco. Il turismo in Italia cambierà? Cambiano le leggi sul turismo in Italia. Si cancellano tanti bonus, forse inutili o forse solo obsoleti. Si cerca il bandolo della matassa. Si cerca di capirci qualcosa. Si smonta come un lego e si cerca di far rifiorire (ma come?) un carrozzone statale che ha dato da mangiare a tante famiglie e poco al turismo italico come l’Enit. Si cerca di capire cosa davvero si può fare con la tassa di soggiorno, come reinvestirla in servizi efficienti. Insomma si cerca il bandolo della matassa con l’augurio che sia la volta giusta… Personalmente sono venti anni che sono nel settore e ne ho sentite davvero di tutti i colori… anche politicamente parlando dato che l’alternanza al governo c’è stata, ma è mancata totalmente non dico la soluzione, ma almeno una buona idea. Venti anni in cui il mondo si è trasformato con la rivoluzione digitale; venti anni in cui i flussi  turistici si sono modificati. Nuovi paesi si affacciano al mondo turistico, altri sono in sofferenza… tutto cambia… Insomma, non siamo più ai tempi del gran tour ottocentesco eppure la nostra gestione turistica pare essersi fermata più o meno lì. In Italia abbiamo un tesoro di 3400 musei, 2100 parchi archeologici e 43 siti Unesco dai quali lo stato incassa molto meno di quanto potrebbe. Perché? Basti pensare solo, ad esempio, che gli Usa con la metà dei siti italiani ha un ritorno economico superiore di 16 volte quello del nostro Paese (Francia e Regno Unito tra 4 e 7 volte quello italiano)! Chiaro che qualcosa non va… La spesa turistica totale in Italia durante lo scorso anno è stata di circa 96 miliardi di euro, pari al 10% dei consumi finali interni. Considerando che 1000 euro di consumo turistico generano 727 euro di ricchezza prodotta, ne consegue che il turismo produce ben 70 miliardi di ricchezza l’anno contro i 25 miliardi della moda, altro settore di punta dell’economia nazionale. Paradossale poi la distribuzione degli stessi flussi. 4 regioni italiane (Lazio, Lombardia, Veneto e Toscana) accolgono il 60% dei forestieri, mentre il Sud, dalle enorme potenzialità turistiche contribuisce solo per circa il 13%! Eppure la Costiera Amalfitana, Capri, Ravello, la Sicilia, Napoli, Pompei, Matera con i suoi sassi e I Bronzi di Riace, tanto per citare solo alcune eccellenze si trovano al sud. Chiaro che qualcosa non va… Sono persona abituata a girare il mondo e scopro all’estero luoghi senz’anima e storia che sanno valorizzare ogni piccola traccia di passato; la impacchettano bene, la infiocchettano e la fanno luccicare. Basti solo l’esempio francese. Sapendo bene che il museo del Louvre è trainante per l’economia francese e non solo quella turistica, sì è deciso di aprire una “succursale” dello stesso museo a Lens, anonima cittadina industriale che così ha scoperto il suo boom. Pare la scoperta dell’acqua calda ma perché a noi queste idee non vengono? Ci sembrano stupide? Pensate se ad esempio cosa potrebbe succedere se Firenze decidesse di rendere fruibili alcune delle (tantissime) opere che giacciono polverose negli scantinati degli Uffizi esponendole ad Altopascio (con tutto il rispetto per la cittadina della piana lucchese capitale italiana dell’industria cartaria)… Noi no. Forti della nostra supremazia, del patrimonio presente nei nostri forzieri ci lodiamo di cotanta bellezza, pigramente. I nostri (tantissimi) musei sono desolatamente deserti salvo alcune eccezioni e chi li visita per il 50% lo fa gratis! Non solo, la recentissima legge che toglie il divieto di scattare foto davanti ai capolavori ha fatto sì che, chi gli visita, lo fa in modalità mordi-fuggi-scatta. Visitare un museo non è più arricchirsi di cultura, ma far sapere sui social che c’eravamo. Chiaro che qualcosa non va… L’Italia il paese delle bellezze non sa vendersi, non sa essere una bella donna preziosa. L’Italia è quella che corre a visitare i luoghi resi tristemente famosi da fatti di cronaca nera, quella che si è messa in fila per due anni a Porto Santo Stefano per prendere il traghetto per il Giglio e scattare una foto con sfondo relitto Concordia e che ora corre a Genova per ammirare quel ferrovecchio adagiato in banchina. Beh se la nostra cultura turistica è fare selfie nei musei e fotografarsi davanti alle disgrazie chiaro che il problema siamo noi! Bene Ministro. Lei non potrà cambiare la testa delle persone, ma far sì che il palazzone romano dell’Enit non sia illuminato giorno e notte inutilmente sì. Potrebbe far qualcosa perché gli ormai tristi bronzi di Riace dopo i fasti fiorentini del 1980 quando in soli sei mesi furono visti da quattrocentomila visitatori non si intristiscano troppo nelle blindate e costosissime sale di un deserto museo costruito intorno a loro dove solo quindicimila persone l’anno fanno loro visita. Potrebbe monitorare sugli investimenti realizzati dalle tasse di soggiorno, valorizzare il turismo ecosostenibile… Insomma. La patata bollente è nelle sue mani. Ideuzze chi nel turismo bazzica da diversi anni ne ha tante… ma il sedere sulla poltrona lo ha lei e noi aspettiamo, fiduciosi…

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